martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale

Podio del Natale 2012

Al terzo posto, mio babbo

Pranzo di Natale (in casa nostra, mia e della morosa) con le rispettive famiglie, in vista del matrimonio. Alla fine del pranzo diapositive dei matrimoni e dei viaggi di nozze delle rispettive famiglie di provenienza. A dirla così sembra una roba fantozziana, ma vi assicuro che, grazie ai suoi commenti (del suo viaggio di nozze, a Cuba - quando Cuba era Cuba - aperta al turismo da una manciata di mesi. Tanto per dirne una: vi volavano solo Tupolev), c'era gente che ha rischiato secco il Pronto Soccorso a forza di ridere (il sottoscritto in prima linea). E' nettamente un primo posto, ma descrivere certe battute internettisticamente non rende l'idea, per cui terzo e va bene così.

Al secondo posto, mio nonno

Abbiamo la tradizione di andare a casa di  mio nonno nel tardo pomeriggio della Vigilia a mangiare una fetta di panettone e scambiarci gli auguri con tutti i parenti dalla sua parte. Sto aiutando mamma a preparare la tavola, lui è alle prese con una scatola dei Rocher Ferrero. Questa


La confezione è chiusa da una pellicola trasparente. Lui prova ad aprirla, non ci campana un cazzo, riprova, la piglia, la gira, la rigira, s'incazza, la gira ancora, prova a sentire con le unghie se c'è qualcosa da fare. Ad un certo punto, incazzato come una biscia, la appoggia sul tavolo, spara un "Ooooooostia" tritonale e con un pugno secco, tipo maglio, la sfascia. Buon Natale, nonnino, buon Natale.

Al primo posto

La Messa vigiliare delle 20 è frequentata da tutte quelle famiglie nanetti-munite che non possono fare quella della mezzanotte e neanche quelle delle giornata di Natale per ovvi motivi relativi ai nanetti. E' una Messa imperdibile per gli atei, di quelle che fan felice Satana per il disinteresse. Ieri, di passaggio, per dei preparativi per la Grande Notte. Nanetta """seduta""" in prima fila a stretto giro di posta e a voce acutissima, mentre il povero babbo le rispondeva sottovoce "Papà, quando finisce?" - "Papà, non è che Babbo Natale non ci trova in casa?" - "Papà, all'inizio? Siamo solo all'inizio?" - "Papà, io sono stanca" - "Papà, voglio andare a letto" - "Papà, guarda che se Babbo Natale salta la nostra casa, mi arrabbio veramente" - "Papà, se  per colpa tua Babbo Natale non viene, non vado più all'asilo". Su questa, Papà, ha capitolato. Ma la perla doveva ancora arrivare. Sulla porta della chiesa, con voce tipo orco: "E comunque CIAO a tutti. Io vado da Babbo Natale". Anche il prete s'è messo a ridere.

Buona prosecuzione a tutti

lunedì 17 dicembre 2012

Engineer

Stamattina ho fatto da cicerone a sessanta futuri ingegneri in visita didattica. L'assegnazione del compito è andata più o meno così: "Domani arrivano sessanta studenti del Dipartimento di Ingegneria Chimica" - "Bene" - "Io mi sono preso un giorno di ferie, perché non sono tipo da fare queste cose" - "E chi gli fa da guida?" - "Tu" - "Io?" - "Tu, tu"

La faccia della perplessità

"Vabbé, mi metto a far la guida a degli ingegneri???"
"Tanto devi solo spiegargli come funziona a livello pratico e fargli vedere dal vivo qualcosina, non è che devi fare una lezione"
"Sì, maaa...non sono ingegnere"
Con nonchalance, si leva il suo cartellino, me lo affranca al taschino e mette il mio nella tasca.

Stamattina tensione a mille, parlavo a macchinetta, per non far parlare loro. A fine visita, con faccia visibilmente contrita
"And now, if you want, you can ask me some questions"
Silenzio
Piccola esultanza interiore
Silenzio
Esultanza che si fa un po' più esuberante
Silenzio
Boato
"Right" e sto per indicare la mensa (mangiano qui, poi questo pomeriggio visitano altre sezioni), quando l'infamone, l'infamone che c'è ovunque, perché l'infamità affratella i popoli, alza la sua nerchia di mano.
Con la faccia con cui nel Trecento si scoprivano i bubboni sotto le ascelle: (pensiero: "Muori") "There is a raised hand" (pensiero: "Speriamo in un embolo") e lì ammetto di aver invocato Allah in modi che probabilmente non sarebbero approvati neanche da Bush.
La domanda è relativamente facile e gli rispondo, purtroppo però l'infamone scatena lo tsunami. Rispondo ad una decina scarsa di domande, di livello sempre più difficile. Stanno per andare a scoprire il bluff, faccio chiaramente capire che la rottura della fava ha ormai raggiunto la prostata.

"Engineer, please, one more question"
"No, it's too late, now we go to the canteen"

Aoh, c'è un limite anche ad aprirmi la guallera in sette parti uguali e distinte.

Probabilmente debbo aver preso lo sfigato del gruppo, perché si sono messi tutti a ridere e abbiamo così potuto raggiungere la mensa, dove mi aspettava un ottimo pollo al masala. Che ha una proprietà mica da ridere: grazie all'amore di questi popoli per qualsiasi cosa che si possa odorare a qualche miglio di distanza, a fine pasto le lamiere si piegano con una singola alitata.

venerdì 14 dicembre 2012

Benita


Benita, luce della mia vita, fuoco amica. Mio incubo, amica mia. Be-ni-ta: la punta della lingua s'acquatta in mezzo alla bocca e poi sale sul palato, per battere, al terzo, contro i denti. Be. Ni. Ta.
E' Bene, semplicemente Bene in vacanza, ritta nel suo metro e sessantasette con un calzino solo. E' Benny in pantaloni. Era Benedetta a scuola. E' Maria Benedetta sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma nelle mie sinapsi è sempre Benita.

Benita, dicevo. In teoria non dovrebbe c'entrare nulla con questo blog, però l'ho tirata in ballo e per cui è giusto che ne parli, anche perché il personaggio merita. L'incontro tra noi non ha una data stabilita, ha due anni in meno di me e quindi si può dire che la conosca da sempre. Ha iniziato a frequentare il mio bar cinque-sei anni fa, però avevamo orari diversi, esigenze diverse, giri diversi. Per cui non ci si toccava, se non tangenzialmente. Il primo ricordo che ho con lei è stato quando, durante una discussione allargata, in un mirabile esempio di sineddoche (se ho azzeccato la figura retorica mi mangio un bricco), usai il termine figa per indicare una ragazza. Era una domenica pomeriggio e stavamo raccontandoci il sabato sera precedente (perché noi ce lo dovevamo raccontare, mica ce lo ricordavamo). Una roba tipo "Ma che ne so dove sia andato, ero fuori come una mina. L'ho solo visto uscire, figa a mano, alle tre". Lei mi rispose: "Non capisco come si possa ridurre un universo sfaccettato e complesso come quello femminile ad un organo sessuale". E fu subito colpo di fulmine. Mi alzai dal tavolo, salutai tutti e andai a casa. Lei non se la prese, perché lei non se la prende mai.
Mesi dopo eravamo in una di quelle belle feste paesane, quelle coi tavolini da birreria 220x50, gambe verdi, 1 euro l'uno trasporto e montaggio (anche così ci si guadagnavano i quattrini "quando il pane era duro come il ferro", segue sguardo verso l'orizzonte e mano destra che sposta il ciuffo verso sinistra), quelle in cui la festa inizia alle 20, alle 20.30 hai ordinato qualcosa che ti verrà servito alle 23 ma tu alle 21 navighi già sotto i tavolini, chiedendo altro pane per evitare che ti fugga la sete. All'incirca alla mezzanotte, quando ormai era rimasto il 2% di sangue nel mio alcol (e non escludo altro, anzi faccio prima a dire che lo includo), gli chiesi: "Scusa, ma tu chi sei?" - "Come, chi sono?" - "Non ti conosco" - "Dai Fily, non fare il cretino, sono la Benny" - "Benny, benny, ma che nome è Benny, come ti chiami? Benita?" E da allora, per me, sempre rimase Benita.

Benita non è per tutti. Benita non ha filtri. Benita è un bulldozer. Benita tutto quello che ha da dirti te lo dice. Benita è imprevedibile. Benita è capace di dirti parole tenerissime e, due secondi dopo, per timore di essere stata fraintesa, di demolirti. Benita le cose te le dice in faccia. Benita non sparla di nessuno. Benita mi manca.

Queste le perle che mi confezionò in una sola serata, di pioggia, a metà aprile

Lascio la morosa, lei e altre due davanti alla porta del locale, per non bagnarsi, poi vado a parcheggiare. Entro nel locale e vengo così accolto: "La tua disponibilità nei confronti degli altri sarà anche una bella cosa ma io trovo che sia soprattutto una scarsa fiducia in te stesso, hai poca autostima, dovresti provare con l'analisi, è utile, io l'ho fatta per anni e ho capito molto di me stessa". Nella mia (ex?) compagnia la percentuale di cretini uomini rasenta il 100%: quando le serate sono mosce, ci sono sempre dei must da tirar fuori. Quella sera era una di quelle sere, e allora, per ravvivare l'atmosfera, racconto la barza del Gennargentu. Una barza che unisce le generazioni, i sessi, le differenze sociopolitiche, in una comune risata. Infatti tutti ridono. "Non è possibile non pigliare mai niente sul serio. Fily, non si può ridere di tutto, sempre, in continuazione". La serata sale di livello e siccome due che escono con noi si sarebbero sposati a giugno, io e la morosa veniamo tirati nel mezzo del discorso. "Ah, anche voi vi sposate?" - chiese un'ingenua fanciulla che studia a Bologna e che per questo motivo vediamo solo di tanto in tanto - Risposta mia: "Sì, maaa niente di serio", copiando il Giacomino di "3Ue1G". "Tu hai la sindrome di Peter Pan, fanno una brutta fine quelli come te, un giorno ti ricorderai delle parole di questa cretina".

Nel nostro bar c'è un paraplegico. Lei ha fatto una battaglia per fare in modo che il Comune e il proprietario del bar mettessero la rampa davanti alla porta, in modo che lui non dovesse chiedere ogni volta il favore a qualcuno. Battaglia vinta. Quest'estate, uno seguitava ad agganciare la bicicletta alla rampa impedendo il passaggio alla sedia. La prima volta gliel'ha detto, la seconda anche, la terza ha messo un cartello, alla quarta ha chiamato i vigili. 78 euro di multa.

Quando siamo andati a mangiare con Goldrake e morosa (ovviamente era all'oscuro di tutto, prima che saltasse fuori con qualche bomba all'idrogeno) era in versione cinque stelle extra-lusso. Inizio cena, ore 22.30, parlano loro tre, mentre io mi getto sugli immangiabili (il Paradiso in terra) antipasti. "Fily, sei il solito asociale". Poi rivolta a loro: "L'unica qualità di Fily è quella di essere bravo a guidare. Su quello non gli si può dire niente, fa anche la manovre da figo con la mano aperta." - "E la tua i capezzoli" - sempre continuando a mangiare come neanche nei campi profughi dell'ONU quando arrivano i camion con i viveri. "Quando me li hai visti?" - "Tu non preoccuparti. Io non vedo, so!" Poi la serata prosegue tra perculeggiamenti suoi e abbozzamenti miei. Alla fine mi si getta addosso, mi abbraccia (io sono molto propenso al contatto fisico. E' uno dei pochi reati per cui prevederei la pena di morte) e fa a loro due: "Io in realtà a 'sto qui gli voglio un bene che non basterebbe questo mondo a contenerlo". La morosa di Goldrake fa la faccia dolce, lei mi punta le nocche di indice e medio nelle costole, torna seria e affresca: "Intendiamoci, come amico. Ché più brutto di lui ci sono solo le guerre, le carestie e le morti." Finisce la cena, andiamo a berci un Long Island, alle 3 saliamo in macchina noi due soli. "Tu non giri la chiave fino a che non mi dici quando mi hai visto i capezzoli."

[...] La chattata sta volgendo al termine
(14.01) ♥Benedetta♥ : e comunque mi ha detto che sono sclerata, paranoica e schizzata
(14.01) Phil - Becero,: chi, tu?
(14.01) ♥Benedetta♥ : sì
(14.02) Phil - Becero,: ma no, non sei il tipo
(14.03) ♥Benedetta♥ : mi stai prendendo in giro?
(14.03) Phil - Becero,: io??? nooooooo
(14.03) ♥Benedetta♥ : vaffanculo
(14.04) Phil - Becero,: però mi manchi
(14.04) ♥Benedetta♥ : anche a me
(14.05) Phil - Becero,: puoi far finta di star bene ma ti manco, ora capisci cosa vuol dire avermi accanto prima di dormire?
(14.05) ♥Benedetta♥ : come amico, scemo
(14.06) Phil - Becero,: tutti questi km di distanza non alleviano il siluro che mi ha appena trafitto il cuore
(14.06) ♥Benedetta♥ : mi mancano ste stronzate. certo che sei proprio strano
(14.07) Phil - Becero,: io?
(14.07) ♥Benedetta♥ : no, io
(14.07) Phil - Becero,: ah, ecco
(14.07) ♥Benedetta♥ : ma quando tornate?
(14.08) Phil - Becero,: il 21, alle 18.40 dovrei essere a mxp
(14.08) ♥Benedetta♥ : e ripartite?
(14.09) Phil - Becero,: il 28 alla sera, 20.45 mi pare
(14.09) ♥Benedetta♥ : praticamente state qui una settimana scarsa
(14.09) Phil - Becero,: yeppa
(14.09) ♥Benedetta♥ : così poco?
(14.10) Phil - Becero,: eh
(14.10) ♥Benedetta♥ : ma che cazzo tornate a fare per una settimana sola?
(14.11) Phil - Becero,: per fare il pupazzo
[...]  Saluti

D'altronde, le mancavo...

