martedì 30 aprile 2013

London Calling


Dalle 6.25 di venerdì 3 alle 7.10 di lunedì 13 sono a Londra, con amicicicici e morosa. Poi quattro giorni in Italia per il giro dei parenti e il montaggio dei soppalchi*. Sono già piuttosto corazzato, perché la morosa e gran parte degli amicicicici ci sono già stati, però se avete suggerimenti, preferibilmente alternativi ("Fily, c'è una bellissima torre dell'orologio!" - "Ma dai?"), ve ne sarei grato.

*
Copio da altri lidi (27 dic 2012)

"Pronto, ciao, sono la Paola, l'amica di tua mamma"
(pensiero: stupendo) "Buongiorno, dica"
"Niente, allora io debbo fare un soppalco in casa mia. Una roba da niente, eh, quattro metri per tre, per far giocare i bimbi senza buttarmi per aria il soggiorno"
"Bene"
"Solo che il muratore mi ha buttato fuori 18k euro di spesa"
"Eh beh, immagino, è un lavorone, anche se non sembra"
"Tu a quanto me lo faresti?"
"Io domani sera parto e torno a metà maggio"
"Sìsì, tua mamma me l'ha già detto, posso comunque aspettare. Non è urgente"

Già sono in un periodo in cui ho Erika De Nardo come sfondo del desktop, ti lascio immaginare la pacata reazione dopo aver attaccato la conversazione. Ti dico solo che la morosa m'ha chiamato FILIPPO come succede quando debbo essere richiamato all'ordine.

Questo pomeriggio sono andato a prendere le misure. Ci vorranno più putrelle per fare quel soppalco di merda che in tutto il PalaBiella.
Io le ho già detto che si scordi di pagarne meno di 12-15k, ma so già che a maggio lo stupore comparirà sul suo volto e mi vien voglia di comprare anche il calendario ebraico e musulmano per aver abbastanza santi da bestemmiare. Il bello di abitare in campagna/provincia/quel che l'è.

domenica 28 aprile 2013

Love in the time of bimbiminkia

28 aprile 2007

Un bimbominkia di 21 anni non ancora compiuti
Una bimbaminkia di 19 anni appena compiuti

Dopo quattro settimane di bacini e bacetti, con la risolutezza dei vent'anni: "Cioè, ma quindi, il cielo, noi, lo sai come vanno di moda in questo periodo le piastrelle con le greche nelle docce? possiamo dire, a Trieste si salutando dicendosi "Mandi", non "Ciao", domani piove, che siamo insieme?"
Sospiri sparsi
"Sì" e furono guanciotte viola e fu imbarazzato mutismo fino al giorno dopo
"Ahhhhhhh" e furono sei anni di cose belle che ci si sforza (spesso fallendo, qualche volta riuscendoci) di rendere sempre migliori, giorno dopo giorno.


giovedì 25 aprile 2013

25 aprile: Storia della mia gente

Sintetizzo con un tweet, perché mai come questa volta 140 caratteri servono a non sprecare inutili parole

#25aprile: da una parte il Bene, dall'altra il Male. In ambedue gli schieramenti: opportunisti, galantuomini, servi, benintenzionati, fanatici.

Da parte di padre non ho grandi storie di guerra. Erano una famiglia di contrabbandieri (no, non fate quella faccia. Allora qui era una roba consueta) e non serve aggiungere altro.

Da parte di madre famiglia interamente socialcomunista, con anche parenti presi a coltellate durante il Ventennio perché in osteria, dopo qualche bicchiere di troppo, si lasciarono leggermente andare.

