mercoledì 26 giugno 2013

Scusate il ritardo


Il 28 febbraio scrivevo

"Litighiamo una volta l'anno. A maggio. E' un appuntamento fisso, come il Capodanno o il Palio di Siena. A maggio sappiamo che dobbiamo litigare. Il giorno in cui litigheremo ad aprile o a giugno capiremo di aver fallito come coppia. Quello che ha in mano viene scagliato. Per ora sono sempre riuscito ad evitarlo. Una volta ho anche salvato la portafinestra che dà sul terrazzo da una sicura rottura dovuta all'urto del telecomando di Sky. Poi solitamente io scendo in garage o in strada e tiro un pugno o un calcio a qualcosa. Finora il peggio è stata un'infrazione all'alluce (cassonetto della spazzatura)"

Sabato mattina torno a casa dal campetto. Abbiamo perso. In alcuni ambiti dell'esistenza sono impercettibilmente competitivo e la pallacanestro è uno di questi. Nella strada verso casa la Trudi si fermava ad OGNI angolo ad annusare cosa non si sa visto che ci saranno sette cani in tutto il quartiere, aumentando il moto circolare delle gonadi, perché dovevo tornare indietro di quaranta metri ogni cinquanta a urlarle "Alooooooora" - "Ti lascio qua, eh, ti lascio qua!" - "Oh, giuro fermati ancora una volta e a casa ci arrivi a calci in culo". Perché ci vuole eleganza anche nel redarguire il tuo cane. Quindi torno a casa già smaronato. Vado a far la doccia. Della lavatrice se ne occupa Ella. Apro il cassetto calzinimutandecanottiere e manca la canottiera. E' la scintilla che cercavo per accendere il fuoco e liberarmi dell'incazzo. "Giohoh, dov'è la canottiera?" - "Dimenticato di mettertele nel cassetto, comunque son..." - "Cazzo oh, l'emozione della prima volta", alludendo ad una pratica consueta: la caccia alla biancheria intima predoccia.
Anche lei aveva degli incazzi da buttar fuori, tra nuovo lavoro, ruggini del vecchio, trasloco. SWOOOOOOOSH. Oggetto di forma parallelepipeda si infrange sul mio malleolo. L'amico telecomando è stata sostituito dalla compagna grattugia. E fu porta di casa. E fu cantina. E fu calcio ad un cartone a caso. E fu tre giorni e mezzo di muso reciproco, che ci voleva la bindella per misurarlo. E fu pace sancita da "Però ti stai imborghesendo: gli anni scorsi miravi alla testa, mancandomi, però apprezzavo il tuo idealismo. Ora sei diventata moderata e pragmatica. Miri alla caviglia, ma mi centri. E non far finta di non ridere che tanto ti ho già visto". Per un anno dovremmo essere a posto.

giovedì 20 giugno 2013

Kill 'em all


Al lavoro c'era una rete locale e internet che funzionava beniZZimo. Era un po' lenta ma non cadeva MAI. Siccome qualche genio scaricava porno (giuro: qualche genio scaricava porno attraverso la rete internet e poi, per non farsi mancare niente, li condivideva con quella locale), la company (che, giustamente, non vuole avere scazzi con le autorità, visto che ballano miliardi di euro di commesse e qui ti lasciano fare tutto ma in quel campo sono rigorosissimi), ha messo una NUOVA rete aziendale, in cui bisogna registrarsi e dove i filtri per la pornografia sono l'Alcatraz dell'informatica. Ora, io lo so che sono un vecchio arnese della reazione, un residuato dell'Ottocento, eccetera eccetera ma acciderbolina, perdindirindia, poffarbacco chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova, quindi cacchiolotta, cacchiolina e cacchioletta, PRIMA DI TOGLIERE UNA RETE CHE FUNZIONA, ASSICURATI CHE QUELLA NUOVA FUNZIONI E NON CADA OGNI 7 SECONDI.