Insomma non è che le manca qualche venerdì, le mancano anche i giovedì e i sabato: per lei il weekend lungo è una realtà già metabolizzata da tempo, però me la tengo così, che quelle due o tre qualità che ha per me sono tutto.

giovedì 13 dicembre 2012

Blogger favolosi e comunque...noi a Gino lo menamo!



Dunque.

Le regole sono queste:

1) Includere il logo premio in un post o nel tuo blog (fatto)
2) rispondere a 10 domande su te stesso/a (fatto)
3) Nominare 10-12 altri blogger favolosi (io di favolosa ne ho una sola, poi ci sono gli/le altri/e che meritano parecchio)
4) Far sapere ai tuoi candidati che li hai nominati (ehhhhhhh)
5) Citare la persona che ti ha nominato (ci mancherebbe!)

Colore preferito: Biancorosso

2. Animale preferito: Il mio sacco di pulci, peli e zecche

3. Numero preferito: 28

4. Drink preferito non alcolico: Prohibition Punch analcolico

5. Preferisci FB o Twitter: Twitter, su cui ho un profilo che non uso

6. La tua passione: Secciao. Le prime che mi vengono in mente: calcio&basket, politica, storia e scriverne, leggere e parlarne fino allo sfinimento con la gente che voglio io. Il mio lavoro. I viaggi scomodi e nonsense. Tutto le sottoculture che non fanno parte dell' Anti-sistema. La musica indie, i concerti e il pogo, il mosh, la wall of death, lo stage diving e il crowd surfing. La radio. Tutti i lavori manuali che non contemplino l'imbiancatura, l'elettrotecnica, l'elettronica e l'informatica. La mozzarella in carrozza. I racconti e le foto dei vecchi, soprattutto dei miei vecchi.

7. Preferisci ricevere o fare regali: Li abolirei per decreto.

8. Sport preferito: Calcio&basket. A buoni livelli fino ai 14 anni, feci anche un provino col Como, report: bravo in area di rigore ma poca tecnica e zero corsa. Poi, appunto perché non correvo, gliela diedi su coi buoni livelli. A 20 anni gliela diedi su del tutto, perché anche i discreti livelli contemplavano fare almeno 30 palleggi di fila e, soprattutto, correre. Il basket è stato un riempitivo dai 14 in poi. Praticamente su 7 giorni alla settimana, ne passavo 7 su un campo. Lunedì, mercoledì, venerdì e domenica (partita) a calcio. Martedì, giovedì e sabato (partita) a basket. Ma sono riuscito anche nella non facile impresa del back-to-back domenicale: mattina partita di basket, pomeriggio partita di calcio. Formidabili quegli anni! Ah, ovviamente il fisico è rimasto quello di uno scartatore di golia, io giocavo col talento, ahahahahahahahahahahahahahahahahahahahahah.

9. Giorno preferito della settimana: Il lunedì mattina (in Italia) o il sabato mattina (qui).

10. Fiore preferito: Li abolirei per decreto. Rose, se proprio ho una pistola alla tempia.

Blogger favolosi

La Chiara

Blogger che meritano

Harley
Lo Smilzo
Clerks
Hostess

Un tempo v'era anche la Pulce, però devono esserci state storie tese, a mia insaputa, perché il blog adesso è privato e su un post dell'anzidetta favolosa blogger ho intuito che mi odia molto. No, scusate, contrordine: non è più privato (però per un periodo lo è stato, parola di lupetto), anche se seguita ad odiarmi molto. Io comunque le storie di John, George, ecc...le ho mandate a memoria, sappilo. (occhioni lucidi, voce rotta, sipario)

La Pulce Yoko

E direi basta, che mi ricordi.

La persona è la Chiara

Ecco, però io ero entrato per scrivere di Benita, con cui mi sono recentemente sentito, in una chattata dai toni sempre epici, come qualsiasi cosa abbia a che fare con lei. Adesso, che fo? Vabbé, niente, sarà per la prossima volta. Facciamo un piccolo amarcord.

Uno dei (tanti) clienti che contribuì a farmi aprire questo blog fu un tale che era proprio passato fuori di testa. Avrà avuto una settantina di anni e viveva in casa con la figlia e il genero, che avevano due figli entrambi fuorisede. I due lavoravano, lui full-time e lei al pomeriggio, e per cui al pomeriggio stava a casa da solo. La figlia, amica di mia zia, spesso faceva girare della gente a casa sua per tenere """sotto controllo""" (le virgolette sono sia perché non eravamo assistenti sociali, sia perché "come può uno scoglio arginare il mare?" il babbo, per cui quando dovevo fare qualche lavoro, era sempre il pomeriggio il momento della giornata in cui accadeva. Ignoro come si svolgessero i suoi pomeriggi, anche perché non mi piace sfrugugliare. Nelle volte in cui andai a casa loro lui stava in soggiorno a guardare dei DVD prodotti dalla figlia con cose che gli piacevano. Ecco, questo vecchio era l'unico vecchio al mondo che strippava (anche) per gli LSD (o i Latte&IsuoiDerivati). Quando dico strippare, intendo quanto di seguito: una volta, sarà stata l'estate del 2010, cantava, tipo concerto, Raggammaffa, cambiando voce e intonazione, mentre beveva Ceres, ruttava e ingollava semi di girasole. Un'altra volta, e qui onestamente diede il suo meglio, cantò Ginoska (cercateli su Youtube, specialmente il secondo, sono due pezzi di un certo valore artistico). Anzi, sarebbe meglio dire, MI cantò Ginoska, perché, nel mentre, mi si avvicinava e mi diceva, alternando dialetto locale e romanesco: "Oh, martul (martul sarebbe come dire "ingenuo"), t'è capì? Noi, a Gino, lo menamo. E noi a Gino lo menamo, lo menamo, lo menamo". Intanto ballava, con le braccia alte e le gambe che raggiungevano il petto. Adesso è alla Casa di Riposo, perché il passare fuori di testa era andato un po' oltre.

domenica 9 dicembre 2012

Non aprite quella porta e altre amenità

- In sala controllo c'è una porta che separa un piccolo ufficio "tuttofare" (riunioni, stesura di report, confronti di dati, ecc...) dal bunker dove si trovano i sistemi di allarme delle varie macchine (motori, derrick, pompe, ecc...) che, come potete immaginare, sono un trillo unico. Insomma, è la sala relax lavorativo, dove apri la scatola cranica, stacchi il cavetto del cervello, lo sviti, lo appoggi sull'infinito tavolazzo e svolgi le tipiche mansioni da ufficio di cui sopra. O meglio, dovrebbe essere la stanza relax perché l'adorabile porticina che separa gli ambienti la sta facendo diventare la sala inferno. Ebbene sì, perché questa porticina sfrega sul pavimento, producendo il classico rumore da gesso nuovo sulla lavagna (lo ricordo bene, era il rumore che mi destava dal torpore delle lunghe mattinata scolastiche). Dopo puntigliose spiegazioni i miei schiavi hanno capito che la porta va alzata per evitare che produca l'insopportabile stridio. I miei superiori (tutti ingegneri, manco a dirlo), NO! E quindi seguitano a trascinarla e smadonnano perché la porta fa rumore. Un giorno di questi o piglio il coraggio a quattro mani e glielo comunico oppure piglio loro a due mani e mi faccio l'ergastolo da Kabbo.

- "Chiamatemi Wikisex" (Goldrake, 6 dicembre 2012, Turkish House)

- Ieri è venuto l'antennista, perché di vedere OTV, OTV2, Majan TV e Jai Hind TV mi ero un attimino rotto i maroni. Prima mi ha messo Al Jazeera (che è un po' la nostra Sky), poi mi ha chiesto che TV m'interessa vedere. Io, che ormai sono entrato appieno nella mentalità araba, ho sparato altissimo: "Telesettelaghi". Lui è rimasto perplesso. Mi ha detto che possiamo arrivare al massimo fino alla Turchia e, più difficilmente, alla Grecia. Mentre lavorava, vedendomi al computer, mi ha chiesto: "Riesci a vedere i siti europei?" strizzandomi l'occhio. Non so cosa intendesse con quell'occhiolino (magari aveva il re di briscola), ma io mi sento già il fiato sul collo della polizia segreta del Sultanato.

- Passi il calcio che comunque qualcosa si spizza di tanto in tanto (poi da ieri mi cucco pure la Serie A con Altobelli, Cesarone Maldini e Cabrini al commento), ma parliamo dei drammi veri: sono già passate due settimane senza vedere una partita di basket, che non siano le mie (al campetto faccio faville e me la tiro un cifro, debbo riconoscerlo). Da settimana prossima dovrei riuscire a vedere qualcosina di Eurolega (quasi sicuramente le turche, poi chissà), ma di campionati nazionali siamo a zerovirgola. No Italia, no Turchia ma pure No Libano, che era la mia ultima chance (cosa ridete? Jackson Vroman, mica pizza e fichi, è nazionale libanese!). Necessito di robuste iniezioni di p'n'r, blocchi ciechi e flash pivot.

- L'antennista pakistano (gli indigeni non fanno un lavoro di fatica che sia uno) m'ha detto che parlo un inglese molto simile a quello degli indiani. Conoscendo l'amore tra i due Paesi m'ha praticamente dato del Di Pietro della Penisola Arabica.

- La morosa lavora in finanza. La notizia della candidatura di B. è stata presa beniZZimo ma mai quanto le dimissioni di Monti. Domattina potreste aprire la claire e trovarvi l'asfalto della strada davanti a casa venduto.
Consiglia l'abbandona di ogni formato di moneta e acquisto di generi di prima necessità.

- La battaglia per il volo del 21 prosegue: in settimana la risposta. Non ci faremo intimidire da chi non si accontenta di rubarci otto ore di sole ma vuole pure rubarcene 48 di ferie.

- A stretto contatto con me lavorano ovviamente degli indigeni, tra cui uno che ha mille qualità, ma purtroppo spicca per tontaggine. Purtroppo per lui, per chi gli gravita attorno è spettacolo puro. L'altro giorno dovevamo andare nell'ufficio di cui sopra per un riunione. Io, lui, l'IngegnerA e Goldrake arriviamo dieci minuti prima dell'inizio. Ci sediamo. In mezzo al tavolo (classico tavolo da riunioni, di quelli lunghi centinaia di migliaia di metri) c'è un telefono. Provo la gag del telefono che si muove da solo, quella che fanno TUTTI gli studenti di un professionale o di un tecnico che vanno in visita  alle aziende. Se avete fatto il liceo (e quindi potete dire "Al liceo" - "Negli anni del liceo" - "Da liceale sedicenne", cosa che vi invidio moltiZZimo) ve lo spiego: il telefono è un cordless. Ci sono due cavi: uno per l'alimentazione, l'altro per la connessione alla rete. Se ne tiri coi piedi uno il telefono va a destra, se tiri l'altro va a sinistra. Insomma, sembra che il fluido delle tue mani faccia muovere autonomamente il telefono. Sembra...oddio sembra...sembra per un secondo, la prima volta che lo si vede fare, poi tutti nasano la geniale trovata. Per fare il cretino (strano...), faccio la gag con l'IngegnerA e Goldrake. Loro ridono, lui mi chiede il trucco. E' suonato l'allarme nell'altra stanza per "caduta palla destra".

lunedì 3 dicembre 2012

Chi parla delle Notti d'Oriente è perché non ne conosce i giorni!

Da martedì alle 9.15 sono nel Sultanato. Cosa sia successo martedì mattina, mezzogiorno, pomeriggio, cena, sera, notte, notte fonda non è argomento di questo blog, quindi passiamo al mercoledì. Ho conosciuto il mio capo (che non è Goldrake), un ingegnere pavese (a cui però non ho ancora chiesto perché i pavesini si chiamano pavesini se son di Novara) e, soprattutto, i miei dieci schiavi. A cui fa molto ridere il fatto che io mi chiami...Calippo. Vedete, non abbiamo esportato solo mamma, pizza, mafia, spaghetti e mandolino ma pure quello stronzo ghiacciato che ora mi si ritorce contro. Il fatto che poi esista il Calippo Fizz, che con Filippo produce ulteriore assonanza, li fa ulteriormente ridere. Praticamente sono sputtanato già dalla presentazione.  Sabato è stato il primo giorno, perché qui il weekend usa di giovedì e venerdì (c'è anche l'alternativa occidentale: venerdì-sabato, ma volevo calarmi da subito nella nuova realtà). E' dura, ma penso sia solo questione d'abitudine, nel senso che debbo imparare a tenere insieme troppe cose (nuovo lavoro, nuovi compagni, nuova lingua), ma non c'è molto altro da dire. Il Sultanato per ora è un parco giochi, nel senso che mi fa TUTTO molto ridere e molto stupire, giro per le strade come se fossi a Gardaland, mi sento Alice nel Paese delle Meraviglie (con molta meno droga, purtroppo).

Anzi, a dir la verità ci sarebbero da dire tre cose:

- Debbo affinare il mio inglese: ieri mentre eravamo sull'impianto, parlavo al cellulare per dare istruzioni a tre miei schiavi che operavano sullo stesso impianto a qualche centinaio di metri. Guardate che è difficile dabbestia parlare in inglese (inglese tecnico) otto ore al giorno. No, non è un alibi per giustificare il "Shut up", con loro che al posto di chiudere la check valve (valvola di non ritorno, per voi italofoni), hanno pensato bene di chiudere la bocca.