Mio bisnonno, meccanico ferroviere al Deposito Locomotive di Milano Greco, aveva sette figli e non poteva andare in montagna. Il DLMG era un focolaio di Resistenza. I mezzi erano funzionali ai trasporti tra Repubblica di Salò e Germania e andavano sabotati, a qualunque costo. Consegna tassativa: ogni dieci treni, sei venivano riparati regolarmente, tre con ritardo, uno sabotato. Lui poi, extra-lavoro, si occupava di organizzare viveri, armi ma soprattutto informazioni per chi in montagna combatteva. Finché qualcuno cantò. A quel punto era un uomo morto. I tedeschi non scherzavano un cazzo, battevano in ritirata ed erano ancor più pericolosi, anche perché metadone e morfina per loro erano cibo quotidiano. Irruppero in casa e lui s'infilò nella canna del camino. Erano sicuri che fosse lì dentro e ribaltarono la casa per cercarlo. Quando sembrarono aver capito dove si era nascosto, mia zia, ventenne, si offrì. Diciamo che tecnicamente si può dire che non fu violentata, ma quella mezzora le segnò la vita, come facilmente intuibile, soprattutto considerando la società del tempo. Non si sposò, con tutto quel comportava. Ora sono tutti morti. E' una storia che nella mia famiglia si è sempre, comprensibilmente, raccontata a mezza bocca, ma a ben pensarci da vergognarsi non c'è proprio niente. Finì la guerra. Il 25 aprile mio nonno andò in piazza per festeggiare. Non fece neanche in tempo a varcarla, vide qualche faccia e tornò a lavorare.

Suo fratello, anche lui ferroviere ma macchinista, sfruttava la sua professione per volantinare controinformazione, fogli di lotta and so on, dove per volantinare ovviamente intendo appoggiare i volantini senza farsi vedere, nella stazione di partenza e in quella di arrivo. Finché un bel giorno, tra Sesto e Monza, i tedeschi fanno fermare il treno, lo circondano a mitra spianati e iniziano a farli scendere uno ad uno per la perquisizione. Equipaggio compreso. Furono giorni intensi per la sua naturale regolarità. Perché sì, i volantini li mangiò.

Non è un mio parente di sangue, sposò la sorella di una mia bisnonna. Lui era un uomo di quelli che adesso sarebbe molto apprezzato, allora era trattato alla stregua di un idiota perché non solo non bussava sua moglie, ma le voleva un bene che mia nonna tuttora lo usa come metro di paragone. Lui aveva solo un piccolo difettuccio: diciamo che il matrimonio lo riteneva tale solo se consumato. Tutte le sere. Siccome i metodi contraccettivi dell'epoca funzionavano sì ma soprattutto no, mia zia al decimo pargolo decise di chiudere la fabbrica dei figli. Lui non se ne dava per inteso. Allora lei lo piazzava nella stanza dei bambini. A cui lui passava le serate raccontando storie di paura, paurissima. Al settimo urlo sincrono cacciato dai cinni, mia zia era costretto a riprenderselo in letto, per evitare di svegliare tutta la corte. Per chiudere la premessa: commerciava in bestiame e qualche soldino l'aveva messo da parte, mia zia si prese la polmonite, lui VENDETTE tutto, casa compresa, per farla curare (di polmonite allora si moriva uso ridere. Contrarla voleva dire condanna a morte nel 99% dei casi). La sua famiglia in toto gli diede del coglione, con parole che possiamo riassumere così: "Ormai quello che doveva fare, ossia i figli, ha fatto, lasciala morire". Andarono a Milano insieme (anche qui, robe dell'altro mondo per quell'epoca) da un "professorone". Stettero là un mese, per i primi tempi lui dormiva su una panchina di fronte all'ospedale (non aveva più un ghello), finché le suore del pensionato dell'ospedale non si decisero a farlo dormire con un tetto sulla testa. Mia zia si salvò e morì a 97 anni. Evvaffanculo.
Sta di fatto che un bel giorno i partigiani locali gli dicono che hanno bisogno di due Breda mod.30/37 (mitragliatrici leggere) da andare a prendere presso mio bisnonno. Lui se ne ricorda solo alla sera. Siccome allora la parola data era tutto, soprattutto in situazioni come quelle, fa un giro in osteria per prendere la carica e poi va al cinema del paesello, punta due pipe alle spalle di due giovanissimi GNR: "Bagaj, lassi gio' i Breda che ve suced nagott" (Ragazzi, lasciate giù i Breda, che non vi succede niente) e tutto felice se ne esce dal cinema con le mitragliatrici. Quando raccontava questa storia, la concludeva sempre con un "Ah-Ahhhhhhh, se cagaven ados!", che non ha bisogno di traduzioni.