Ohm

Oggi dovevo fare una condivisione dati col tecnico che sta cinque blocchi più in là. La fottuta rete continua a cadere. Devo andare nel blocco del tecnico. Dalla decisione di andarci al trasferimento di dati nell'ordine:

- sbuffo con anemometri che rilevano vento forte
- tiro presa computer che a momenti viene dietro anche tutta la centrale elettrica.
- afferro pc e lo sbatto nella 24ore come un salumiere "Ho fatto un etto e mezzo, lascio?"
- la Vale: "Filippo?" - "Zitta, perdio, zitta".
- sbatto porta dell'ufficio. Anzi abbatto porta dell'ufficio.
- incontro due persone in corridoio, ignoro chi fossero. Il corridoio è stretto, me ne fotto, io debbo passare. Travolte.
- sbatto porta del blocco. Anzi abbatto porta del blocco.
- esco, dribblando i mendicanti, a cui solitamente sorrido, al grido di "Fuori dal cazzo".
- è giovedì, e al giovedì tra i nostri due blocchi c'è un fottuto mercato. Avete presente un mercato arabo? No, dico, avete presente?
- bestemmio fortissimo mentre passo tra bimbi piangenti (del cazzo) e vecchie zie (del cazzo). Che contrattano. Oggi non me ne frega una sega delle usanze locali, se hai i denari compri, altrimenti LEVATI DAI COGLIONI.
- arrivo nel blocco, mi accoglie un fottuto indianino: "Sono Poletti, blocco 3, mi faccia andare su, diodundio"
- l'infame mi chiede il tesserino. Il tesserinoooooooooooooooooooooooooooooo. "Senti, amico, fammi andare". E mi metto a uovo, praticamente. Non stavo prendendo le scale: stavo invadendo, torcia in mano, i gradini. Per fortuna prima di strangolarlo arriva il tecnico che fa segno di farmi passare.
- arrivo nell'ufficio, non c'è l'aria condizionata. "Accendi 'sto cazzo di climatizzatore" - detto così, con la tranquillità con cui potrei rivolgermi ad un amico e non ad uno che ha vent'anni più di me e non so neanche da dove venga
- "A me dà fastidio". Lo fulmino. Va giù a pigliarmi un baracco che probabilmente è roba lasciata qui dai portoghesi.
- Nel mentre, cerco una presa. Ce n'è una occupata. Tiro fuori una multipla dalla valigetta tecnica e la attacco.
- Dopo cinque minuti che siamo lì a passarci dati, arriva quello che aveva la presa dove ho messo la multipla. La persona che mi sta più in culo in questo ambiente. Il suo computer è spento.
- Gli spiego che ho messo la multipla, mi dice che il suo non ha batteria e quindi quanto ho tolto la spina gliel'ho spento.
- Lui è leggermente contrariato. Il mio omologo gli dice: "Dai, non farlo arrabbiare".

A 34 gradi col 75% di umidità. La mia speranza è che vada tutto dritto fino a stasera altrimenti ne stendo qualcuno. E pensare che stamattina mi ero svegliato coll'idea di scrivere un post "allegro". E non ditemi "anche qui è arrivato il caldo umido", che è come quello che va a dire all'infartuato che si deve far mettere 7 bypass: "Consolati, anch'io stamattina mi sono operato: ho tagliato le unghie".

P.S.
Il bello è che già ora, a semifreddo, mi accorgo di avere un attimino esagerato e di aver incontrato tante persone comprensive, mendicanti compresi, lungo la strada. Quindi domani, a freddo, mi dirò, come al solito: "Filippo, t'è andata bene anche stavolta". Però oh. Eh.