- La marca verso il polpottismo procede a passi sempre più spediti. Ora siamo nella fase del sindacalismo rivoluzionario. Orbene, nel contratto ci sono i voli pagati. Vacanze di Natale: dal 23 al 28. Il che vuol dire che 22 (e 29, ma transeat) si lavora. Ma che senso ha, quando c'è un comodo volo il 21? Faccio weekend, poi lavoro un giorno e poi parto? E poi il 22 iniziano le prove per la Messa di Natale, debbo compiere i necessari atti di nonnismo nei confronti dei chierichetti più giovani, non posso arrivare bel bello il 24, solo alle prove generali! Sto cercando di trovare altri europei per condurre la battaglia! Lotta dura senza paura!

- Oggi sono stato per la prima volta in vita mia, anche se per poche ore, su una piattaforma. Goldrake ha pensato bene di allietarmi la giornata con un: "La prima volta? E sapere che la tua fidanzata non mi sembra tanto prosperosa". Ora, sommando il contenuto della battuta, il fatto di usare fidanzata anziché morosa "and this rub salt into the wound" avrei voluto buttarlo giù dall'elicottero.

Goldrake, con cui peraltro vivo in simbiosi, dentro e fuori dal lavoro, e che, per giunta, ha familiarizzato con la morosa nella festa di benvenuto di venerdì (non vi dico i triboli per trovare una bottiglia di Moscato). Anzi, a giudicare da una foto, gli è anche scappata un attimo la frizione. Ovviamente, nell'eventualità, mi riserverei di ammazzarli qui, dove ho un diritto familiare all'avanguardia che mi tutela. No, non dovete fare quella faccia lì, farvi rubare (e vedete che signore, con tutti i termini che c'erano ho usato rubare) la morosa da Goldrake è uno smacco che si lava solo col sangue. Macellazione halal, per la precisione.

Direi che per oggi basta, un altro giorno vi racconterò dei magnifici modi per passare il tempo libero usati dai giovinotti locali (gli omanotti, anche questa è marchiata GR), roba da far sembrare Crotone o Aosta una via di mezzo tra Las Vegas e Disneyland.

giovedì 22 novembre 2012

MILF piccanti

Il mio tragitto dalla campagna verso the big siti si compone di scooter+treno+metro e al ritorno metro+treno+scooter. Ecco, io prima di andare a lavorare a Milano, anzi, prima di pigliare i mezzi pubblici per andare a lavoro, ero un liberalconservatore e nel mio Pantheon c'erano Alcide Degasperi e Indro Montanelli, con slanci thatcheriani. Da quando lavoro a Milano sto indirizzando le mie mire verso l'anarcoinsurrezionalismo, nel mio Pantheon c'ho messo Ulrike Meinhof e Toni Negri, con slanci polpottisti. Io mi sono rotto molto il cazzo di ritardi e della gente che non si lava. Voglio dire, sono uno che si adatta, è una delle mie (pochissime) qualità. Tanto per farvi capire la mia concezione di divertimento e di adattamento: da quando vado in vacanza da solo, e ormai sono dieci anni, ho fatto UNA vacanza in un villaggio, il resto o alberghetti dove al piano di sotto si praticavano fiorenti industrie del sesso o campeggi dove dovevi tirare i fili fuori dalla tenda per i cinghiali o anche nei furgoni. Il massimo di questa way of life è stato quando, squattrinati studenti medi superiori, andavamo nei weekend a Praga e dormivamo sulle panchine per risparmiare. E lo rifarei domani.

PERO'

In un viaggio di 43 minuti ufficiali NON esiste che me ne appioppino venti di ritardo O al mattino O alla sera. 
In un viaggio che porta al lavoro e riporta a casa gente che prevalentemente lavora in ufficio NON esiste che sembri di essere in una discarica di Karachi. 
Fine dello sfogo. Tanto so già che tra un paio d'ore ritornerò a bestemmiare. Tra l'altro, da acuto osservatore, ho notato che il ritardo del treno, è anche un ottimo modo per attaccar bottone, solo che io non mi ricordo più a cosa serve. "It's easy to buttonhole with somebody when train delays happen, if you know how to do it".

Detto questo: sono concupito da una MILF. Intendiamoci: molto più verosimilmente mi vorrà perculeggiare per qualche giorno, ma tanto ha capito o capirà di aver davanti un muro invalicabile. Invalicabile soprattutto perché, non m'avesse caricato la molla l'IngegnerA, manco ci sarei arrivato, anche perché a me le MILF non piacciono, escluse poche, individuabili ed inarrivabili appartenenti alla categoria. Il tutto è nato perché avantieri pomeriggio, facendo sfoggio delle mie peculiarità da ragazzo col calesse, nelle urla inconsulte dell'ufficio (è sempre quell'open space merdo. L'odio al posto di limitarlo entro quattro mura hanno preferito moltiplicarlo attraverso mille vetri), composte interamente da donne, a parte il sottoscritto, Jack e Goldrake ho preso una cimice con le mani e l'ho gettata fuori dalla finestra. Sono stato visto come un supereroe, perché, incredibilmente, "oh, non gli puzzano neanche le mani". Musica di Quark. "Colleghe, le cimici puzzano quando vengono schiacciate, non quando vengono prese in mano". Non erano più college, erano groupie! In un impeto di popolarità avrei voluto replicare Ferdinando Aiuti leccandomi le dita, ma poi ho desistito. Infatti, visto che soffro l'eccesso di popolarità, ho cercato di ritornare nell'anonimato con una brillante battuta: "Certo che con 'sto freddo, porella, ad averla buttata fuori dalla finestra è come averla buttata nel cimicero". Ieri mattina, poi, sono dovuto andare a fare un lavoro sul suo (della MILF) portatile e alla fine mi fa: "Filippo, già che ci sei, mettimi dentro la batteria che questo pomeriggio debbo andare a Piacenza" e io con, una sola mano, senza palmo ma solo coll'uso sapiente delle dita derivato da anni e anni a far frullare le chips del THE, l'ho messa con clamorosa eleganza. Lei se n'è uscita con un sorriso malizioso e un bel "Certo che tra ieri con la cimice e adesso con la batteria, ci sai fare". A cui io, uomo, indi banale, piatto, senza picchi di genio, ho replicato con un sorriso alla Mimmo di "Un sacco bello". Ieri pomeriggio, l'IngegnerA, che avevo visto la scena, mi carica la molla: "Continua a fare la scema su di te anche quando parla con noi". Bene. Per me può proseguire.

Domani sera esco con Goldrake. Porto un'amica. "Piccantina?" m'ha chiesto. L'amica è stata scelta dopo attenta selezione ed è Benita. Ecco, chi la conosce può iniziare a ridere. Vedrai Goldrake, che piccantezza...

venerdì 16 novembre 2012

Riepilogo - Santi, Jack, Goldrake, di tutto e di più

- Il pozzetto è stato riparato nel pomeriggio di Ognissanti, così ho potuto festeggiare anche i miei ammennicoli, che tante ne sopportano. Non vorrei dire male di quello che mi ha sostituito ma questo Einstein del giramento di tubi, per ovviare al problema di allagamento del pozzetto, ha pensato bene di sfasciarlo a picconate, "tanto non è una parte vitale dell'impianto, è solo una protezione, e così faccio in modo che l'acqua defluisca comunque". Ricordate: se vi si rompe l'impianto di climatizzazione dell'auto, portatela a Compton durante una sparatoria, "tanto la carrozzeria non è una parte dell'automobile, è solo una protezione, e così fate in modo in modo che un po' d'aria fresca circoli comunque". Il voto di questa gente vale come il vostro, ricordatevelo.

- Jack non mi sopporta più. La mia ricchezza, e soprattutto l'impudente sfoggio che ne faccio, portandomi il desktop da casa al lavoro e dal lavoro a casa, l'offende ogni giorno di più. Lunedì la sua tutor giornaliera mi ha detto "Filippo, quando stampi un documento e meglio se (una serie di robe tecniche, con cui non vi tedio)", lui archiviava e ci seguiva, da lontano, con lo sguardo. Appena lei gli è ritornata al fianco gli ha chiesto: "Cos'ha combinato ANCORA?" - Lei glielo spiega - "E pensare che c'è tanta gente disoccupata...". Mentra la tizia mi raccontava 'sta cosa ha rischiato lo schioppone almeno tre volte.

- Goldrake s'è fidanzato e non mi parla più di magli perforanti. Anzi, non mi parla più neanche di sesso. Solo l'altro giorno (martedì) s'è un po' sbottonato, parlandomi della sua lei: "Devo dire non male, all'inizio era un po' titubante davanti a certe pratiche, poi l'ho convertita" - "Dando il buon esempio?" - "Scusa, Fily, non capisco cosa vuoi dire" - "Queste pennette sono la fine del mondo! Hai visto ieri le Primarie? Il Faraone per me va al PSG" - "Comunque la amo da morire" - "Son sempre belle sensazioni" - "Però le manca qualcosina". Lì lo schioppone l'ho rischiato io. Lui deve aver intuito l'enorme perla che aveva appena affrescato: "Ahah, che cretino che sono".

-  Stamattina, sul treno (delle 6.30, DELLE 6.30, D-E-L-L-E S-E-I-E-T-R-E-N-T-A), quella davanti a me teneva voglia di parlare. Ha esordito con "Freddo, eh" - che sensibilità da poetessa, grugnito - "D'altronde è anche giusto che ci sia freddo" - l'autorevolezza della ministro di culto, grugnito - "Ormai siamo nella seconda metà di novembre" - la fiducia nella scienza della metereologa, grugnito - "Però il sole è ancora caldo"- qui ho grugnito e basta, anche i pensieri hanno dichiarato sciopero. Probabilmente era la moglie di Gasparri. O forse no, troppo intelligente.

- Last lap. Last lap, Phil. Just be gentle and mind the kerbs!

martedì 30 ottobre 2012

Kafkian


Ore 6.15 (sei e quindici) di stamattina, esco dal portone del condominio, mi accendo la mozzica (sto sublimando l'assenza della morosa, lasciatemi fare), prendo le chiavi dello scooter.

"Teeeeee"

Nell'ultima riunione di condominio si è stabilito che non si può fumare né sulle scale, né sui pianerottoli e neanche in cortile nel caso ci siano bambini giocanti. Vabbene, ragionevole. Vivrete una settimana di più e sarà tutta pioggia, ma ragionevole. Però c'è sempre qualcuno che più legalista della legge deve aver capito che in cortile non si può fumare. Punto. Fine. MAI. E' questo il pensiero che si fa strada nelle mie sinapsi, alle 6.15 (sei e quindici) di un martedì qualunque di metà autunno.

(pensiero: "Giuro che se mi pialla la fava per la mozzica, io salgo e la ammazzo. Me ne sbatto delle conseguenze, vado su e la faccio fuori")

"Teeeeeee"
"Ehhh?"
"Il tuo collega m'ha fatto un disastro..."
"Oh, buongiorno, signora"
"...m'ha distrutto il pozzetto"
"Signora, non so di cosa stia parlando...comunque io non faccio più l'idraulico, lavoro a Milano, infatti sto andando in stazione"
"Ma io, ma io..."
"La lascio perché altrimenti perdo il treno"

Cioè, ricapitoliamo, questa è sveglia alle 6.15 per rompere le gonadi a me, per un mestiere che non ho fatto, relativo ad una professione che non svolgo più da tre mesi. Non è una situazione degna solo di Kafka, ma forse anche di Kafkian.

Mezzora fa, mia mamma

"Guarda che la signora L m'ha telefonato chiedendomi se stasera vai là a fare un salto..."

Alle volte vorrei vivere in una città, ma non in una città come Milano o Roma, neanche come Londra. Troppo piccole. Vorrei vivere a Shangai, dove nessuno conosce nessuno e la gente può morire per strada senza che nessuno gli distrugga i pozzetti. Pensate che gioia, questo pomeriggio lavorativo, passato ad aspettare l'ora per ripigliare il treno ed entrare nei misteri più torbidi della mente umana.

mercoledì 24 ottobre 2012

La leggenda di Jack

Boh, non lo so, io lo scrivo, nel caso offendesse qualcuno me lo dica, che lo cancello. Però, credetemi, rido della situazione, non certo del protagonista.

E' arrivato nel mio ufficio uno stagista. Il piccolo problema è che l'essere in questione è un disabile mentale, nel senso che è lievemente ritardato. Le cinque donne dell'ufficio lavorano un giorno a testa insieme a lui (va seguito passo passo, perché è molto confusionario), facendogli fare lavori d'archivio. Dà del tu a tutti, parla in continuazione e a 77000 decibel, per cui è possibile rilevarne ogni parola, anche quando non parla con te.
Quella di seguito è solo una summa del Jack-pensiero

L'esordio è stato

"Questi DVD" (DVD aziendali di presentazione, di quelli che solitamente si usano per giocare a frisbee in ufficio, tanto è l'interesse che suscitano) "posso portarli a casa per masterizzarli?"

Lunedì mattina

Collega: "Giacomo, quando sei stanco dimmelo che facciamo subito una pausa! Dimmelo anche più volte in una mattina, senza problemi"
"Lascia stare baby, sono un uomo forte, iooo!"
Dopo mezzora non vi sto neanche a dire cos'ha chiesto di fare.

Lunedì pomeriggio arriva il suo tutor aziendale, che lui non aveva mai visto

"Piacere X"
"Piacere, Giacomo"
"Giacomo, come va?"
"Certo che a fare 'sto lavoro ti fai due palle proprio"
"E' dura lavorare, eheh"
"Tu poi hai anche quella cravatta lì, così stretta! Riesci a respirare?"