Tre storie, senza pretese di essere altro. Tutti e tre raccontavano le raccontavano, queste e molte altre, senza compiacimenti ed eroismi e questo è il motivo per cui, pur non avendoli mai conosciuti, vado particolarmente orgoglioso di aver incrociato le mie radici con le loro. Con massimo e immutato disprezzo dei partigiani del 24 aprile verso sera che poi hanno sfrombolato i coglioni per i decenni a seguire. Meglio chi è morto per Salò.

martedì 23 aprile 2013

Cinghiamattanza


E' arrivata una nuova ingegnera a sostituire l'ingegnera Sausage, che è ritornata a Muscat. Nella capitale faceva il turno inverso al mio e per cui la conoscevo di vista. S'è laureata ad ottobre ed è subito partita per il Sultanato. Sarà alta un metro e cinquantacinque. Ma riesce a sedersi in posizioni tali che se ti siede avanti finisce col centrarti sempre i piedi. Poi si scusa. Non alzando la mano, ma sventolandola come quando nello spot dell'Amaro Montenegro dice "Le nostre ricerche in mare erano durate mesi". Pesa quaranta chili (non scherzo, con le pollice-medio riesco a farle il giro dell'omero). Capelli alla maschio con principio di cresta. Pantaloni con cavallo alle ginocchia. Le manca un premolare o un molare. Talvolta si alza dalla sua postazione, sta dei minuti in piedi tipo periscopio, poi si siede e dice: "Mahhhhhhh". Quando non le torna qualcosa, stringe i pugni e bestemmia a bassa voce. Ogni tanto prende il notebook e lo tiene a mezz'aria. Risponde alle chiamate dicendo: "Ueilà". Mangia fette biscottate sopra la tastiera, sbriciolando ovunque, poi soffia facendo un rumore infernale. Soffia ovviamente in direzione del notebook di quello che le sta di fronte. Poi si accorge del danno, chiede scusa sempre con metodo Amaro Montenegro, va in quella postazione e soffia in direzione ostinata e contraria. Dopo cinque minuti di tornado, le briciole si "spantegano" per tutto il tavolo e così è possibile sentire un cra-cra ad ogni movimento delle braccia. Sbadiglia in continuazione: tante volte vien da chiedersi cosa faccia la notte, visto che le attività ricreative, fiorenti nel resto del Sultanato (ahahahahahahahahahahah), qui sono ancora più numerose. Ho la vaga sensazione che cerchi corrispondenza d'amorosi sensi con il suo stesso sesso. C'è simpatia.

Colloqui tra noi

Io e lei

"Come mai sei venuta qui? Non ti conveniva stare in Italia, almeno per i primi tempi?"
"Debbo comprarmi la moto, al più presto. Ho 25 anni, la patente da quando ne ho 16 ma mio padre non me l'ha mai voluta comprare. Neanche dopo il 100 alla matura! Bastardo!"
(pensiero: "Come fai a guidarla?") "Ah, e che moto?"
"Una naked, al 99% una Monster. Le giappe mi stanno sul cazzo"
"Ah!"
"Ti stai chiedendo come farò a guidarla? Eh, non lo so neanche io. Farò palestra"

Lei e io

"Lo sai che riesco a fumare una paglia in due tiri?"
(pensiero: "Nooo, non farlo. Avrai i polmoni di uno scoiattolo") "Wow"
Lo fa. Diventa color vergella. "Una volta riuscivo anche a fare i cerchi. Ora ho perso allenamento"
(pensiero: "Meno male")

Lei e io

"Ma le sorelle Bandiera - sarebbero le due ingegnere di cui ho già parlato, ndf - hanno una scopa in culo?"
Rido per sempre "Perché?"
"Ma non so, con una - quella che se la tira come una fionda, ndf - ci condivido anche la stanza e l'unica cosa che mi ha detto in una settimana è - Questo è il mio armadio"

Io e lei

"Questo caldo mi uccide"
"Eh, guarda, uccide me che sono sempre in ufficio, immagino te che giri per l'impianto"
"Ecco"
"Bisognerebbe fare come quello là, che non fa un cazzo da mattina a sera". Quello là sarebbe la stecca omanita che dobbiamo tenere in azienda. Il tutto detto indicandolo.