venerdì 14 giugno 2013

Formidabili quegli anni



L'altro giorno, tramite amicizie comuni, scopro che il mio compagno di banco (in realtà non è mai stato mio compagno di banco, perché per evitare di essere divisi alla terza ora del primo giorno non ci siamo mai messi in banco insieme, ma sempre viscini viscini) delle superiori si sposa anche lui a settembre. La mia scuola era il classico istituto solo braga: ci saranno state una decina di fanciulle su un migliaio di studenti, mai nessuna in classe mia. Le classi erano in media da 22-23 alunni (ma nelle prime si grattava comodamente la trentina), la mancanza della gambetta nel secondo cromosoma faceva in modo che l'autocontrollo e il controllo sociale fosse azzerato e l'ignoranza spinta ai massimi. I professori, ma sarebbe meglio dire i domatori, erano tutti abbastanza rigidi sotto l'aspetto disciplinare, perché un minimo cedimento avrebbe comportato l'anarchia totale. Le sospensioni commutate in lavori utili (pulizia spazi esterni, imbiancature and so on) fioccavano come neve in Alaska nel gennaio 1925 (e se non avete mai visto Balto siete delle persone orribili), il cortile della scuola era praticamente un giardino giapponese, i muri venivano imbiancati una volta ogni due settimane ma nonostante questo sembrava comunque più un riformatorio che un istituto scolastico. Piccola digressione: può sembrare la volpe coll'uva ma a me la forma-scuola è sempre rimasta odiosa, per mille motivi, ad iniziare dal leccaculismo, perché ci vuole stile anche nel fare quello, e per cui ho cercato di barcamenarmi per arrivare alla fine, nessun altro scopo. (Quasi) tutto quello che ho imparato, l'ho imparato fuori da lì. (Quasi) tutto quello che non ho imparato, l'ho imparato dentro lì. Fine della digressione. Con questo, che si chiama Matteo, non ci sentiamo da qualche anno ma lui è una di quelle persone che, se non fossi abbastanza soddisfatto di come sono, vorrei essere. Se iniziassi a descriverlo mi servirebbe un altro blog, allora la taglio corta: era un bandito ma un bandito onesto in un mondo (di merda) in cui gli onesti sono dei banditi. Qui però finisce il libro Cuore, perché ogni volta che ripenso a quello che ho fatto con lui mi viene solo da piangere dal ridere e avantieri sera mentre raccontavo ad un amico qualcuna delle perle che abbiamo confezionato ho ripetuto l'esperienza. E adesso che mi accingo a scriverne qualche altro continuo a farlo.

1 - Nella mia scuola c'era l'usanza di mandare le lettere per gli alunni aventi rendimento deficitario. Io e lui la lettera la prendevamo a novembre e febbraio. Era un appuntamento fisso. In USA hanno i tre balli, noi avevamo le lettere. Poi solitamente iniziavamo a comprare i libri e, verso aprile-maggio, a studiare. La lettera comportava colloquio genitori con figli versus professori. Mia mamma non l'ha mai saputo perché altrimenti non sarei ora a scrivere sul blog. La lettera la firmava mio babbo e ai colloqui ci veniva lui. I professori erano in un'aula modello plotone d'esecuzione, entrava la coppia genitore-pargolo e partivano le raffiche. Ma non è questo di cui voglio parlare. Al primo colloquio lui non c'era perché era ammalato, quindi c'era solo sua mamma. Siamo in corridoio ad aspettare il nostro turno quando mi chiede: "Il mio Matteo com'è?" - "Ah, guardi..." e glielo descrivo come il peggior alunno della Terra, concludendo l'arringa con "e sta trascinando a picco anche a me, che sono sempre stato diligente e giudizioso". Mio babbo, sempre grandissimo califfo, approvava, scossando ampiamente la testa dall'alto in basso. Quando ritornò a scuola, qualche giorno dopo: "Ma tu, a mia mamma, cosa cazzo sei andato a raccontarle? E' tornata a casa talmente incazzata che m'ha levato tutto e mi ha pure detto di lasciar stare quel povero Filippo"