Ieri mattina, di punto in bianco considerazione psicopedagogica

"Certo che è meglio vivere in una famiglia che in una casa-famiglia" (tranquilli, non ha mai vissuto in una casa-famiglia, una collega è amica intima di sua mamma)
Collega: "Eheh"

Ieri pomeriggio, ore 17, dopo 8 ore fianco a fianco, sempre di punto in bianco, collega ormai riversa a terra

"Io quando leggo non capisco niente, ma proprio niente! Un cazzo, proprio!"
Collega ormai stremata: "Eheh" e poi "Ihih" e poi un fragoroso "Ahahahahahahahahahah"
"Sono simpatico, vero?"

Stamattina al caffé (lui prende té alla pesca, che esce dalla macchinetta a 154mila gradi Fahrenheit e che beve in un colpo solo. A me si carbonizza la lingua solo a vederlo, boh)

"Yahoo, è già mercoledì, ancora due giorni ed è finita questa settimana!"
"Già"
"Poi sabato mattina pulizie, sabato pomeriggio spesa, sabato sera pizza e poi..."
Suspence
"...si va su Internet!!! Tutta sera su Internet!!! Non vedo l'ora!!!"

Il top attuale però è questo, ma penso sia solo questione di giorni

Pausa pranzo odierna (piglia doppia porzione di tutto, fa dei mischioni assurdi ma poi mangia tutto) si rivolge direttamente a me per la prima volta

Premessa: al lavoro uso un PC fisso, un normalissimo desktop, anzi pure un po' vecchiotto.

"Sei molto fortunato ad avere un computer del genere!"
"Guarda, preferirei non usarlo ed essere a casa adesso!"
"Per usarlo da casa, giocando?"
"Nono, non gioco al computer. Comunque non è mio, è aziendale"
"Sei molto fortunato! Ti invidio!"
"E perché???"
"Costerà un 1500 euro, io non potrò mai permettermelo!"
"Ma neanche io! Ti ho detto che è aziendale!"
"Ma spiegami una cosa, io ti vedo che arrivi con la metro, come fai a metterlo nella valigetta? Col monitor, poi...?"

Ecco, voi adesso mi spiegate come avreste fatto a non ridere. Spiegatemelo, forza. Io invece ce l'ho fatta, dandomi un pugno negli zebedei. Voglio il Nobel per la Pace. E anche quello per la Medicina. Gradirei uno studio per i problemi d'infertilità legati ai traumi all'apparato riproduttore maschile, per la precisione.

lunedì 1 ottobre 2012

Tra Alvaro Pereira e il Cassù

Mi hanno comunicato la data ufficiale della partenza. Che non dirò. Né qui, né in PM, per motivi miei.

Il cultore degli Alvaro Pereira con le bocce è stato messo al suo posto. Nel senso che magari qui sopra faceva anche ridere, però vi assicuro che 8+1.30 ore al giorno per 5 giorni alla settimana di magli perforanti alla lunga stancano. Quindi gli ho consigliato di raccontarmi le sue avventure in dosi omeopatiche. Ha capito e infatti non mi parla più perché, esaurito l'argomento Goldrake, sono finiti anche i suoi argomenti di conversazione. Però sul lavoro è veramente inappuntabile. Diciamo che è l'Henry Chinaski del Terzo Millennio: solo che al posto di bere, si fa sbandierare come al Palio di Siena.

Quello che mi sta insegnando il lavoro ha anche una "specie" di segretaria. Una "specie" è data dal fatto che questa è completamente inetta a far qualsiasi cosa, vive nel suo pianeta e praticamente fa da intrattenitrice aziendale. Insomma, il classico scambio di favori delle grosse aziende ai sindacati per non farsi rompere troppo i coglioni in altri ambiti. La solita vergogna all'italiana. 

Quello che mi sta insegnando il lavoro è il classico old-style con zero pazienza, quindi potete immaginare quanto amore possa provare nei confronti dell'anzidetta. Venerdì mattina le spiega come preparare un'email per il pomeriggio alle 16, le dà tutti i dati, lui va a Piacenza. Nota di servizio: questa è l'unica mansione che M dovrà compiere durante la mattinata. Il signor C torna nel pomeriggio. Alle 15.55 è in ufficio. "M, pronta l'e-mail?" - "Sì, signor C". Lui si mette dietro al PC di M a leggerla, mascella serrata con la parte inferiore che sporge leggermente su quella superiore, bocca a culo di gallina, le mani sul tavolo a sostenere il quintale che il signor C reca in dote. "Uhm, va bene, tutto ok...c'è una roba da modificare qui, poi qui" - A questo punto, la tragedia - "uhm, poi qui, qui, qui, qui, qui, !" $(&)/)=(=)%=)&)&^)^$=)^£!!!" Silenzio "M, ma non hai capito un cazzo! Un cazzo, uno stracazzo di niente, un superstracazzo di niente! Non ho più parole per te, meno male che me ne sto andando in pensione, vai...vai...vai affanculo" Silenzio "Sparisci, mettiti in malattia per i prossimi tre mesi, che almeno non ti vedo più! Mai più!" Non sapevo di che morte morire: o di asfissia dal ridere o da compressione, gettandomi dentro la scrivania.

Stamattina sono andato al funerale del mio primo datore di lavoro. Aveva un'azienda familiare insieme alla sorella. Trenta dipendenti, fondata nella seconda metà degli anni Sessanta, in pieno boom economico, facevano tappi, maniglie, cappucci, protezioni, nastri, flange. Tutto in plastica, che iniziava proprio in quegli anni la sua clamorosa scalata al successo come materiale di straordinaria versatilità. 

Alpino, pugile in gioventù, capace, questo vuole la leggenda, di saltare sulla ribalta dei camion (1 metro) con due sacchi da 25 kg di boiacca nelle mani, era noto come "Ul cassù" ovverosia "Il mestolo" per la sua familiarità nel tirare chiavi inglesi del 30 nei confronti dei dipendenti che si fossero resi protagonisti di errori di lavorazione. Lei, che ci ha lasciato a gennaio dell'anno scorso, zitella, era tanto affettuosamente quanto carbonariamente chiamata dai suoi dipendenti schiavi come la "spaccacazzi dei sottotappi" per il suo realismo nel pigliare ordini. "120k sottotappi? Ne abbiamo a magazzino solo 50k!" - "Sìsì, non c'è problema, non ho fretta. Per quando riesce a completare l'ordine?" - "Domani va bene?". 

Col tempo si addolcirono entrambi (lei, ad esempio, negli ultimi anni aveva preso anche l'abitudine di salutare chi incontrava), ma negli anni Sessanta e Settanta il lavoro estivo degli adolescenti del paesello di mio babbo si divideva in due categorie: i promossi andavano a lavorare, i bocciati andavano a lavorare dal Cassù. I suoi metodi educativi si dimostravano più efficaci di quelli della Montessori nel raddrizzare giovinotti spiantati. C'era gente che dopo essere stata bocciata un anno in prima liceo, in quello successivo si laureava in Ingegneria Aerospaziale. Due anni di lavoro dal Cassù ed eri pronto ad entrare nella Legione Straniera. Come istruttore. C'era gente che tornava a casa e passava la serata a guardare il soffitto. "Cosa c'è?" chiedevano, piene di sensi di colpa, le loro madri "Sto pensando che domani lo debbo rivedere". 

Mio babbo, e il sottoscritto di conseguenza, invece era paraculato, perché nipote della moglie del Cassù, l'unica persona al mondo capace di tenerlo a freno, e quindi con lui il Cassù andava sì di chiave, ma mai superiore al 12. Perché era comunque uno che al vincolo familiare ci teneva. 
Comunque, a loro modo, due grandissimi, spero che la terra sia stata lieve per entrambi.

sabato 15 settembre 2012

Il corso - La seconda settimana

Premesse

Sesso - In pubblico non mi piace parlarne. Detesto parlarne coi maschi, soprattutto se in gruppo, con qualche donna lo accetto ma come normale argomento di conversazione, senza enfasi. Online sono un po' più "aperto" ma forse perché scelgo con chi parlarne.

Trans - Io sono rimasto old style. Se ti piacciono i magli perforanti, sei gay. Punto. Poi puoi truccarli, imparruccarli, siliconarli, farli diventare degli Alvaro Pereira con le bocce ma rimani sempre gay. Ma anche qui: va benissimo e non c'è nemmeno di categorizzare, l'importante è che non mi si venga a dire: "Nono, ma io sono etero".

Fine

Da mercoledì sono affiancato ad uno che ha la mia età e che è il superiore in grado, il mio referente, il vice-dominus. Come tutti sapete, nelle grandi aziende il vice-dominus è il dominus operativo, il dominus vero e proprio si limita a dire: "Ci pensa lei?". Questo a scuola deve essere stato un mezzo genio e anche sul lavoro è uno che il suo lo sa fare e anche alla grande per quel poco che ho capito. Qui però finiscono i suoi pregi.

Dopo DIECI minuti che ci conoscevamo mi dice: "Oh, venerdì sera c'è una festa in una villa a X, vieni?!?" - "No, guarda, venerdì sera ricomincio la stagione di Texas Hold Em, dovrei mandare all'aria i piani di troppe persone" - "E' pieno di figa" - "Ormai sono obiettore di coscienza, sono fidanzato da cinque anni e rotti (pensiero: "soprattutto rotti". Scherzo!) - "Porta anche lei". Lì è bastato il mio sguardo, old-style anche quello, per fargli capire che era il caso di finirla lì. Poi ho capito.

Questo in tutta l'azienda non se lo calcola NESSUNO. Non è che non gli chiedono se viene a bere il caffè insieme, non gli chiedono proprio niente. E' un ectoplasma, un ologramma, non esiste. Praticamente m'ha cooptato a tradimento. In tre giorni, da mercoledì a venerdì, è passato dalle feste alle donnine ai trans. Il tutto dettomi con nonchalance, come se ci conoscessimo da una vita.

Ha passato i primi 24 anni della sua vita a studiare. Da allora pensa, parla, agisce ed omette solo di sesso. Assomiglia in maniera imbarazzante a Paolo Baroni, il Collosecco di Vacanze di Natale, uno dei due Marchesini Pucci di Sapore di Mare, lo Scarnicci di Vacanze in America (tre film da Oscar, ahahahahahah). Ho provato pure a chiedergli che squadra tifa, così, per cambiare argomento. "Milan, ma l'unica squadra che m'interessa è quella della figa".

I retro dei monitor dei nostri PC si toccano. Ogni tanto mi strizza l'occhio, per farmi capire che è mio amico. Avantieri, per esempio, m'ha mandato una mail con un bel video di gente che si pisciava addosso. Gli ho detto che non è il mio genere, era sconsolato. Ieri ci siamo fatti da Milano (più o meno) a Piacenza (più o meno), io al volante, lui sul sedile del passeggero. "Rimango etero, ma ultimamente con le trans faccio pure il passivo", ho rischiato di finire su Isoradio. "A causa di un incidente code a tratti nei pressi dell'uscita di Lodi". Iersera prima di salutarci mi ha detto: "Poi lunedì mattina ti racconto tutto" - "Non vedo l'ora!" - "Oh, ma allora sei sicuro di non volere venire?" - "Nono, ti ringrazio" - "Poi lunedì ti racconto tutto" - "Eh, te l'ho detto, non vedo l'ora" - "Allora dammi il tuo numero di cellulare, che stanotte o domattina se la festa sarà particolarmente caliente ti mando un sms oppure ti telefono!" Che soddisfazione avere un amico così!

Questo è l'unico con cui sono sicuro di finire in squadra assieme nel Sultanato e sarà quello a cui dovrò rendere conto di TUTTO. Mi sa che gli Alvaro Pereira con le bocce inizierò a vederli sotto una luce nuova...

sabato 8 settembre 2012

Il corso - La prima settimana

L'estate è passata bene. Licenziatomi al 31 luglio e impossibilitato ad andare in vacanza, dato che la morosa lavorava, mi sono fatto il mese di agosto modello Felix Supertramp oppure punkabbestia oppure clochard, fate voi. Su e giù dai treni, in bicicletta, tra laghi, boschi e città, insieme alla mia cagnona, girando per la Lombardia. Dire che mi sono divertito come un matto è dire poco ma non è di questo che il blog tratta e per cui vi dico: prima settimana di corso archiviata.

Io sono nato, ancor prima di averci lavorato, in una realtà produttiva in cui l'approccio al lavoro è estremamente pratico, dove si impara, osservando (Vam a ciapà i ciod lung inscè, vammi a prendere i chiodi lunghi così, mentre con le mani la lunghezza varia e se tu non hai seguito il lavoro del tuo "insegnante", non sai che chiodi andare a pigliare, col risultato che, se sbagli, i chiodi solitamente ti finiscono tra il capo e la nuca), schivando gli scherzi (Va in ofizina a ciapà una squadra tunda, ma se racumandi tunda, Vai in officina a prendere una squadra tonda - per chi non l'avesse capito: la squadra tonda è come la curva diritta) e s'impara sul campo. Niente di drammatico, basta stare attenti e sapersi ridere addosso, ben sapendo che le cazzate che inevitabilmente commetterai le hanno commesse loro decenni prima (tutti decenni che ora t'invidiano, beninteso) e i loro insegnanti decenni prima ancora. Ecco, stante tutto questo, potete immaginare quanto io sia propenso ad imparare un lavoro stando seduto sui banchi mentre qualcuno in giacca e cravatta mi parla di trend, safety, brand, customer care, advertising, mission, stability e tutte queste belle cose. Però vabbé, durerà poco quindi facciamocelo piacere.

