lunedì 23 gennaio 2012

Mercoledì, 22 giugno 2011 - Intermezzo

Fresca, fresca

Da qualche tempo l'azienda di cui noi siamo divisione esterna è stata acquistata da un fondo che, tanto ovviamente quanto giustamente, ha rimosso l'amministratore delegato e il direttore di stabilimento mettendo due uomini di sua fiducia, che però si odiano con una costanza e una potenza che lascia quasi ammirati. Il primo è il classico manager rampante di una cinquantina di anni, belloccio, gran fisico, abiti su misura, cravatte da 300 euro al colpo, sposato con una commercialista che le poche volte che ho visto ho dovuto sottopormi a TSO per ricordami le mie generalità, senza problemi a dichiarare di avere due o tre amanti, tennis al mercoledì sera e golf alla domenica. L'altro è l'opposto: laurea in Ingegneria con la media del 31, 175 per 120 kg, triplo mento, barba di due-tre giorni, occhiali tondi, capello corto ma tanto inspiegabilmente quanto perennemente spettinato, mai visto una volta con la giacca, mercoledì sera sul divano e domenica pure. Per quanto posso capirne, sono entrambi molto bravi a fare il loro lavoro, uno perchè non è in cima ai suoi pensieri, l'altro perchè se per una maggior riuscita del suo lavoro, gli chiedessero di macellare dei bambini, non esiterebbe a mettere mano al disossatore.

Leggendaria quella volta che, dopo qualche settimana che era qui, mi telefonò:

"Si ricorda che le avevo detto che avrebbe dovuto prestarmi degli uomini per lo spostamento di quelle macchine?"
"Ovvio che sì"
"Ecco, avevo pensato a domani..."
"Ingegnere, domani è sabato"
"E quindi?"
"Guardi, per me non è un problema, però di sicuro le dico già che per gli altri sarà un no e onestamente non mi sento di fargliene una colpa"
"Perchè?"
"Eh, qui, ma anche lì, non si lavora al sabato!"
"Ma come? Se c'è da lavorare, si lavora"
"Ripeto, per me non c'è problema ma se loro non possono o vogliono, non possiamo obbligarli, tantomeno dall'oggi al domani"
"Bah"
Click
Un minuto dopo: driiin
"Se invece gli diamo due giorni di preavviso?"
"Ma guardi, se glielo dico oggi, di giorni di preavviso ne avrebbero otto, non penso che ci sarebbero problemi!" "No, io intendevo domenica, oggi è venerdì"
"-"

Oggi riunione nell'ufficio dell'ingegnere, da ore 12 in senso antiorario: io (responsabile divisione esterna), lui (direttore di stabilimento), responsabile acquisti, responabile costi e pianificazione, responsabile ufficio tecnico, responsabile ricerca e sviluppo. Inizia la riunione, telefonini spenti, dopo cinque minuti entra la segretaria dell'AD, l'ingegnere le dice che siamo in riunione, lei risponde che è una cosa urgentissima, il responsabile acquisti deve andare nell'ufficio dell'AD. La riunione si ferma. Dopo dieci minuti rientra il RA.
"Che problema c'era?"
"Mah, niente"
"Proseguiamo"

Dieci minuti dopo ritorna la segretaria. Riunione di nuovo sospesa.
"Vi dispiace se mi accendo una sigaretta?" con un'espressione alla Jack Nicholson in Shining che non ammetteva repliche.
"Si figuri". Il tempo di dirlo e la Marlboro s'era già consumata, probabilmente suicidatasi.

Ritorna il RA. "V, l'ha richiamata per il problema precedente?"
"Sì"
"Mi dice qual è il problema?"
"Sa che settimana scorsa sono andato da B per...?
"Sisì" -senza neanche lasciarlo finire
"Eh, lui è un fornitore a cui ci rivolgiamo ogni due-tre anni, per cui mica potevo pagarlo a 30 giorni e oggi probabilmente l'amministrazione gli ha trasmesso la fattura per la vidimazione"
"Quindi l'ha pagato subito? E quanto era la fattura?"
"120 euro"
"Quello su di sopra l'ha chiamata per 120 euro di fattura?"
"Eh"
Ritorna lo sguardo alla Jack Nicholson
"30 milioni di fatturato all'anno, una riunione sul campionario dell'anno prossimo, interrotta da 120 euro di fattura, neanche al manicomio, !"£$%&//&%$£!"