Lei e io

"A me piace la carne, ma qui più che agnello e pollo non si mangia"
"Ahah, e che vuoi mangiare?"
"Non so, un par de salsicce?"
"Lo sai che sono muslim"
"Eh, ma grazie al cazzo, non lo mangino loro. Da me che cazzo vogliono?"
Col sorriso della stanza delle torture della polizia politica: "Eheh"
"Sti beduini..."

Lei e io

Fa uno sbadiglio che le si vede anche l'appendice, poi emette anche il tipico suono successivo
"Scusami eh, ma tanto tu non sei un cagacazzi, vero?"
"Nono"
"Ma infatti lo vedo che mi stai simpatico"

Lei e io

Martedì scorso è stata una giornata di quelle che sconsiglierei ai cinni che cuciono palloni. Il mio turno è arrivato al lavoro alle 10 e ha mollato le ancore alle 2 di notte. 16 ore di fila con tempi morti infiniti per il download di alcuni dati che non quadravano. Tensione alle stelle, soprattutto per loro, che hanno delle percentuali sullo stipendio per queste cose. Mercoledì mattina, dopo una notte che vi potete immaginare, arriva in ufficio così

"Ho già i coglioni girati da ieri. Mi alzo, faccio la doccia, esco dalla stanza e chi ti incontro? Il merdone della lavanderia che mi dice che è dalle 9 che mi aspetta..."
Testuale: "Devi andare a prenderlo nel culo, idiota, non sai che cazzo di vita abbiamo fatto ieri?"

Al che si è seduta su una sedia, ha preso la sedia di fianco con le gambe, s'è praticamente sdraiata e ha iniziato a lavorare al notebook.

Venerdì sera ha fatto il suo ingresso in società.

"Mi han detto "International Business Casual Dress Code"...te che ci sei già stato...cazzo vogliono?"
"Bah, per gli uomini vuol dire un jeans, una camicia e magari una giacca estiva, per le donne non so. Ma niente di particolare, non preoccuparti"
"Nono, me ne sbatto proprio"
"Ecco brava"
"Al massimo mi metto la cintura"
E già qui "Terra inghiottimi, ho già avuto abbastanza dalla vita, compresa una che per aumentare la sua eleganza mette addirittura la cinta", ma non contento...
...carico molla: "E se ti dicono qualcosa?"
"Gli rispondo e allora la prossima volta al posto di IBCDC, mi scrivete beeeneee" - con tanto di gesto della mano che scrive su foglio immaginario - "cosa mi debbo mettere. Tanto poi non ce l'ho comunque..."
"Eheh"
"A parte che ti pare che posso diventare scema per mangiare il pollo alla diavola, che se restavo a casa compravo quello dei Quattro salti in padella?"
Alla sera è arrivata vestita con maglietta dei Misfits, jeans con cavallo al ginocchio e "Nike Basket Weaved" bianche e viola "Filippo, dì la verità: spacco di cristo?"
Con flebile voce: "Sììì, Vale, sììì"

Insomma, speriamo che me la mettano in turno al posto della Fionda. Chiederò ad Abdi di intercedere presso suo padre.

mercoledì 17 aprile 2013

Que te pasa quemero

La scrivo oggi, che m'è passato un po' l'incazzo.

Sabato scorso sono in giro con un ingegnere e foriamo. Io ho 26 anni, lui 56. Io sono tecnico, lui ingegnere. Io peso 80 chili, lui 130 co' 'na panza che je fa regione autonoma. Fanno (solo) 30 gradi ma il problema è l'umidità: la bevi. Chi cambia la gomma? Anzi, chi sembrava non aspettare altro per dimostrarmi la sua abilità manuale? Lui. Va beh, lasciamoglielo fare. Intanto per velocizzare le operazioni gli farò da aiutante.