La prima mattinata è stata drammatica: ci hanno fatti sedere in cerchio (cioè, sulle sedie, non è che stavamo giocando alla bella lavanderina) e ognuno parlava di se, per conoscersi e fare gruppo (team up, come dicono loro). Ad un certo punto sembrava di essere all'Anonima Alcolisti. Sono Filippo e sono pulito da otto giorni. Poi al pomeriggio è arrivato uno scemo di cui sopra e ha iniziato a sparare termini anglofoni inframmezzati a qualche vocabolo in lingua madre. I ragazzi sono tutti tra il simpatico e il molto simpatico, io in particolare vado d'accordo con due che, incredibilmente, sono ingegneri, cioè appartengono a quella categoria di personaggi che, mi autocito, partoriscono quesiti demenziali, vivono nel loro mondo di momenti delle forze e generatori trifase, dove tutto ha una spiegazione razionale. Non sanno accettare l' estemporaneità, la fantasia, tutto deve essere spiegabile e se qualcosa esce dalle loro gabbie psico(pato)logiche non riescono a farsene una ragione e affettano le gonadi a tutti quelli che gli stanno attorno. 

Una è una ragazza ventisettenne che chiameremo fanciulla, l'altro è uno splendido trentenne che chiameremo Il Somaro. Siamo già in grandissima sintonia, tutta basata sull'ignoranza, ovviamente. Con lei ci siamo conosciuti perché il primo giorno mi ha candidamente chiesto di riaccompagnarla a casa perché aveva l'auto dal meccanico. Martedì pure. Mercoledì temevo che il meccanico avesse avuto un malore. Giovedì ho realizzato che ormai al meccanico restavano poche ore di vita. Venerdì mi ha detto: Lunedì mattina riesci a venirmi anche a prendere? Povero me(ccanico). Comunque, a parte questo, le voglio già beniZZimo, anche perché mi ha subito dato del cretino al primo giorno, visto che, per evitare malintesi, le ho specificato di essere fidanzato, nonché indossatore di cintura di castità maschile.

Il Somaro è il Somaro, senz'altro aggiungere. Adesso vi devo dire una cosa ma preciso, a mia parzialissima discolpa, che mi vergogno come un ladro, come uno scippatore di pensioni, come un falso impiegato dell'Enel a pensare che la leggeranno delle donne, perché, pur avendo fatto ridere Il Somaro per cinque minuti buoni (di quelle risate che ti fanno male i due linfonodi ai lati della nuca. Voi vi chiederete: ma che ne sai tu dei linfonodi ai lati della nuca? Ragazzi, io da adolescente slinguazzavo come una cagnona che ha appena partorito e finii col contrarre la mononucleosi, altrimenti detta malattia del bacio, che mi trasformò questi due linfonodi in due bocce da biliardo e da allora ogni risata prolungata mi provoca dolorini proprio lì), è di una volgarità che, giuro, non mi appartiene o forse sì, negli angoli più reconditi della mia anima.
Martedì mattina entra la prof di inglese tecnico. Alta, bionda, cerulea, magra, zigomi alti, trucco calibrato al millimetro, completo con gonna grigia e camicetta bianca.
Mi giro verso Il Somaro e gli faccio, con assoluta nonchalance: "Sembra una di quelle pornostar tedesche, quelle che ti danno il culo ma non la bocca". Ecco, io pensavo che manco fosse una battuta, ma una semplice constatazione. Lui dopo 10 secondi era cianotico. Poi è esploso, mentre io lo guardavo e ghignavo, di quel ghigno imbarazzato. Le risate si sono spente, a calci, dopo cinque minuti. Fortuna che siamo all'ultimo banco (toh!) e quindi, nonostante le limitate dimensioni della "classe", i fendenti si vedevano sì ma soprattutto no.

Giovedì, stanchi della mensa, siamo andati tutti e tre a pigliare la pizza. Una pizza bianca: quattro euro e cinquanta. Benvenuto a Milano. Io ho le mani bucate, infatti grazie al cielo i cordoni della borsa sono in mano alla morosa, però se v'è una cosa che detesto è gettare via i quattrini in questo modo. Preferisco buttarne via cento euro su Inter-Cagliari due fisso che uno (4,5-3,5=1) per una pizza bianca. Tutto questo per dirvi che stavo avendo un colpo apoplettico quando la solerte donzella mi dice: C'è anche una bibita in omaggio. Io: Ahhh!!! Pensavo un passamontagna. I due mi chiedono come mi escano certe bombe e mi dicono che sono sprecato a fare l'idraulico, dovrei fare il comico, anche se il mio surrealismo (sono ingegneri...) è ormai superato come genere comico. Esistono comici italiani nel Sultanato? No. Quindi sarà il caso di continuare a girare tubi.

Venerdì in mensa uno dei magnifici sette mi fa: "Io comunque non ci credo che tu gestivi sette persone, sei troppo scemo". Forse con un altro carattere gli avrei infilato un coltello nelle costole e gli avrei fatto cadere gli occhi, scavando con la forchetta dentro le orbite. Però voglio pensare che me l'abbia detto a mò di battuta. Sta di fatto che venerdì pomeriggio, in culo a tutti (e soprattutto a quella di Inglese tecnico), sono stato il migliore nel primo test di Inglese tecnico.

mercoledì 25 luglio 2012

This is the end, my only friend! - Seconda parte


Sto finendo gli ultimi lavori, tipo ristrutturazioni, ammodernamenti, sostituzioni, quelli del "Tanto signora non è urgente, appena mi libero glielo faccio", perché odio non mantenere la parola e le promesse fatte ai miei adorati clienti. Nel frattempo faccio un post-contenitore, dove ci ficco dentro di tutto: risposte, amori, appunti, riflessioni, aneddoti, affetti, lisergia applicata all'idraulica, tra il (poco) serio e il (molto) faceto.

- Internet c'è anche nel Sultanato? Boh, sì, può darsi. Ma io non vado nel Sultanato dal sultano. Non vado nel Sultanato tra i pezzi grossi. Non vado nel Sultanato tra i dirigenti. Vado nel Sultanato tra i cammellieri, in container che qui useremmo come forni a microonde, dove le morti per morso di serpenti a sonagli sono all'ordine del giorno.

- La segretaria che, voglio ricordarvi, ha un moroso assolutamente degno di stima ed ammirazione, mi ha raccontato il suo primo giorno d'assunzione, che non ricordavo. E' bello vedere come si viene visti dagli occhi di un'altra persona. Premessa: l'aveva assunta il mio ex datore di lavoro, che però quel lunedì mattina aveva avuto un contrattempo e mi aveva quindi detto di tornare in esposizione per aprirgliela.
"Ero agitatissima, appuntamento alle 8, alle 7.30 ero già fuori. Alle 7.59 non c'è ancora nessuno, alle 8 vedo arrivare in impennata un furgone dalla strada sotto, salta giù uno con una barba di 40 giorni (la mia adorata barba da studente coranico, ndF), sigaretta a mezza bocca, carico come un mulo di : - una borsa a mano, - uno zaino, - una cassetta degli attrezzi, - una borsa di plastica (!!!). "Buongiorno" "Buongiorno, sei qui per...ah sìsì, tu sei l'impiegata nuova, bene", inizi a cercare in tasca le chiavi, poi nello zaino, poi nella borsa, poi nella borsa di plastica, nel frattempo ti cade tutto per terra, bestemmie ad altezza uomo, dopo dieci minuti scopri che sono nella cassetta degli attrezzi. Mi apri la porta e mi dici: "Quella è la tua scrivania, quelli sono i cataloghi, là le menate burocratiche, la password aziendale è XXX, la password tua personale la devi impostare e poi comunicarla al CED, io ti saluto che ho un appuntamento". Io: "Ma, ma (pensiero: "Non so neanche cosa devo fare!!!")" "Hai paura di stare qua da sola? No, dimmelo, hai paura?" "No, è che io non so..." "Cià, cià", prendi in mano il cellulare senza neanche farmi parlare "Signora, se l'appuntamento lo spostiamo al pomeriggio alle 14 è un problema? No? Bene, a questo pomeriggio allora" "Io vado giù a sistemare e pulire il magazzino, se hai problemi chiamami senza timore"."

- Vado nel Sultanato per un motivo ben preciso, non è una scelta di vita o uno sfizio: l'unico motivo di pentimento sarebbe se ci dovessimo lasciare. No, non farò l'idraulico come qua. E' un mestiere simile (sempre di gas e liquidi si parla) ma non uguale.

- La nostra parte produttiva sta chiudendo. Strano, chi l'avrebbe mai detto che senza progettare più un cazzo di nostro e andando avanti a fare tubi che in Croazia producono ad un terzo del costo saremmo finiti così? Per fortuna che alle riunioni (pardon, briefing) tra facce di culo (pardon, manager, anch'io sono manager, sostanzialmente non cambia un cazzo, ho lo stesso stipendio e le stesse responsabilità di prima, però ho la cartellina in pelle con le letterine del nome e della qualifica "Sales&Maintenance Manager" stampigliate in ferraccio pittato d'oro, mica cotica) ormai sono in fase zen e non rispondo più a queste sconvolgenti rivelazioni che anche Cicchitto forse avrebbe previsto.

- Il dramma vero del Sultanato è che "sono previste pene detentive severissime per uso e spaccio di droga".

giovedì 5 luglio 2012

This is the end, my only friend! - Prima (?) parte

Questo con ogni probabilità sarà l'ultimo post di questo blog. Il motivo è presto spiegato: se tutto va come deve andare, tra qualche giorno non farò più questo lavoro. Anzi, mettiamoci il carico da 11: non sarò più in Italia ma molto, molto lontano.
Il motivo è presto detto: il "progetto di vita" ('mmazza che paroloni!) che ho messo in cantiere con la morosa prevede al punto 1 che i figli non saranno parcheggiati (o lo saranno il meno possibile) a baby-sitter, nonne e vecchie zie zitelle. Nell'azienda (che non è proprio un'azienda ma una di quelle istituzioni che è peggio fondare che rapinare) in cui lavora vi è la possibilità, in determinati ambiti, di fare il telelavoro, ossia di lavorare da casa, tramite connessione ad internet, per almeno quattro giorni su cinque. Fortuna vuole che l'ambito sia quello per cui ha studiato e che ama più della sua stessa vita (delle mia non parliamone nemmeno): la tanta vituperata finanza. Sfiga vuole che per accedere al telelavoro, agognato da tanti, bisogna necessariamente passare le forche caudine di un periodo di "prova" e di "formazione di un bagaglio di esperienze" all'estero. Periodo che va dai 3 ai 5 anni. Ecco, l'occasione è arrivata sottoforma di Sultanato, dove andrà a lavorare nel centro-studi della banca per le analisi macroeconomiche, che sono poi quelle che i trader della banca interpretano per investire i vostri soldini.
Siccome lei è il sole delle mie giornate, la luce delle mie nottate, il mio zenith e il mio nadir, il primo mio pensiero che al mattino mi sveglia (in realtà prima c'è la pisciatina della cagnona, ma non roviniamo la poesia), l'ultimo desiderio che la notte mi culla, la ragione più profonda di ogni mio gesto, la storia più incredibile che conosco, capace di equipaggiarmi con morso e sferza  - il paraocchi, mai - e in definitiva ho un bisogno psicofisico di respirare la sua stessa aria, io la seguirò, come Lassie con Jeff Miller. Vado a lavorare per una nota azienda di servizi per il settore petrolifero (non ci vuole la scala per capire), occupandomi della parte idraulica (che è come dire il 99% delle infrastrutture) a capo di una pattuglia di 10 elementi. Anzi, meglio: vado ad imparare il mestiere di caposquadra da un signore che l'anno prossimo andrà in pensione, affiancandolo.
Non ho timori particolari perché non parto con la valigia di cartone e poi sono abbastanza cittadino del mondo per adattarmi bene in ogni luogo ma è superfluo dire che mi mancheranno tante cose, tanta abitudini, tanti amici. E' un 1% rispetto al centro della mia vita, ossia lei, però sarà un'esperienza indubitabilmente forte, specie per uno che è nato, cresciuto e morirà per amore delle proprie radici e con esse si nutre.
Quindi, in definitiva, a breve si parte, ci saranno questi 3-5 anni di limbo, poi si torna in Italia per vivere nella nursery del Sant'Anna.
Però ho l'impressione che non sarà l'ultimo perché ci saranno altre cose da puntualizzare o domande a cui rispondere.

mercoledì 16 maggio 2012

Irrigate prima le vostre menti

Lunedì alle 10 torno da Istanbul (viaggio di piacere), lunedì alle 17 avevo fissato da tempo immemore un appuntamento per l'installazione di un impianto d'irrigazione. I clienti di lunedì (ricordatevi sempre che dalle 17 in poi, anche se più dalle 18-18.30 a dire il vero, inizia l'orario "Venga che c'è anche mio marito", e fa niente se spesso il marito è un idiota incompetente con la boria di un campione del mondo) erano psicolabili ma non abbastanza di scriverci un post. Però mi danno il gancio per fare la somma di tutti quelli che ho conosciuto in questi anni.

Ovviamente partiamo dalle basi del cliente rompimaroni

"E' un lavoro per lei o per un un giardiniere?"

La solita stupidissima domanda da anni, con la solita stupidissima risposta: "Non è che ci voglia una preparazione particolare, per me fare uno scavo non è un problema, se il giardiniere ha un minimo di manualità non dovrebbe essere un problema installarlo. Di sicuro quello che non le consiglio è chiamare il giardiniere per fare lo scavo e me per installare l'impianto" (perchè sì, c'è gente che mi ha proposto anche questo modo d'operare. La via clientesca all'abbattimento dei costi.)

