mercoledì 25 luglio 2012

This is the end, my only friend! - Seconda parte


Sto finendo gli ultimi lavori, tipo ristrutturazioni, ammodernamenti, sostituzioni, quelli del "Tanto signora non è urgente, appena mi libero glielo faccio", perché odio non mantenere la parola e le promesse fatte ai miei adorati clienti. Nel frattempo faccio un post-contenitore, dove ci ficco dentro di tutto: risposte, amori, appunti, riflessioni, aneddoti, affetti, lisergia applicata all'idraulica, tra il (poco) serio e il (molto) faceto.

- Internet c'è anche nel Sultanato? Boh, sì, può darsi. Ma io non vado nel Sultanato dal sultano. Non vado nel Sultanato tra i pezzi grossi. Non vado nel Sultanato tra i dirigenti. Vado nel Sultanato tra i cammellieri, in container che qui useremmo come forni a microonde, dove le morti per morso di serpenti a sonagli sono all'ordine del giorno.

- La segretaria che, voglio ricordarvi, ha un moroso assolutamente degno di stima ed ammirazione, mi ha raccontato il suo primo giorno d'assunzione, che non ricordavo. E' bello vedere come si viene visti dagli occhi di un'altra persona. Premessa: l'aveva assunta il mio ex datore di lavoro, che però quel lunedì mattina aveva avuto un contrattempo e mi aveva quindi detto di tornare in esposizione per aprirgliela.
"Ero agitatissima, appuntamento alle 8, alle 7.30 ero già fuori. Alle 7.59 non c'è ancora nessuno, alle 8 vedo arrivare in impennata un furgone dalla strada sotto, salta giù uno con una barba di 40 giorni (la mia adorata barba da studente coranico, ndF), sigaretta a mezza bocca, carico come un mulo di : - una borsa a mano, - uno zaino, - una cassetta degli attrezzi, - una borsa di plastica (!!!). "Buongiorno" "Buongiorno, sei qui per...ah sìsì, tu sei l'impiegata nuova, bene", inizi a cercare in tasca le chiavi, poi nello zaino, poi nella borsa, poi nella borsa di plastica, nel frattempo ti cade tutto per terra, bestemmie ad altezza uomo, dopo dieci minuti scopri che sono nella cassetta degli attrezzi. Mi apri la porta e mi dici: "Quella è la tua scrivania, quelli sono i cataloghi, là le menate burocratiche, la password aziendale è XXX, la password tua personale la devi impostare e poi comunicarla al CED, io ti saluto che ho un appuntamento". Io: "Ma, ma (pensiero: "Non so neanche cosa devo fare!!!")" "Hai paura di stare qua da sola? No, dimmelo, hai paura?" "No, è che io non so..." "Cià, cià", prendi in mano il cellulare senza neanche farmi parlare "Signora, se l'appuntamento lo spostiamo al pomeriggio alle 14 è un problema? No? Bene, a questo pomeriggio allora" "Io vado giù a sistemare e pulire il magazzino, se hai problemi chiamami senza timore"."

- Vado nel Sultanato per un motivo ben preciso, non è una scelta di vita o uno sfizio: l'unico motivo di pentimento sarebbe se ci dovessimo lasciare. No, non farò l'idraulico come qua. E' un mestiere simile (sempre di gas e liquidi si parla) ma non uguale.

- La nostra parte produttiva sta chiudendo. Strano, chi l'avrebbe mai detto che senza progettare più un cazzo di nostro e andando avanti a fare tubi che in Croazia producono ad un terzo del costo saremmo finiti così? Per fortuna che alle riunioni (pardon, briefing) tra facce di culo (pardon, manager, anch'io sono manager, sostanzialmente non cambia un cazzo, ho lo stesso stipendio e le stesse responsabilità di prima, però ho la cartellina in pelle con le letterine del nome e della qualifica "Sales&Maintenance Manager" stampigliate in ferraccio pittato d'oro, mica cotica) ormai sono in fase zen e non rispondo più a queste sconvolgenti rivelazioni che anche Cicchitto forse avrebbe previsto.

- Il dramma vero del Sultanato è che "sono previste pene detentive severissime per uso e spaccio di droga".

giovedì 5 luglio 2012

This is the end, my only friend! - Prima (?) parte

Questo con ogni probabilità sarà l'ultimo post di questo blog. Il motivo è presto spiegato: se tutto va come deve andare, tra qualche giorno non farò più questo lavoro. Anzi, mettiamoci il carico da 11: non sarò più in Italia ma molto, molto lontano.
Il motivo è presto detto: il "progetto di vita" ('mmazza che paroloni!) che ho messo in cantiere con la morosa prevede al punto 1 che i figli non saranno parcheggiati (o lo saranno il meno possibile) a baby-sitter, nonne e vecchie zie zitelle. Nell'azienda (che non è proprio un'azienda ma una di quelle istituzioni che è peggio fondare che rapinare) in cui lavora vi è la possibilità, in determinati ambiti, di fare il telelavoro, ossia di lavorare da casa, tramite connessione ad internet, per almeno quattro giorni su cinque. Fortuna vuole che l'ambito sia quello per cui ha studiato e che ama più della sua stessa vita (delle mia non parliamone nemmeno): la tanta vituperata finanza. Sfiga vuole che per accedere al telelavoro, agognato da tanti, bisogna necessariamente passare le forche caudine di un periodo di "prova" e di "formazione di un bagaglio di esperienze" all'estero. Periodo che va dai 3 ai 5 anni. Ecco, l'occasione è arrivata sottoforma di Sultanato, dove andrà a lavorare nel centro-studi della banca per le analisi macroeconomiche, che sono poi quelle che i trader della banca interpretano per investire i vostri soldini.
Siccome lei è il sole delle mie giornate, la luce delle mie nottate, il mio zenith e il mio nadir, il primo mio pensiero che al mattino mi sveglia (in realtà prima c'è la pisciatina della cagnona, ma non roviniamo la poesia), l'ultimo desiderio che la notte mi culla, la ragione più profonda di ogni mio gesto, la storia più incredibile che conosco, capace di equipaggiarmi con morso e sferza  - il paraocchi, mai - e in definitiva ho un bisogno psicofisico di respirare la sua stessa aria, io la seguirò, come Lassie con Jeff Miller. Vado a lavorare per una nota azienda di servizi per il settore petrolifero (non ci vuole la scala per capire), occupandomi della parte idraulica (che è come dire il 99% delle infrastrutture) a capo di una pattuglia di 10 elementi. Anzi, meglio: vado ad imparare il mestiere di caposquadra da un signore che l'anno prossimo andrà in pensione, affiancandolo.
Non ho timori particolari perché non parto con la valigia di cartone e poi sono abbastanza cittadino del mondo per adattarmi bene in ogni luogo ma è superfluo dire che mi mancheranno tante cose, tanta abitudini, tanti amici. E' un 1% rispetto al centro della mia vita, ossia lei, però sarà un'esperienza indubitabilmente forte, specie per uno che è nato, cresciuto e morirà per amore delle proprie radici e con esse si nutre.
Quindi, in definitiva, a breve si parte, ci saranno questi 3-5 anni di limbo, poi si torna in Italia per vivere nella nursery del Sant'Anna.
Però ho l'impressione che non sarà l'ultimo perché ci saranno altre cose da puntualizzare o domande a cui rispondere.