Prende il cric.
Lo fissa.
Scopriremo poi che fissare è un concetto estraneo alla sua persona.
Inizia a girare la vite
Il qui presente rimane perplesso e lo fa notare "L'ha fissato nel punto giusto?"
"Sìsì, ovvio"
Ovvio
Ovvio una sega ma lui è due gradini sopra a te nella scala gerarchica e qui la gerarchia è molto importante. Quindi ovvio.
Svito i bulloni
Il cric si rompe
E' la prima volta in vita mia che vendo un cric rompersi. Infatti non si è rotto, si è sfilato da sotto l'auto.
La macchina cade sul disco del freno
Levo la mano, onde evitare di ritrovarmela in Egitto in comode rate mensili.

Leggermente spaventato e pesantemente alterato:
"Scusi, ma era fissato nel punto giusto?"
"Sì, dove c'è duro"
Il famoso duro. Proprio i manuali d'istruzioni lo riportano: "Fissare il cric dove c'è duro"
Duro, il pianeta di Guerre Stellari probabilmente.
"Qui c'è una freccia per fissarla, santo dio!" - con braccia distese e mani conchetta - L'ha fissato lì o no?" - con indice da cui avrei tanto voluto che uscisse una mini-freccia con una soluzione al curaro.
"No"
"Non dico niente, sto zitto, non dico niente. Cosa devo dire? Niente"

Sul lavoro cerco sempre di avere un certo contegno ma anche i Filippi ogni tanto, nel loro piccolo, s'incazzano.

M'è rimasto un incazzo potente fino alla fine del turno, poi sono tornato a casa (cioè nel container dove dormo) e ho messo su questo in loop per un'ora. Funziona sempre, potrei farla cantare fuori dalla chiesa, al mio matrimonio. Così, per aggiungere ulteriore kitsch. Adesso la propongo alla CONTROparte. Così poi organizzo anche il mio funerale.

                                       Saltiamo, balliamo, cantiamo, ombrelloniamo, feliciamoci


Que te pasa quemero, todavia seguis esperando,
Que te pasa quemero, en la quema estan todos llorando,
Van pasando los años, jugadores, tambien dirigentes
Pero no te das cuenta que el problema lo tiene su gente.
Que no alienta cuando el globo va perdiendo oooooooooh
Que no estaba cuando te fuiste al descenso oooooooooooh
Que no aguanta cuando ve a San Lorenzo,
Yo se que duele, yo se que es feo, pero a tu hinchada le faltan huevos

Anche se debbo ammettere che da quando Bergoglio è Papa, è diventata troppo mainstream per i miei gusti.

E' arrivata nuova ingegnera a sostituire Good Little Sausage. Califfa vera. Prossimo post su di lei.

lunedì 15 aprile 2013

Guido, i' vorrei una canna e Sasha Grey

E' un post che non avrei non solo mai pensato di scrivere, ma neanche mai pensato di pensare. Però siccome da quando sono arrivato nel Sultanato questo blog è diventato la mia Benita virtuale a cui dire tutto, lo scrivo. Vado subito al punto: frequento da qualche tempo Twitter. Di maschi che si rivolgono in un determinato modo a donne che sembrano vivere solo in funzione dell'esibizione non è che sia solo orripilato ma anche al limite dell'inquietudine, del fastidio, del malessere.

Sono pronto a qualunque critica e perculeggiamento ma non uscitevene colla berlusconiana "certe cose basta non andarsele a cercare" perché vi mando a spazzare l'Idroscalo e se mi chiedete perché vi ci mando due volte. Intendiamoci: sono sempre stato diffidente nei confronti dei social network (e della tecnologia in generale) e poteva facilmente immaginare che sarebbe andata a finire così, ma Twitter mi sembrava un po' più evoluto rispetto a Facebook. In effetti lo è e fino a quando, come successo finora, gli aspetti positivi supereranno quelli negativi, ci resterò. Però questi atteggiamenti sono "uno sputo in faccia alla mia concezione di femmina, maschio, interazioni femmina/maschio", come scrisse qualche tempo fa una nota ideologa del pensiero occidentale. ;-)