Non ha ancora finito di parlare che ritorna la segreteria. Appena la vede, la bottiglietta che c'era sul tavolo, va dritto per dritto fuori dalla finestra, sotto cui sta il parcheggio dei dirigenti, toc, imbarazzo generale
"Spero sia la sua, riunione sospesa, ci rivediamo venerdì sera, dopo le 20"

La gioia è comparsa sui volti degli astanti, soprattutto su quello del responsabile tecnico che, uscendo dall'ufficio, mi confida: "Io venerdì sera parto per il Kenya, avevo preso di ferie pure il venerdì pomeriggio, adesso chi glielo dice?"
Verso le 16 mi telefona il direttore di stabilimento: "Mi scusi eh, ma la riunione è anticipata a domani sera, alle 20"
"Nessun problema, ingegnere"
"Sa, qui pare che il lavoro sia un fastidioso intermezzo tra una fattura di 120 euro e una vacanza in Kenya"

1 commento:

  1. #1 22 Giugno 2011 - 16:52

    Che bastardi che siete...
    TheKaspa

    #2 22 Giugno 2011 - 17:47

    Eh, io capisco tutto...il lavoro e bla bla bla, e impegnarsi per carità, sudarsi la pagnotta va bene e non fare il proprio lavoro va male, ecc. ecc. ecc....ma uno che mi fa una colpa perchè ho una vita al di fuori del lavoro mi fa un po' girare le balle! Poi mi sbaglierò, però...mah!
    P.S. Bello il tuo blog!
    Ciao ciao
    valestitch

    #3 22 Giugno 2011 - 19:53

    ma tu, perchè non cambi lavoro e non fai lo scrittore?
    _Smith_

    #4 23 Giugno 2011 - 23:04

    Vale, per rispondere alla tua osservazione servirebbe un trattato. Ti basti però sapere che mio nonno, contadino, che ad 87 anni è ancora sul pezzo (per pezzo intendo che le sue giornate estive di lavoro durano tranquillamente 12-14 ore), tuttora non si capacita del fatto che il sabato non sia più giorno lavorativo. Tagliandola giù spessa, e ribadisco tagliandola giù spessa, è la mentalità di queste lande, in cui il lavoro ha valore in se stesso e non in relazione ad altro (potere, denaro, posizione sociale) e l'orgoglio di una cosa fatta bene, che sia una pagnotta, un mobile o una riparazione, è una delle soddisfazioni maggiori che possano puntellare un'esistenza.
    Prendendo in prestito le parole di Primo Levi, nel suo La chiave a stella: "se si escludono istanti prodigiosi e singoli che il destino ci può donare, l'amare il proprio lavoro (che purtroppo è privilegio di pochi) costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra: ma questa è una verità che non molti conoscono".
    firissimo

    #5 24 Giugno 2011 - 09:39

    Anche dalle mie parti il lavoro conta molto, come conta molto il fatto di "farsi vedere" sul pezzo senza necessariamente lavorarci sopra, ma questa è ancora un'altra storia. Ripeto, io son d'accordo sul fatto che bisogna lavorare con impegno e far sacrifici quando serve, MA credo anche che la vita fuori sia da coltivare con pari impegno ed amore, perchè se un giorno tu (ed in generale chiunque) avessi bisogno d'aiuto, il caro Ingeniere ti lascerebbe macerare nel tuo brodo, o sbaglio? E lui, se continua a pensarla come hai descritto, finirà per rimanere solo come un cane. A quel punto cosa avrà contato lavorare come un somaro? Questa è la mia semplice opinione, non c'è polemica, è solo un'osservazione un po' amara sulle frasi infelici che a volte escono di bocca ai dirigenti.
    valestitch

    #6 24 Giugno 2011 - 14:50

    Errata corrige: Ingegnere.
    Sorry per lo svarione.
    valestitch

    #7 27 Giugno 2011 - 10:52

    nelle lande brianzole il lavoro è una religione da osservare strettamente.
    Un po' come Cocciante sospirava nei '70:"non posso stare fermo con le mani nelle mani,tante cose devo dire tante cose devo fare".
    Il lavoro è fondamentale per vivere,e l'impegno a a non bighellonare il mantra su cui si formano le future generazioni.Giusto,giustissimo.
    Poi però c'è quello che è malato di lavoro,con i soldi tanti che però non spende,uno che ha visto solo la sua fabbrichetta e al massimo il parco di monza.Quando muore credi che la fortuna accumulata lo seguirà o rimarrà qui,quando si spegnerà cosa gli passa davati agli occhi?
    Quindi niente fancazzismo,ma un giusto equilibrio .La domenica che tengo chiusa l'edicola mi serve perchè amo la montagna e la buona compagnia.
    Mi voglio godere anche la mia libertà.

    ciao
    viga

    #8 27 Giugno 2011 - 19:51

    "Le parole sono importanti" e io l'avevo detto che sarebbe servito un trattato, che dovrebbe spaziare dal giansenismo milanese (e quindi lombardo) a svariati aneddoti personali. Ma non mi sembra il caso di farlo su un blog che ha come mission quella del cazzeggio fine a sè stesso. O forse sì, ma non ora. :-)
    firissimo

    #9 28 Giugno 2011 - 09:06

    Giusto ;-)

    valestitch

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