Appurato questo, s'inizia a progettare l'impianto. Non ci vuole Calatrava ma un minimo di buonsenso sì. Prima cosa bisogna assicurarsi della portata dell'impianto. Secchio graduato da 10 litri e cronometro  per vedere quanti litri al minuto pompa l'impianto. E' capitato che mi accusassero di sprecare l'acqua "che tanto ultimamente costa poco, tra l'altro". Seconda cosa: bisogna assicurarsi della pressione. Si avvita il manometro al rubinetto e si misurano le atmosfere. La prima dritta del cliente è sempre quella secondo cui il manometro si romperà, la seconda che è avvitato male. Se poi gli dici che sotto le 2-2,5 atmosfere serve una pompa ausiliaria, l'accusa minore è quella di essere uno schiavo delle multinazionali dell'irrigazione. Se si riescono a passare queste due fasi ci si siede al tavolo del giardino, si fa uno schizzo dello stesso e si stabilisce come operare. Qualcuno è riuscito a dirmi che disegno male.

Lo scavo spesse volte non è nemmeno un vero scavo, è una fenditura nel terreno giusta giusta per mettere il tubo. Anche questo però (che se vogliamo è un favore che faccio, visto che l'alternativa sarebbe far diventare il giardino, spesso già fiorito, un cruciverba) provoca reazioni del tipo

"Uno scavo va fatto bene, altrimenti sembra un lavoro fatto tanto per fare"

Se però il terreno è compatto e lo scavo va fatto per forza di cose, la lamentela è che "E' più la spesa che l'impresa".

Sta di fatto che il terreno è pronto per accogliere il tubo, si posa il tubo e si crea la presa d'acqua. Come? Forando il punto della conduttura in cui vanno inseriti gli irrigatori. Questo genera la serie di critiche in base alle quali: "Si sta cercando di mettere una pezza a qualche puttanata fatta prima".

La cosa buona è che negli ultimi anni, probabilmente per agevolare artigiani particolarmente svegli o clienti particolarmente spaccamaroni, c'è un punto che sembra Giove con la scritta "Drill Here".

A questo punto si piglia il tubo verticale, lo si applica nell'apposito collare filettato e, tadan, spunta il seghetto che serve a tagliare il tubo a filo del terreno. Se il cliente non ha rotto i coglioni finora, qui esplode. Il taglio del tubo verticale va eseguito con perizia da Chef Tony, altrimenti è la fine. Anzi l'inizio, l'inizio di un viaggio nella mente umana. Ebbene sì, perchè salta fuori il terribile irrigatore moderno, l'irrigatore pop-up. Alla parola pop-up, la cliente, che non è la scema del villaggio globale che voi state pensando, fa capire che il corso d'informatica del giovedì pomeriggio alle scuole medie non è passato invano ma s'è sedimentato in lei. Solo che di solito il terrore dura il tempo di uno sguardo, l'intervallo in cui le spiego cos'è un irrigatore pop-up. Tranne una volta, in cui il piano volto dell'occhio della madre s'impadronì della mia cliente.

"I pop-up sono un bel problema, ostacolano il lavoro"
E silenzio cadde
"Vero?"

Per la cronaca, anche se non ci vuole la scala: l'irrigatore pop-up è semplicemente un dispositivo formato da due elementi concentrici: quello fisso per ancorarlo all'impianto e quello mobile che ,quando la pressione dell'acqua lo spinge, si alza e quando la pressione s'interrompe ritorna in posizione di riposo tramite una molla di richiamo. Coi pop-up comunque non finisce qua, sarebbe troppo semplice. Ce ne sono di due tipi: statici e dinamici. E' più facile far capire ad un cliente la teoria della relatività anzichè l'impossibilità di montare i due tipi diversi sulla stessa linea.

Tutto finito? Scherzate? C'è da chiudere l'estremità della tubazione di mandata. Una formalità ma non per i clienti che iniziano ad immaginarsi esplosioni del tubo, colpi d'ariete, geyser nel giardino di casa. Poi gli fai notare che in casa è pieno di queste ghiere e guarnizioni e allora, con mio sommo stupore, capiscono di aver appena detto l'ennesima sesquipedale cazzata.

La terra di risulta aumenta di volume e per cui quando poi si copre il tubo ne avanza sempre un po'. Si mette da parte e, dopo qualche giorno, la si usa per colmare gli inevitabili cedimenti. C'è gente che spende i 20 euro della chiamata, affinché glieli colmi io. Ma forse è meglio così, perché un cliente qualche anno fa riuscì a spaccare il tubo sottostante. Sbadilando di taglio.

Chiudo con la ciliegina, sempre a proposito di irrigazione: i primi tempi che lavoravo col mio schiavo me ne combinava di tutti i colori se non gli spiegavo alla perfezione tutto quello che avrebbe dovuto fare. Dopo lo scavo, gli dissi "Vai sul furgone a pigliare i tubi in polipropilene", onde evitare che arrivasse con i tubi per le caldaie (voi ridete, me ne combinò anche di peggio). Senonchè alla parola polipropilene la signora iniziò ad avere crisi epilettiche, pensando ai terribili danni che avrebbe provocato alla sua salute, a quella della sua famiglia e del vicinato tutto e mi sfrangiò i maroni per tutta la durata della posa in opera con lo "sviluppo sostenibile". Il mese dopo le morì una pianta, probabilmente dall'altra parte del giardino. Telefonò in esposizione. C'era ancora il mio vecchio datore di lavoro, voglio pensare che l'abbia mandata affanculo.

mercoledì 18 aprile 2012

Pazienza svenduta al rottamaio

1) Fontanella in giardino. Ovviamente la solerte signora col piffero che nei precedenti mille inverni ha fatto quello che, voglio sperare, ogni idraulico le consiglierebbe, ossia svuotarla dell'acqua e chiudere il rubinetto del giardino, onde evitare che il gelo formi ghiaccio e che il ghiacco faccia scoppiare i tubi. Sta di fatto che chiama me per sistemarla.
"Io in realtà chiamo lei solo per un consulto perchè penso che sia un lavoro da muratori"
"I consulti si pagano, signora"
"-"
"Comunque procediamo..."
"Vede, se apro l'acqua, spruzza fuori da qua" (per farvi capire il danno: il gelo non aveva solo lacerato il tubo ma, presumo con anni e anni di demenza profusa, pure il cemento tra una mattonella e l'altra)
"Qui la situazione è pesa: la speranza è che alzando il cappello, dentro sia vuoto e ci sia solo il tubo. A quel punto è tutto lavoro mio e, se lei si fida, posso alzarle io il cappello senza chiamare un muratore. Se dentro è pieno, deve chiamare il muratore, perchè la faccenda si fa troppo tecnica"
"Ovviamente muratore fornito da lei!"
"Beh, qualcuno glielo posso consigliare"
"Avrà la sua buona stecca, giusto?"
Io ormai la pazienza l'ho svenduta al rottamaio: "E allora chiami il suo muratore di fiducia..."
"Un attimo che telefono a mio marito"
Cinque minuti (tanto CI E' tempo) di attesa.
"Mio marito dice che basta il muratore"
"Signora, c'è un tubo, attorno a cui è costruita una colonnina con le mattonelle di porfido"
"E fin lì, ci sono arrivata anch'io..." con la faccia di Jimmy il Fenomeno, altro che "ci sono arrivata"
"Il tubo glielo sostituisce il muratore? Guardi che per me può fare quello che vuole, ma non è uno scherzo, specialmente se c'è da applicarlo dall'alto, ci vuole una certa manualità, una manualità tecnica. Però, oh, se si fida del suo muratore, faccia pure"
Silenzio
"Ma alla fine il tubo di cui lei mi parla..." Badate bene, il sedicente tubo! Ma, come canta Ligabue, "il meglio deve ancora venire"
"...a cosa serve?"
Tiro fuori il grammo di eroina e l'accendino che tengo in tasca alla bisogna, faccio scivolare dalla manica mezzo limone, levo il cucchiaino e la siringa da insulina dall'orecchio e faccio il mio dovere.
"Signora, dove pensa che scorra l'acqua?"
"Nella colonnina"
"Così, libera e felice?, o ci sarà qualcosa che lo convoglia?"
"Beh, il rubinetto, è chiaro". E' chiaro eh, scemi voi che chissà cosa starete pensando!
"E prima?"
"Boh, ci sarà una piccola vasca"
"-"
"E prima della vasca?" (ormai sto al gioco, come il "poliziotto buono")
"Il tubo del giardino!"
"Quindi, ricapitolando, tubo del giardino, vasca, rubinetto?"
"Ahahahah" - chissà che cazzo si ride - "è lei che fa le domande a me?"
"Sì, ma lei dà risposta sbagliate. Il tubo finisce col rubinetto, il primo ad essere forato è il tubo"
"Ahhh"
"Ma come fa un muratore a fare un lavoro da idraulico?"

C'èèè che c'èèè, c'è che c'è un treno che vaaa a Paradiso cittààà!

2) Arriva in esposizione una gentil donzella per la riprogettazione del bagno, mi spiega un po' come lo vuole, un po' d'avanteindrè esposizione-casa, cataloghi, ecc...nessun problema, o quasi: la lavatrice non ci sta. Lei è disperata come se le fosse morto un parente. Il regolamento d'igiene, come sapete o come scoprirete a breve, prevede che il bagno principale di ogni abitazione abbia un antibagno. Antibagno che spesso rimane inutilizzato. Propongo allora alla donzella di spostare lì la lavatrice. Un moto di piacere le pervade il corpo, esultanze per la geniale (!!!) trovata, ho quasi paura che proceda ad abusare del mio povero corpicino. Quando si riprende dall'estasi, le spiego come tecnicamente si debba procedere all'operazione.
"Bisogna prolungare i tubi per il carico/scarico dell'acqua e poi dovrà chiamare IL SUO elettricista per le prese di corrente"
"Ma come?" con gli occhi da cerbiattina
"Eh, qui non ci sono attacchi"
"Ma costa qualcosa?"
"-"
"Intendo: me lo fa saltar dentro nel prezzo che mi ha fatto per il bagno?"
"No, c'è una maggiorazione, però non posso quantificargliela ora, devo prima fare il lavoro"
"L'alternativa?"
Io ormai la pazienza l'ho svenduta al rottamaio vol. II: "Si mette qui con un bidone colmo d'acqua e carica/scarica al momento giusto, mentre pedala per far girare il cestello".

Però l'ha presa bene.

3) Sarà che ultimamente macino 2000 km al mese ma sempre per la serie "Pazienza svenduta al rottamaio"

Utenti della strada a cui togliere i diritti civili e politici

1 - Quelli che per superare un ciclista, calcolano anche le fasi lunari
2 - Quelli che arrivano e vedono la coda del semaforo. Tu stai per immetterti, per andare nell'altra corsia, in senso opposto al loro, da una stradina laterale. Attraversi allora una corsia e aspetti che l'altra si liberi per pigliare il giusto verso di marcia. Loro arrivano a pallettoni e ti suonano come degli ossessi.
3 - Quelli a cui lasci una precedenza per pura cortesia e te li ritrovi davanti per 40 km a 50, massimo 60, kmh.

lunedì 12 marzo 2012

(Umberto) D.

Debbo rimettermi in pari con l'universo-mondo (PM, blogroll, eccetera) ma è inutile che vi ripeta le cose già scritte in altri post e soprattutto nel precedente e per cui passiamo subito alla ciccia. Mesi fa vi scrissi di lui ( http://unidraulico.blogspot.com/2012/01/mercoledi-22-giugno-2011-intermezzo.html - sìsì, lo so che i fighi mettono un URL ma di 'ste cose non ci campano una sega), ecco il 2012 gli ha dato un brio nuovo. Tutto è iniziato ancora prima che l'ultimo anno concessoci prima che i Maya facciano pulizia iniziasse. Intorno al 15 dicembre è uscito il calendario lavorativo e le relative procedure per l'ottenimento delle ferie per il 2012. Abolizione di feste inutili come 25 aprile, festa del Patrono, 1° maggio, 2 giugno, la settimana di Ferragosto si lavora. I responsabili dei vari reparti possono andare in ferie solo uno alla volta, per non più di due settimane consecutive e solo se il vice sarà presente in azienda. Con grandissimo sforzo siamo riusciti a fargli capire che il 1° maggio è insacrificabile (ha accettato: com'è umano lei!) e che ci sono lavoratori irreprensibili e che vanno in vacanza da trent'anni nello stesso periodo e quindi non sarebbe il caso di creare inutili tensioni interne con questa rigidità. Dopo estenuanti trattative ha accolto queste due richieste ma da allora in poi la risposta fissa a chi chiede altre concessioni è: "Vada al Tribunale del Lavoro, aspetto la notifica". Non è cattivo, è che semplicemente non concepisce che qualcuno possa mettere, in ogni momento della sua vita, qualcosa sopra il lavoro (ha tipo 2-3 ernie al disco ma solo a pensare che, operandosi, potrebbe perdere una settimana di lavoro gli vengono dei mancamenti), del resto vi farei vedere gli orari a cui mi manda le mail (le ultime tre: venerdì, 4.59, sabato 23.18, domenica 17.06), però vabbè non vorrei ricominciare il discorso dell'altra volta, che non è nello spirito del thread.