Oltretutto non penso che sia un problema di social network, che non considero altro che lo specchio, forse amplificato ma non certo alterato, del contesto sociale. E non è che sia bacchettone e, tanto per citarne una stupida ma recente, non più tardi di giovedì mi sono svegliato con il pensiero fisso che alle 13.30 locali ci sarebbe stata Sashona a Deejay Chiama Italia e quando ho visto il podcast ho rischiato due o tre volte la lussazione della mandibola. E' che per sviluppare certe interazioni PUBBLICHE (ecco, forse la parola chiave è questa), che comprendono tutta la gamma di situazioni che passano dai discorsi ammiccanti alle orge violente, esistono determinati contesti che si chiamano venerdì sera, sabato sera, feste Erasmus, giovedì al Gattopardo, falò in spiaggia, eccetera eccetera. Sarà un retaggio d'ipocrisia borghese. Sarà, ma a 'sto punto viva viva un po' di sana doppiezza.

Invece il circo itinerante pare durare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni su 365. Ci sta una battuta, un doppio senso (che poi son sempre quelli...ma basta, basta), un complimento. La ginnastica da camera e tutto quello che le gira attorno è uno dei motori della vita e ci mancherebbe quindi che non fosse ipocritamente considerata tale. Una battuta, un complimento: non una catena di montaggio di cazzi, culi, tette ad ogni ora del giorno e della notte. Sarà che ho "Filippo, tu hai una visione della donna che farebbe apparire al passo coi tempi quella di Dante" ("Chi ha fatto palo?") e che ho vissuto due decenni e mezzo in un contesto ristretto in cui il controllo sociale rimane ferreo e su determinati argomenti, se si escludono singoli insider, fanciulli e fanciulle rimangono due mondi separati, ma ci sono voluti 5000 km di distanza e Twitter per farmi scoprire un modo, anzi un pensiero, unico di relazionarsi che a me infastidisce quasi fisicamente (capita che chiuda il notebook e vado a fumarmi una mozzica).

Non so, non so darmi una spiegazione razionale ad un sentimento di cui, ripeto, non solo non avrai mai pensato di scrivere, ma neanche avrei mai pensato di provare. Sto diventando forse ricchione? (è una citazione, eh. No perché...ci mancano giusto le mail dell' Arcigay).

Rileggendolo pare un post scritto da Nicolas Eymerich, ma vi assicuro che non è (mai stato?) così. Quindi adesso piazzo un titolo all'uopo per fugare ogni dubbio. Bon, mi sono sfogato. Non abbiate tatto nei commenti, eh. Benita a queste parole avrebbe obiettato: "Io te l'ho sempre detto che sei un somaro".

mercoledì 10 aprile 2013

Message in a bottle

Ho sempre avuto un buon rapporto con l'altra metà del cielo. Fin da piccolo, quando andava di moda, almeno nel mio asilo, dire che ci si sarebbe sposati con l'amico del cuore travestito da donna.
In questa riserva di pirati, siamo trenta uomini e tre donne. Le tre donne più odiose che il Cielo abbia mai deciso di mandare sulla Terra. Caratteristica comune è che non sorridono MAI. Io odio l'appiccosità non richiesta ma nel mio mondo ideale se incontro uno con cui divido l'intera giornata lavorativa, ossia dodici ore, e nell'altra metà lo vedo, diciamo così, frequentemente, un sorriso (anche solo solo un sorriso, mica pretendo un rivoluzionario "Ciao", mi basterebbe un sorriso), glielo faccio, no? No. E mica solo con me, con tutti. Non so agli altri, ma a me 'ste cose danno sulle palle molto, ma molto, più di 100 euro in meno sulla busta paga. Sono fatto male, lo so.