2 - Avevamo contrattato coi prof che, per evitare per quanto possibile le "preferenze" o le "prese di punta", gli interrogati fossero scelti solo dalla fortuna. Quindi sacca coi bussolotti e via di estrazione. In mancanza della sacca, tenuta dal capoclasse, apertura della pagina del libro e somma delle cifre. Di cognome fa D ed era il quarto del registro, quindi col primo metodo aveva possibilità pari agli altri di essere chiamato, col secondo molto meno. Incredibilmente quel giorno non aveva studiato. "S se dovesse interrogare dille che non hai la sacca e non rompere i coglioni che tanto ti hanno già interrogato".
"Dunque, oggi...interroghiamo" - "Nooooooo" - "Dai, S dammi la sacca" - "L'ho dimenticata!" - "Bravo! Vabbuò, apriamo la pagina del libro" - Silenzio - "211, 2+1+1, quattro!". La bestemmia segui una traiettoria arcuata e si stampò proprio poco sotto il Cristo in croce. La prof era consacrata laica del Regnum Christi, un movimento che fa sembrare l'Opus Dei una congregazione che strizza un po' troppo l'occhio al progressismo. La prese bene, mancava poco che chiedesse l'espulsione di Matteo da tutte le scuole del Regno (di Cristo, ovviamente).

3 - Questa è pesa e fa di me una bruttissima persona. Nell'altra quarta il babbo di uno decise di chiudere la sua esperienza terrena sparandosi in bocca col fucile da caccia. Noi, col nostro coordinatore di classe (prof di Disegno tecnico), decidemmo di mandare un telegramma di condoglianze. Il babbo di Matteo lavora in Posta e quindi fece tutto lui. Io quel giorno ero a casa sua a "studiare". Arriva suo babbo e gli lascia lì la ricevuta del telegramma da consegnare al prof. Lo leggiamo e ci s'illuminano gli occhi. Nel medesimo istante avevamo pensato la medesima mascalzonata. Prendiamo la ricevuta, la ricopiamo al PC ma nel testo del messaggio anziché "Condoglianze" scriviamo "Felicitazioni". Al mattino successivo la consegnamo al coordinatore. "Felicitazioni" e in calce, come primo firmatario, il suo nome. In quell'istante, con abilità camaleontica, diventò color del muro che gli stava dietro. Lui però la prese bene e ci disse solo che "queste cose non si fanno".

4 - Durante una delle tante bigiate (alias: marinare la scuola) andammo in un sex shop (non ci entro più da quei tempi, quanta purezza d'animo in un sol fanciullo. E sapere che qui ne avrei tutte le possibilità) e onde evitare di essere rimbalzati dal proprietario che ormai ci conosceva gli dicemmo: "No, no, questa volta compriamo". E comprammo la versione ultra low cost dei due attrezzi. Avevamo in mente di fare qualcosa ma non ci veniva in mente cosa. Io avevo la femmina e lui il maschio. Ricordo ancora la meravigliosa discussione
Lui "Sì, però dobbiamo deciderci, perché io ce l'ho continuamente in cartella e non mi pare il caso"
Io "Vabbé, lascialo a casa nel frattempo"
"Certo, poi mia mamma una mattina apre un cassetto, ci trova dentro un cazzo di gomma, non ho manco la morosa, in casa mia non entra una donna dal 1985, cosa gli racconto?"
Io rido adesso come rido allora e sempre lui va avanti
"Se poi le dico: "E' per fare uno scherzo ma non so ancora quale"..."
E io continuo a ridere adesso come allora
"A quel punto è meglio che le dica che sono frocio, perché più idiota di uno che spende 20 euro per comprare un cazzo di gomma per niente...gli dò meno dispiaceri, almeno"
Poi gli attrezzi trovammo il modo di usarli, applicandoli alle due finestre scorrevoli dell'aula. Durante le ore di supplenza con una cerchia selezionata di prof (in particolare quello che ci diceva: "Ragazzi, fate quello che volete, basta che non vi picchiate") erano grandi amplessi. Ecco, su questa specifica cosa a pensarci adesso mi chiedo come potessi allora divertirmi tanto a fare 'sta boiata, però giuro, ridevo talmente forte che mi facevano male quelle due ghiandolone che ci sono nella parte superiore del collo. Il divertimento durò per mesi, fino a quando...ehm, schiarimento della voce, le finestre dell'aula davano sul cavedio interno dell'istituto e dall'altra parte faceva lezione lei, la Regnum Christi. Arrivò in classe: "Da lui me lo sarei aspettato, ma da te, Poletti, proprio no". Dovetti tirar fuori l'intera genealogia ecclesiastica, andare in ginocchio fino alla Madonna del Ghisallo e dire che Guglielmo da Baskerville era un infamone per farmi perdonare.