Premesso questo: alcuni reparti aziendali lavorano 7 giorni su 7 e per cui serve almeno un manutentore per ogni turno. Ne abbiamo tre e questo comporta che, come potete immaginare, tutti e tre abbiano Himalaya di ferie dal 2010, che devono fare entro il 30 giugno, altrimenti gliele pagano ma devono pagarci sopra anche le tasse e non gli conviene. Ce n'è uno, idolo totale, che si chiama D. D. non parla MAI, "D. messa a posto l'assemblatrice?", la sua risposta è una leggera inclinazione della capoccia verso destra, un'alzata di spalle e un sorriso leggermente tirato. D. ha 29 anni, lo conosco da quando sono arrivato, e avrà detto cinquanta parole da allora. Ha anche una morosa, o almeno così mi è parso di capire, probabilmente si sono conosciuti ad un corso di mimo.

Sta di fatto che venerdì scorso, metà pomeriggio, sono in azienda e lo vedo arrivare dall'ufficio dell'ingegnere di cui sopra e andarsene in reparto. Con un foglietto attaccato alla faccia (cecità a parte penso abbia tutte le malattie oculari note alla medicina) mentre bofonchia tra sè e sè.
"D., allora come va?" - aspettandomi la solita espressione
"Lascia stare, "£$%&/=/&%$£"!"
"-"
"!"£$%&/=^=/&%$£"!, guarda qua - indicandomi il foglietto firmato con i giorni concessi - prima mi dice di fare le ferie, tiro fuori tre settimane, prenoto il volo e l'albergo e 'sto coglione adesso me ne fa fare una tra due settimane, una a fine aprile e una a metà maggio"
Non posso fare a meno di ridere, ripensando ai due protagonisti.
"!"£$&/&%$£"!, ma quello lì che minchia vuole? Ma poi, stocazzo, me ne sbatte i coglioni, ad aprile vado in Messico. Se ha voglia di licenziarmi, lo faccia, !"£$/=/&%$%$£"!"

Ecco, probabilmente questo è il post che, scrivendolo, più mi ha fatto ridere ma che farà meno ridere i lettori, che non conoscono i due elementi ma soprattutto D. Però, pensateci bene, un D. esiste in ogni struttura sociale dell'universo, anche voi conoscerete un D., che paga delle imposte sulle parole pronunciate. Ecco, pensate che un giorno o l'altro potrebbe incazzarsi e pensate che potreste essere presenti alla scena. E ridetete, oh se riderete, come dei deficienti, come il sottoscritto sta facendo in questo momento.

P.S.
I PM vanno beniZZimo ma, come lessi anni e anni fa, in un altro blog, i blog vivono delle parole dei lettori, per cui commentate pure qua.

martedì 14 febbraio 2012

I'm back - La top three

Scusate tutto. Se c'è una cosa che odio è non dare continuità ad un progetto ma non ho "tempo mentale" per stare dietro al blog, nel senso che coi nuovi orari dell'esposizione (martedì/venerdì 15-20, sabato/domenica 10-20) praticamente lavoro sette giorni su sette (perchè al lunedì cantieri e case si fanno lo stesso e sabato e domenica un'occhiata - eufemismo - in esposizione la debbo buttare lo stesso), debbo fare lavori non miei (burocrazia, fortunatamente riesco a farlo a casa, tra le mie cose), ecc...e quindi non ho voglia, una volta staccata la spina, di rimettermi a parlare di lavoro. Fatta questa premessa, passiamo alle cose vere.

Top three dell'ultimo mese e mezzo

Alla numero tre

- Metà gennaio: sono in cucina a installare un forno a gas, quando la simpatica padrona di casa mi chiede se è un problema far partire la lavastoviglie. Ovviamente no. Mentre la sta facendo partire le dico, così, senza altre pretese, che è meglio non mettere l'aceto al posto del brillantante, perchè col tempo rischia di danneggiarla. Finisco l'operazione, tanti saluti, buone cose. Mercoledì scorso mi si presenta in esposizione, con la seguente accusa: "Lei mi ha rotto la lavastoviglie!". Ovviamente non mi ricordavo una sega, mi ricostruisce la situazione e conclude il delirio: "Finchè ho messo l'aceto nessun problema, è bastato un mese di brillantante per distruggermela". Una logica talmente stringente che Aristotele pare si sia accorto di aver scritto solo e soltanto cumuli di cazzate. Fortunatamente non mi piglia a noci ma se ne va, sconsolata, forse perchè non ho aperto bocca, estasiato dagli abissi della mente umana.

Alla numero due

- Installazione di un impianto di trattamento acqua con resine a scambio ionico (serve per abbassare la durezza dell'acqua ed evitare la formazione di calcare). L'impianto fa il suo lavoro alla grande ma ha un grande difetto: è ingombrante. Siccome conosco i miei polli lo dico alla signora: è convinta. La porto in esposizione e glielo mostro: è convinta. Arrivo a casa sua (non esattamente la strada dell'orto: sono 30 km): "qui no!", "qui no!", "qui no!". "Lo mettiamo lì?" - "E io i detersivi dove li metto?". Devo aver fatto una faccia bruttissima perchè mi riguarda e mi dice: "Va bene, non la faccio tribolare oltre".

Alla numero uno

- Ieri mattina mi telefona un cliente, incazzato come una biscia perchè aveva appuntamento con due miei colleghi (schiavi?) alle 8 e alle 9 non si erano ancora presentati. Richiamo i due, che mi dicono: "Ma se è un'ora che andiamo avanti e indietro come due coglioni, chiediamo a tutti se conoscono 'sto scemo e nessuno ci sa rispondere. Dammi il numero che ho lasciato in magazzino l'agendina con la rubrica, che lo chiamo io!". Quello che segue non lo so, lo posso immaginare. So solo che tra Montichiari e Moncalieri ci sono 240 km di autostrada, anche se Viale Europa esiste in tutte e due le cittadine. Morte, morte, morte ai navigatori e a chi, in una ridiezione tricolore di "Scemo & + scemo", fa all'altro "Mon, mon, sìsì, è quello: Moncalieri, Viale Europa".

Ora capite perchè stamattina, dopo aver pigliato l'etto di liquirizie solito, ho guardato la nuova barista (assunta ieri, quindi timida e impacciata) con occhi di fuoco e le ho detto "Dammi una borsa di soldi", al posto che "Una barca di soldi", noto Gratta&Vinci. Lei mi ha squadrato con la faccia del terrore, anche perchè erano le 6 e spiccioli e in tutto il bar c'eravamo solo io e lei. Riavutomi della cazzata, mi sono ricomposto, ho capito la chicca che mi era appena uscita dalla bocca e, scusandomi, le ho detto che "Sono un po' stanchino". Poi mi sono ripromesso di scrivere questo post.

P.S.
Ma che data e ora sono? Bah...

giovedì 26 gennaio 2012

Venerdì, 06 gennaio 2012 - Una richiesta un po' strana

Ieri

"Pronto, l'idraulico?"
"Affermativo"
"Le devo fare una richiesta un po' strana!"
(pensiero: "Non mi dire, solitamente la sobrietà è di casa tra i nostri clienti"): "Dica"
"Ho comprato una vasca idromassaggio da X (nostro rivale, anzi nemico. Scherzo, frequenta il mio bar e ogni tanto esco pure insieme al figlio, anch'egli avventore dello stesso, che lavora con lui) ma preferisco che me la monti lei"
(pensiero: "Fallito. La sinapsi primaria si rifiuta di inoltrare il pensiero a quella successiva): "..."
"Sì, perchè sa...le vostre vasche non mi piacciono, hanno tutte una linea anni Ottanta" (io quando sento queste cose vorrei morire al posto loro) "insomma non vi aggiornate, siete retrogradi" (pensiero: "Signora, se vuole anche aggiungere che macelliamo bambini e rubiamo le pensioni fuori dalla Posta faccia pure)
"..."
"Di contro c'è da dire che siete molto accurati nel montaggio e nella manutenzione"
"..." (giuro: non parlavo più, anche perchè quando il genio si esprime in cotal modo come può uno scoglio arginare il mare?)
"Cioè, non che ci voglia molto." (e te pareva...) "Voi fate il vostro lavoro come va fatto, sono gli altri che sono delle...bestie"
"Sisì"
"Eheh" (un dialogo tra imbecilli, praticamente)
"Per me non c'è problema"
"Ok, allora lei passa in settimana da X, ritira..."
"No, scusi, mi faccia capire: lei la vasca non ce l'ha a casa???"
"Eh no, io ho solo una piccola Matiz. Come faccio a caricare quella vasca?"
Avevo gli occhi che ormai stazionavano ad un metro abbondante dalle orbite "E quindi dovrei passare a prenderla io???"
"Eh, sì" (con tono stupito)
Mi è scappato da ridere "No, maaa...signora, scusi un attimo, ma le pare una cosa non dico normale, che è parola che odio, ma, boh, consueta, ordinaria, abituale???"
S'inalbera "Le avevo detto che era una richiesta un po' strana!!!" (forse voi non lo sapete ma è un alibi molto in voga nelle caserme. Uno, arriva, suona e dice: "Debbo dirvi una cosa un po' strana: ho appena rapinato una banca." I militi lo ammanettano e lui diventa una iena perchè, cazzo, gliel'avevo detto che li aveva avvisati)
"Signora, non scherziamo e facciamola veramente finita qua: si levi dalla testa l'idea che io vada da X a ritirare la vasca. Trovi un modo per farsele portare a casa e io arrivo a montargliela."

(segue fissaggio dell'appuntamento, lunedì 9 gennaio alle ore 9)

Tasto rosso del cell, ricerca del numero in rubrica dell'acerrimo nemico e telefonata.

"Ciao bestia"

Gli spiego la storia

"Lascia stare, va, che su 'sta rincoglionita e la sua stracazzo di vasca, avrei da raccontarti una storia che finirei domani. Ti dico solo che è da ottobre che mi spacca le palle." (ho edulcorato) "La prima volta che ti becco al bar te la racconto, dai"

Attendo con ansia, poi riferirò.

Notare che mi ero ripromesso di raccontarvi le cazzatissime dell'ultimo mese ma, come vedete, sono sempre fuorisincrono rispetto ai neuroni malati dei miei clienti.

Domenica, 01 gennaio 2012 - La tregua

Riemergo dalle nebbie (che manco ci sono più, peggio delle mezze stagioni) in uno dei pochi momenti liberi di questi ultimi due mesi ed in particolare di questi ultimi 30 giorni pre e post natalizi. Trenta giorni di ultrafuoco, con esposizione aperta sette giorni su sette, segretaria che s'è presa un principio di polmonite (fortunatamente niente di grave, proprio perchè bloccata in tempo) e che quindi ho dovuto sostituire, aumento esponenziale di imbecilli: insomma un rilassante cammino di avvicinamento al Natale.

La chicchissima del mese rimane un episodio che per farlo capire appieno debbo prima pubblicare una foto, per cui dovrei trovare una mattina in cui ricordarmi di portare via la macchinetta, perchè non ho il cavetto per collegare il cellulare al computer. Con la presenza di spirito che ho il mattino alle 5.30 sarà facile che il 31 dicembre del 2012 sarete ancora qui ad aspettarla. Non disperate comunque che imbecilli, anche se di minor rango, ne ho comunque osservati parecchi. Parecchi perchè parecchi son stati i visitatori: non sto qui a far (assurdi) commenti sulla crisi (ci ha già pensato il nostro ex PdC) ma evidentemente in questo Natale si sono venduti solo articoli di arredobagno, visto che avevamo una media di 50 visitatori al giorno, con punte di 100 al sabato e alla domenica.

Iniziamo con questo, gli altri nei prossimi giorni, primo perchè sto crollando, secondo perchè così almeno ho il rovello di mantenere la promessa e scrivere con più frequenza nonostante gli impegni (dal 2 iniziano i fuoritutto svuota magazzino, aiuto!!!).

Settimana scorsa

1) Marito e moglie alla "Dio li fa e poi li accoppia". Il marito mi affetta le gonadi, perchè vuole un box doccia nell'ordine: rettangolare, ad apertura scorrevole reversibile, estensibile, ante sganciabili, chiusura calamitata, non meccanica, mi raccomando!!! (in effetti il mondo è pieno di gente che è morta chiudendosi nell'anta della doccia, ndf), telaio in alluminio cromato. Gli faccio vedere una serie di modelli: 1500 euro (troppo!!!), 1200 (troppo!!), 1100 (troppo!). Ad un certo punto mi ferma e mi dice di non fargli perdere tempo (notare: io a lui...), che tanto più di 300 euro non intende spenderli. Gli vorrei far intendere, con abile giro di parole, che a quel prezzo non troverà niente ma mentre lo sto per dire mi spunta una lampadina e mi ricordo di un box doccia che c'era in esposizione quando mi assunsero, una roba di una bruttezza vergognosa, nel senso di vergognarsi a vendere una simile oscenità, che stazionava da anni in magazzino e che mi faceva l'occhiolino ogni volta che partivo per la discarica. Chiamo Lamine e gli dico di portarmelo su dal magazzino. Lamine, con notevole presenza di spirito (lui sì) mi guarda con uno sguardo che significava solo una cosa: "Quella merdata là?", fortunatamente non parla, capisce al volo (cosa strana per lui) di cosa sto parlando e si precipita giù per le scale. Arriva, glielo sfilo, gli faccio vedere le specifiche della scheda tecnica e quella di presentazione alla clientela. Lui è soddisfattissimo!

"Queste belle cose le tenete in magazzino e in esposizione mettete questa roba! Va che siete ben strani!!!" (noi...)