Una è ingegnerA Chimica e in realtà non la odio, ma mi serviva perché il numero due lo odio quasi ancor più delle altre, toh, due e poi dovevo parlavi del problema che ho con lei. E' bassissima. Intendiamoci, le legioni (ahahahahah) di morose che ho avuto prima dell'ultima non hanno mai superato il metro e sessantacinque, quindi non è che io abbia problemi con le donne basse. Anzi, mi piacciono molto. Il problema è che è pure tozza. Collo, gambe, braccia, mani, dita. Qualsiasi parte cilindrica del suo corpo è a forma di salsiccia. E a me qualsiasi essere vivente tozzo fa star male, proprio fisicamente. Per dire, nonostante mi sia stato spiegato anche con metodo Gasparri (bacini, carezze e disegni), che i pony non sono cavalli che soffrono perché scientemente tenuti piccoli e tozzi, io ogni volta che ne vedo uno, muoio dentro. Mi sembra che incarnino la sofferenza, che vi devo dire? Sempre per citare episodi che "cosa volete saperne voi della vita se..." quando ero piccolo c'era un parco divertimenti che si chiamava Fantasilandia o qualcosa del genere e tra le altre cose ai bambini veniva fatto fare un giro sul pony, i genitori molto orgogliosi ti facevano le foto ed erano tutti molto felici. Tutti tranne il sottoscritto che, tre-enne, organizzò un Soviet per fare il giro sul cavallo, consentito solo ai bambini dagli otto anni, perché lui del pony aveva il terrore. Inutile dire che già allora era uno sfilaccia maroni di quelli da competizione e il giro sul cavallo venne accordato. E insomma...'sta qui è alta come me seduto, non so se arriva al metro e mezzo e io quando la vedo nei paraggi vorrei tanto saltare sulle pareti. Comunque non la odio, ma dovevo trovare il modo di parlarne.

L'altra è pure lei ingegnerAChimica. Nella capitale abitava nello stabile di fronte al mio e faceva il mio turno, 14-22, quindi prendeva la mia corriera. Ci siamo visti per sei mesi sei giorni su otto, all'inizio provavo anche a scambiarci qualche parola, poi ho capito che non era il caso. Una volta si alzò il mio vicino di posto per scendere e io misi la borsa sul sedile che occupava lui, non vedendo che lei, in piedi fino a quel momento, stava venendo lì per sedersi. Quale miglior momento per conoscersi? No. "Oh, scusa" ridendo. Reazioni? Niente, zero. Una volta m'ha rivolto la parola. Stavamo scendendo dalla corriera e mi spinse, esattamente come quell'altro imbecille: "Sì sì, devo scendere anch'io qua" - "Io voglio andare là" indicandomi col dito un punto del corridoio vuoto, oltre la porta di discesa. Il mistero per cui volesse andare là non è ancora stato svelato. Si fa spedire "Chi" dalla madre ogni settimana e siccome "mostrasi sì piacente a chi la mira" se la tira pure come una fionda. La simpatia in persona, in sostanza.

L'ultima addirittura la conosco da decenni. Mio babbo è intimo con un pezzo grosso della company, che ogni tanto fa un giro sul territorio, manda qualche decina di persone che conosce al colloquio (poi alcuni li prendono e altri no, non ci sono più le raccomandazioni di una volta) e per cui capita di ritrovare persone delle tue zone. Lei è due anni più grande di me. Dopo essersi laureata in Ingegneria Informatica, l'hanno assunta come data engineer. E' una di quelle cattoliche che farebbero diventare ateo pure Francesco. Croce in bella vista e discorsi da gente che la dottrina sociale non l'ha vista neanche in fotografia. Roba che poi uno la ascolta e "si iscrive ai terroristi". Formalista, bigotta, "sepolcro imbiancato", per dirla colle giuste parole.

Anni fa, in un periodo di povertà estrema in cui alla libreria avevo sostituito la biblioteca, andai in quella del mio paesello a cercare qualcosa da leggere. Lei, universitaria, faceva servizio civile. Ai tempi ero intrigatissimo dall'Antica Roma (lo sono tuttora, ma in quegli anni eravamo dalle parti della patologia) e per cui presi un libro da veri feticisti: "La lettura nella Roma Antica", che raccontava cosa scrivevano e leggevano i romani, come erano organizzate le biblioteche e la censura, la distribuzione e i premi letterari, i salotti e le scuole. Se state pensando "Ma non potevi drogarti come i tuoi amici?" la risposta è "Forse è per quello chepoi leggevo certi libri". Mi metto a leggerlo e, siccome mi cattura, ad un certo punto mi viene una voglia da tutto e subito, vado da lei e le dico: "Prova a vedere se questa Salles ha scritto qualche altro libro". E lì tutto finì. Sì, ne aveva scritto un altro, che si chiama "I bassifondi dell'antichità. Prostitute, ladri, schiavi, gladiatori: dietro lo scenario eroico del mondo classico" che lei oltretutto mi lesse, me lo ricordo come se fosse ora, "[...] lo scenario eroTico del mondo classico". La sua faccia assunse 777 colori diversi che spaziavano dal rosso pompeiano al blu tenebra. Io "Sì, dai, ordinamelo" (col servizio di prestito inter-bibliotecario, ndF)