5 - Roma, gita, canne. Ore 3.30, rientro in hotel
Io: "Oh, nel frigobar è finita la vodka"(non azzardate strane illazioni, era evaporata)
Lui: "E' finita la vodka?"
"Eh cazzo, sì!"
"Oh, va che qui il bar dell'albergo è chiuso!"
"Che cazzo facciamo?" (col tono del viandante nel deserto quando non trova un'oasi che sia una)
"Ci sarà un cinese aperto, no?"
"Eccazzo, sì"
"In corridoio non possiamo passare, usciamo dalla finestra, tanto siamo al piano rialzato, sarà un metro, un metro e mezzo, due metri, toh"
A parte che i metri erano almeno tre, il piano era rialzato, ma dall'altra parte c'era un gommista, erano le pile di pneumatici quelle che noi, assolutamente in grado d'intendere e volere, avevamo scambiato per il piano. Poi c'era un cane. Il classico cane da gommista, con alle spalle una vita tra carceri, ospedali psichiatrico-giudiziari e SerT. Il cane, intendo. Il gommista probabilmente apparteneva alla Banda della Magliana che poi l'aveva espulso perché troppo violento ed efferato nei suoi crimini. Che poi...definirlo cane era riduttivo, era una macchina di morte, un abbaio di quel colosso a Roma provocava un uragano nel Wisconsin. Mai visto un essere umano camminare così velocemente in verticale.

6 - Il nostro edificio scolastico in quegli anni era diviso a metà colle ultime due classi del liceo classico. L'ultimo anno noi eravamo, con tutte le quinte, all'ultimo piano, adiacenti all'analoga classe del loro istituto e nel corridoio c'era una paratia mobile per dividere le due scuole. La leggenda narrava che, essendo il liceo classico stracolmo di fanciulle, l'anno precedente nei bagni c'erano così tanti ormoni che i lavandini potevano galleggiare a mezz'aria, sostenuti dagli anzidetti messaggeri chimici. Odio reciproco: troppo grezzi da una parte, troppo elitari dall'altra. I nostri rappresentanti di Istituto avevano concertato col preside questo: "Non si occupa a dicembre e non si fa autogestione a marzo. L'aulica voce della reazione risuonerà sempre alta e forte tra queste mura. In cambio vi chiediamo che la rigida disciplina che vige sia allentata due volte: il giorno prima delle vacanze di Natale e la settimana prima delle vacanze estive. In quei giorni deve essere permesso tutto quello che non rientra nei reati di mafia e terrorismo". 21 o 22 dicembre: i prof praticamente firmavano il registro e poi andavano in aula professori, non c'era frizzi, lazzi, sdazzi e (don) mazzi che tenessero. Quel giorno si mangiava, giocava e beveva in classe. Soprattutto si beveva. Si beveva in modo talmente copioso che le bottiglie non arrivarono alle 10.30. E la scuola finiva alle 13.30. Dopo mezzora di astinenza...ragazzi miei, convulsioni, delirium tremens e allucinazioni iniziavano a destare allarme sociale. Scoprimmo però che quelli del liceo classico ci avevano copiato l'abitudine, solo che loro anziché un giorno intero, avevano libere solo le ultime due ore. Le cinque bottiglie erano sul davanzale della finestra. Il cornicione però non ci sembrava il caso. Va bene che muore giovane chi è caro agli dei, ma che fossero altri a confermare il detto. Andiamo in officina, prendiamo una barra sezione tonda da 2 metri in alluminio. Notare che per andare dall'officina alla nostra classe bisognava passare davanti all'aula professori, che ci videro passare con un bagaglio di 2 metri e non ci dissero "beo". Questo per farvi capire il clima che regnava. Nel frattempo tutti gli studenti dell'istituto ci vedono andare in giro con quello e ci chiedono cosa cazzo stessimo facendo. Glielo spieghiamo, non sapendo cosa succederà di lì a poco. Io governo la barra, che mi viene stabilizzata da altri. Lui va in cortile. Duemila occhi puntati sul cavedio interno, tutti in rigoroso silenzio. Una alla volta la barra dà un colpetto alle bottiglie quel tanto che basta per farle cadere. Una purtroppo si rompe. All'ultima bottiglia sbaglio a calibrare il raggio di sterzata della barra e tocco la finestra. Ovviamente accorrono. La aprono. Ricordo solo che dissi: "Oh, oh" - "Corri giù, corri giù, fermalo, corri giù" una voce dall'altra aula. A quel punto Matteo parte diretto verso la porta del nostro istituto. Ci saranno stati ottanta metri. Ormai si era allo stadio, con l'intero istituto a tifare: "Vai Matteeeo". Purtroppo questa non è una favola. Matteo venne fermato e dovette lasciarne giù tre. Violini. Sipario. Il più grande fallimento della mia vita.