Tutto a posto? Manco per idea. A questo punto entra in gioco la moglie, con occhio clinico e accigliato

Moglie: "Scusi, ma cosa significa cristallo temperato e serigrafato?"
Io: "Temperato significa più resistente e più sicuro in caso di rottura perchè si rompe in tanti piccoli pezzettini con i bordi smussati, è ottenuto con un procedimento particolare di riscaldamento e raffredamento"
Marito, ormai innamorato del suo prossimo acquisto: "Come i finestrini dell'auto, giusto?"
Io, stupito: "Giusto, si usa in tutte quelle strutture che possono costituire un pericolo per le persone: l'auto per l'incidente, le docce per gli svenimenti o le cadute, ecc..."
Il marito, con classe notevole, si dà una grattata ai gioielli
Moglie: "E serigrafato?"
Io: "E' un procedimento di stampa con forme definite"
Moglie: "In parole povere?"
Io: "E' un procedimento industriale di evoluzione dello stencil"
Moglie: "Lo stencil??? Quello delle forme dei bambini???"
Io: "Sì!"

Non so cos'abbia interpretato ma sta di fatto che inizia a perlustrare i disegni sulle ante alla ricerca di sbavature. Dopo tre minuti in cui, mentre la speleologa indaga sui misteri della serigrafia, io e suo marito parliamo del meteo (che brutta china che sto pigliando), si rialza e annunzia al popolo in vibrante attesa:

"Non ci sono difetti"
(pensiero: "Grazie, graziella e grazie al cazzo, è industriale!!!") "Certo signora, gliel'ho detto: è un procedimento industriale!"
"Quindi lei vuole vendermi come artigianale una lavorazione fatta in una fabbrica?"
"Chi ha parlato di artigianato?"
"Lei"

La voglia è quella di prendere l'anta e spaccargliela sulla faccia, sperando che non sia temperato il vetro e che si spezzi infilanzandole la carotide

Fortunatamente interviene Lord Brummel

Marito: "A quanto me lo fa?"
Io: "300 euro, con uno sconticino perchè non si è capito se è industriale o artigianale!!!"
Marito: "Affare fatto!" (a ripensarci avrei potuto dire 3000 o 30000 che l'avrebbe comprato comunque)
Io: "Più ovviamente il montaggio"
Marito: "Lo monto io, non si scomodi a venire a casa mia!" (montare un box doccia non è una sciocchezza ma se si offre lui, che lo faccia, tanto l'ultima cosa che ci manca in questo periodo è il lavoro)
Io: "Giusto così, un po' di sano artigianato casalingo!!!"

La moglie vorrebbe uccidermi, perchè ormai ha capito che il marito ha stornato il suo amore da lei a quel cazzo di box doccia. Mi strafulmina con lo sguardo. Penso che nelle preghiere di Natale e di Capodanno abbia chiesto benedizioni per tutti e maledizione per me. Probabilmente in questo momento sul suo comodino ci sarà una bambola con le mie fattezze, trafitta da qualche migliaio di spilloni.

Nel dubbio

Buon Anno!!!

Lunedì, 28 novembre 2011 - Giustificare l'assenza

Premetto due cose: la prima è che, come ho già scritto, adoro il mio lavoro e pagherei per farlo, la seconda è che ho l'enorme fortuna di poter portare il lavoro a casa, nel senso che tutte le menate burocratiche (e sono tante, credetemi), posso farle tra le quattro mura domestiche, mentre cucino, gioco con la mia cagnona, faccio una navigata sui miei siti preferiti. Detto queste le ultime cinque settimane sono state l'inferno sulla terra e oggi è stato il primo giorno con una mezza giornata libera.

A questo punto sorge spontanea la domanda: ma perchè le menate burocratiche devi sbrigartele tu e non la segretaria (che, unica collega, ci legge, quindi andateci piano, ahahahah)? Perchè ai piani alti hanno deciso di STRAVOLGERE l'orario di apertura dell'esposizione. Il mio precedente datore di lavoro, per motivi personali (voglia di stare con la pupa nel weekend), aveva imposto come orario (dell'esposizione, noi non abbiamo orario): dal lunedì al venerdì 9-12 e 15-20, preferendo perdere qualche denaro (non molti, la nostra fetta di mercato segue altre logiche rispetto a quelle della GDO) per stare con la famiglia. Anche con la nuova proprietà la tradizione era continuata, senonchè settimana scorsa mi chiamano in direzione e mi comunicano che

"..."
"..."
"Il nuovo orario sarà il medesimo ma esteso sui sette giorni. Darne comunicazioni agli interessati e organizzare i turni."
"Gli interessati sarebbero due: X (La Svety) e Y (Lamine), quindi dobbiamo assum..."
"Assumere???"
"Si fanno girare quelli che ci sono, altro che assumere" con tono che non è che non ammetteva replice ma nemmeno inarcate di sopracciglia.
Indomito: "Sì, ma..."
"Appena il nuovo orario andrà a regime, vedremo come riconoscerle il tutto a livello economico" (tradotto: "Quello che manca lo fai tu, (cretino)")

Grazie all'enorme disponibilità di tutti, marxista escluso per questioni di contratto, siamo riusciti, gestendo gli straordinari, a produrre una tabella di marcia, che speriamo di rispettare.

Siccome qualcuno me l'ha chiesto in PVT, specifico che siamo in sette

La Svety e Lamine in esposizione. La prima a segretariare, il secondo tuttofare tra magazzino, manutenzione del verde, pulizie, banca, posta e che più ne ha, più ne metta.
Antonio (un grande!) e George Best lavorano nei cantieri e, nei periodi di magra per l'edilizia (come questo), negli impianti industriali.
Baldo (a cui vogliamo bene anche se rumeno) nei piccoli interventi domestici.
E part-time, il marxista (quello però l'abbiamo assunto...lasciamo perdere, che altrimenti mi girano i maroni) a costuire camini e ad installare stufe.
E il sottoscritto, jolly. Col nuovo orario sempre di più, costretto (e questa è una costrizione vera, perchè è un lavoro che odio) a fare pure la segretaria (in autoreggenti e pornocchialetti).

Fatte tutte queste premesse noiose ma necessarie, per chiarire la mia assenza e per rispondere ai PM pubblicamente in modo da farlo una volta per tutte, passiamo alla ciccia. Di episodi ce ne sarebbero mille, inizio col raccontarne tre, gli altri nelle prossime puntate.

1) Ieri mattina, esposizione, moglie sottomessa con marito borioso, ma di quelli da film, alla Dogui.

Settore camini e stufe (mancava)

"Serve un aiuto?" (pensate voi a come sto messo, da artigiano a commessa della domenica)
Lui: "Stavamo solo guardando"
Lei: "Io però una domanda voleva farla"
"Dica"
Lei: "Volevo sapere cosa sarebbero esattamente i pellet"
"Segatura pressata in cilindretti"
Tutte questo a volume classico da domenica mattina. Toni morbidi, sorrisi larghi e comprensivi, decibel poco sopra lo zero. Ad un certo il boato...
Lui: "Ma cazzo, te l'ho detto già cento volte: quando non servono più fanno a pezzi i bancali e ci fanno 'sta roba"
Una volta riacquistata la funzionalità dell'orecchio: "No, quelli si chiamano pallet"
Lui come se avesse preso un cartone in mezzo al grugno
Lei: "Bene, continuiamo a guardare in giro"

Tempozero hanno preso la porta.

2) Qualche giorno fa

Ore 19.30, ultimo intervento della giornata

Finisco l'installazione di una porta doccia, che non è esattamente un'operazione leggera, ricevuta, pagamento, quando arriva la maledetta: "Senta, avrei una cosa da farle vedere"

Nervi a fior di pelle, maroni a fior di pavimento, fame da campo profughi

"Cooosa?" con musta da Jack Nicholson in Shining
Mi conduce in cucina o meglio quello che lei definiva cucina, in realtà una caverna.
"Vede, si forma la muffa sulle pareti, c'è un odore che si fa fatica a starci dentro, a volte mi marcisce persino il cibo se lo chiudo male e lo lascio lì per qualche giorno, i toast, per esempio"
"Ellammaddonna" guardo fuori dalla finestra, buio pesto: "Scusi ma fuori da qui che c'è? Una siepe di alberi?"
"No, no, proprio un bosco!!!"
"Eh, signora, sfido io che ci sia 'sta umidità. A lei i funghi non conviene andare a comprarli, le crescono direttamente in frigorifero"
Ride
"Mi consiglia un muratore?"
"Ma no, per far che? Basta un deumidificatore, anche di quelli portatili"
Si fa seria
"Lei lo fa per guadagnarci, guardi vè" con gesto della mano come a volermi dare delle sculacciate
Lo stomaco inizia a ruggire: "Quindi?"
"Quindi niente, era solo per chiederle se mi conveniva chiamarle un muratore"
"Sì, così poi le consiglia lui cosa fare. Per me le dice di rivolgersi ad un idraulico"
"Ok, ok, allora la saluto, alla prossima"

AAA cercasi maroni, anche usati

3) Il marxista non si scompone. Provo a caricargli delle molle ma questo non è il classico fattone moderno, questo è un comunista vecchio stampo, coi capelli corti e gli occhiali con montatura in osso. Neanche la caduta del governo Banana l'ha scomposto, mi ha detto che "Abbiamo cambiato un delinquente solo con un governo di banchieri e quindi, per loro natura, delinquenti." E' grande analisi politica!
Non demordo, continuo a caricare più molle di un orologiaio ma la sua chiusura, oserei quasi dire la sua "ritirata strategica", mi fa temere per la mia incolumità. Già mi vedo classificato come i conoscenti di Moretti in "Bianca". Il mio fascisolo recherà impressa la scritta "Nemico del popolo e della rivoluzione".

Giovedì, 10 novembre 2011 - Sconti - Quinta parte, la nonna

Continuano le settimane di fuoco, anche se questa m'ha concesso qualche pomeriggio di tregua almeno dal punto di vista operativo, in quanto impegnato a sbrigare qualche chilo di menate burocratiche.
Settimane che comunque non sono passate invano quantomeno dal punto di visto bloggistico

Una mia amica si sposa (non so da voi, ma qui in zona da quando quei due geppi inglesi si scambiati le fedi, è iniziato il calvario. Personalmente resisto, resisto, resisto) ed è venuta da noi a comprare tutto l'arredobagno, vasche, sanitari and so on. In accordo con i miei capi, perchè pur gestendo la baracca quasi autonomamente, devo pur rispondere loro, le è fatto un prezzo di favore, guadagnandoci i due terzi rispetto ad un cliente normale.
Insomma, uno sconto importante (è un'amica amica, ci mancherebbe altro). Accordi sull'installazione, baci, abbracci, ringraziamenti, gridolini, "Dove vai a fare l'addio al nubliato?" - "Dovremmo andare a Berlino, stiamo cercando un volo" - "Uhuhuhuhuh, ci sono stato" - "Ohhh".

Senonchè lei prima di uscire, mena il fendente:
"Ahhh, Fily, guarda che entro breve ti telefonerà mia nonna!"
"Uh?"
"Sai che è amica di tua nonna, no? Eh è un mese che rompe, dille che mi hai fatto il 50% di sconto, così lei è soddisfatta".

Due giorni dopo, ore 10.05, la segretaria mi chiama sul cellulare

"Fily, c'è una signora che continua a telefonare chiedendomi di te"
"Eh, non le hai detto che a mezzogiorno, quando rientro, telefono a tutti quelli che mi cercano?"
"Ti pare??? Certo che gliel'ho detto ma non so se fa finta di non capire o non capisce, ma ogni mezzora telefona!"
"Se ritelefona, dalle il mio numero di cellulare"

11.10

"L'idraulico???"
"Eh, anche buongiorno"
"E' stata lì per caso la mia Martina???"
"Sì, due giorni fa"
"Le ha fatto un buono sconto. No perchè sa, io conosco sua nonna!!!"
"Ah, bene!!!"
"Comunque sì"
"Mi dica quanto!"
"Il 50%"
"Sì ma...parliamo di soldi"
"Sarebbe stato 7000 euro, abbiamo concordato per 3500"
"Tantino, eh!"
"No, signora, è un prezzo di favore, appunto perchè so che lei è amica di mia nonna"
"Sarà, sarà!"

Click

Così, senza salutare nè prima, nè dopo.

Usciamo un attimo dal discorso, ricostruiamo chi è questo fulgido esempio di gradevolezza. Basta citare un'esperienza della sua vita. E' un amica di mia nonna, vero, con cui fece la patente insieme, ormai trent'anni fa.

Tutto quanto vado riportando è per interposta persona (mia nonna) su cui però tenderei a metter la mano sul fuoco, non per la sincerità della mia congiunta ma perchè conosco l'altro elemento.

1 - All'ultima lezione del corso di teoria, l'istruttore indicava il cartello stradale e loro dovevano semplicemente descrivere prima l'azione che bisognava eseguire e poi il significato del cartello. Il cartello era il classico triangolo con bordo rosso che raffigura un dosso.
L'istruttore indica e lei mette su una faccia alla Jimmy il Fenomeno, da dietro inziano ad arrivare suggerimenti: "Frenare, dosso" "Frenare, dosso", "Frenare, dosso"
Lei nell'ordine piazza un uno-due terrificante, come neanche il Manchester della finale di Champions del '99
1) "Saltare il fosso"
Rullo di tamburi
2) "Mangiare l'osso"

2 - All'esame di teoria vero e proprio, consegnò per prima, poi piantò su un cinema mai visto perchè rivoleva indietro la scheda per dare una controllata. Dovette intervenire il capo della motorizzazione, spero sparandole alle gambe.

3 - Prima lezione di guida
"Buongiorno signora, lei ha già guidato?"
"Non proprio, cioè, diciamo, qualcosina"
"In che senso qualcosina?"
"Gli autoscontri alle giostre!!!"
Mia nonna, che sedeva dietro, nel raccontare quest'episodio tra convulsioni varie, riferisce che l'istruttore si girò verso di lei e le disse: "Prenda il suo posto, per favore"