7 - Eravamo intruppatissimi coll'hardcore melodico californiano (Bad Religion, NOFX, Lagwagon, Pennywise, The Offspring per citare i più famosi) ma soprattutto californiano-wannabe, anche perché conoscevamo di persona vari (componenti di) gruppi. Tra le varie cerimonie della fine dell'anno c'era il saluto che il preside faceva classe per classe. Iniziava dalla prima A e finiva con la quinta I. Noi eravamo la quarta D. Vi lascio immaginare in che condizioni arrivasse il preside e in che condizioni fossimo noi, dopo quelle mattine in cui c'era il 2% di sangue nel nostro alcol. Arriva in classe e parte: Cari studenti, le vacanze sono arrivate.
E fu la sua fine perché io e lui iniziammo a canticchiare "Voi ragazzi, che cosa fate?"
Lui: Uh?
Noi: "Io pensavo di andare al mare"
A quel punto, si scioglie in un sorriso, probabilmente dovuto alle particelle d'alcol che gravitavano nell'aria, e c'invita colle braccia a proseguire, Matteo piglia in mano l'astuccio, io il righello e si parte
https://myspace.com/gasnervinorock (la canzone è OC Dream, è talmente famosa che non c'è manco su Youtube). Ci cantammo dentro, credendoci moltissimo.
Preside visibilmente sollevato dal fatto che il discorso l'avessimo fatto noi.
"Vi abbraccio forte ragazzi e vi auguro buone vacanze"
"Grazie, grazie"
"Quanti bocciati?"
"Tre"
"Quanti con debiti?"
"Tutti!!!"
"Allegria!"

Saputa la notizia, ieri mattina l'ho chiamato. Lui non ha il mio numero aziendale.
Provo a fare la voce istituzionale: "Pronto, cercavo il Signor D"
"Polooooooo"
"Eheh"
"Ahah"
"Oh, m'han detto che t'han blindato!"
"Anche a te, m'han detto"
E un'ora di conversazione-amarcord (che poi vi verrà scaricata, pro-quota, sul riscaldamento del prossimo inverno) su quegli anni formidabili.

martedì 11 giugno 2013

Le vacanze sono arrivate, voi ragazzi che cosa fate? Io pensavo di andare al mare, in America forse a surfare. EH SI', IL CAZZO.


Sono giorni duri, come cantavano i Derozer in un memorabile 45 giri a metà con Gli Impossibili (che citazioni colte alle 18.47 di un martedì qualunque), un po' per gli impegni, un po' per il caldo umido che toglie la voglia di vivere, figuratevi di scrivere, un po' per il fatto che tra meno di un mese inizia Ramadan, la morte civile di ogni paese islamico. Prima o poi farò un post su 'sta gente che ogni giorno riesce a stupirmi sempre più. Non ora però perché l'umidità ottunde il pensiero laterale per cui non so legare le frasi. Quindi vado di spifferi di pensiero frontale. In realtà non so che cazzo sto scrivendo, però 'sta cosa del lateral thinking ultimamente va di gran moda qua dentro. "Ingegnere, c'è un problema nell'impianto di smaltimento dell'acido solfidrico e per attuare la procedura di protocollo serve fermare il treno" - "Nonononono, fermare il treno non è possibile, abbiamo già perso troppo tempo settimana scorsa, provi col pensiero laterale". Io a quel punto vado a fumarmi una sigaretta e fingo di essere "Nella Terra di Bob".

- Sono stato come """relatore""" ad una """lezione""" pratica alla Facoltà di Ingegneria Chimica e del Petrolio della locale università. Una bella esperienza, anche perché ho fatto, e quindi imparato, un monte di cose per preparare l'evento e sono rimasti soddisfatti sia il professore, che gli studenti, che i miei aguzzini.

- Skype con mammà: "Bella quella polo a righe" - "Ti piace?" - "Bella, veramente" - "Me l'ha regalata la Zorza" - "A te mica non piacevano le polo a righe?"

- L'orrore che mi fanno le mani degli ometti che si vede chiaramente che non hanno mai girato un cacciavite, usato una spelafili, dato due colpi di vanga.

- Donne, gli occhiali da nerd non stanno bene a tutte, mettetevelo in testa. Poi lo so che "quando è moda è moda", ma anche "quando è specchio è specchio".

- Dopo riflessioni e colloqui durati mesi, tra pochi giorni la morosa darà le dimissioni da noto istituto bancario italiano per approdare in analogo istituto britannico. Questo comporterà, a partire dal 7 luglio, il trasferimento a Sur, cittadina 150 km a sud-est di Muscat. Io appena lei ha preso la decisione definitiva ho fatto domanda di trasferimento geografico interno (c'è un nostro impianto 20 km a nord di Sur) e tra qualche settimana dovrebbe liberarsi un posto.

- In sostanza per me non cambia niente, perché tanto la girandola di ingegneri, tecnici e operatori è continua. L'unico che abbandonerò è Abdi. Un po' mi dispiace ma neanche più di tanto. Siamo troppo diversi per andare oltre un sereno rapporto di lavoro.

- Dopo mesi di lacrime e pianti abbiamo accettato il fatto che, feste private a parte, il Sultanato oltre le 23 non offre niente per noi giovini senza portafogli per cui è necessaria una tasca supplementare.

- "Muscat rispetto a Sur è Las Vegas". Che belle prospettive.

- La Trudi è in calore. Questo comporta che quando andiamo al mare non possiamo entrare in acqua. Quindi ci sediamo sulla sabbia e stiamo lì a meditare. Lei adora sguazzare, quindi le ho spiegato i motivi del mancato ingresso in acqua. Prima a parole, poi tramite dei disegni. Finge di non capire. Appena mi siedo sul bagnasciuga, mi guarda, guarda il mare, mi riguarda e manca poco che unisca le dita per dirmi: "'mbé? Te movi?". Poi inizia ad abbaiarmi contro. A centimetri tre dalle orecchie. Fino a che non le dico: "Allora? Finito di fare il cinema?" Abbassa lo sguardo, le orecchie, se potesse abbasserebbe anche i denti, strozza in gola l'ultimo abbaio e si mette giù con la testa in mezzo alle zampe. A quel punto le prendo il muso e le dico: "Bella la mia Trudi". Lei sente che può far breccia nel mio cuore di cioccolato e ricomincia il giro: mi guarda, guarda il mare, ecc. Tutto questo può durare anche delle intere ore, mentre la Polizia Politica piglia appunti.

- La cloaca è tornata in Italia e in ufficio s'è tornati a respirare. Fino all'ultimo minuto, come un basij, ha deciso di proseguire la sua battaglia contro bagnoschiuma, deodoranti e acqua pulita. Quasi lo stimo, però deve morire comunque.

Mi rendo che è un post rivedibile ma a 34 gradi col 60% di umidità, accontentatevi.