Praticamente per una come lei in quel momento mi ero trasformato in una via di mezzo tra Paolo Malatesta e Hugh Hefner e da allora dire che mi saluta a stento è dire poco. Non oso immaginare cosa abbia raccontato in famiglia sul mio conto (il babbo è Carabiniere, giusto per non farsi mancare niente), perché sua mamma da allora ha diradato le occasioni di incontro colla mia, fortunatamente senza fare alcun riferimento (ci sarebbe mancato giusto quello). Quando mi sono presentato nella company il primo giorno penso abbia avuto un coccolone alla mia sola vista.

Tutto questo per dire che ieri, mentre scrivevo il report col mio computer e loro mi sedevano di fronte a fare, presumo, analoga operazione, con incauto gesto della mano, ho rovesciato tutto il litro e mezzo della bottiglia dell'acqua (in questo momento 28 gradi col 75% di umidità) addosso a vestiti, scarpe e notebook di entrambe. Che, non avendo confidenza, non hanno neanche potuto incazzarsi, ma si sono limitate a fare delle facce irriproducibili. Poi sono andato in bagno e, chiusa la porta, solingo, mi sono battuto triplicemente il cuore con serrato pugno, dopodiché l'ho appoggiato sulle labbra e, baciandolo, ho alzato gli indici al cielo.

Anche questa volta il Bene ha trionfato sul Male.

domenica 7 aprile 2013

Should I laugh or cry

Premessa n.1

La Zorza ha una passione per Johnny Depp che al confronto la mia per Emma Watson è solo una piccola simpatia. Ella, primatista mondiale di riservatezza, pudicizia, discrezione, al sol nominarlo si sdilinquisce come una belieber davanti a Bieber. Per farvi capire, qualche anno fa, corroborata da un po' di alcol e da una cannetta, arrivò a pennellare un "Se me lo trovassi di fronte? Lo ucciderei e lo mangerei, così una piccola parte di lui rimarrebbe per sempre in me". Voi pensate che stesse scherzando? Ecco, vi lascio col dubbio, io la mia certezza ce l'ho.

Premessa n.2

Io ho un'autonomia di 12 ore, lei di 36. In realtà la sua è molto minore, però le piace dire così giusto per accorciare di un altro centimetro il guinzaglio, che così passa dai tre ai due centimetri. Anche perché in realtà se a me date una maratona di college basket posso sopravvivere per almeno una settimana, senza iniziare a vedere San Pietro sulla traversa.

Mercoledì sera sono tornato a Muscat dopo due settimane a Khasab. Abbiamo chiuso la porta di casa alle 21 e l'abbiamo riaperta alle 17.30 di venerdì, assommando tre chili persi complessivi. Anche la cagnona, sempre un passo avanti, ha capito il momento e, senza dare nell'occhio e senza far pesare la situazione, si preparava da mangiare e si calava con la corda per andare ad espletare. C'avevamo da fare un consuntivo e un preventivo. Eh sì, perché poi son ripartito per Salalah e adesso per fino al 30 starò qui (ma sto spingendo per la creazione di un Soviet che porti avanti la giusta battaglia per farci tornare al 25. Mi sto giocando ogni carta, domani proverò con quella che il 25 in Italia è la Festa della Liberazione).
Insomma, sta di fatto che alle 17 di venerdì, in quei momenti di attesa del distacco che possono durare sette giorni, sette settimane, sette mesi ma li senti sempre e non sono mai belli da vivere (sì, sì, c'è di molto peggio, eccetera eccetera. Purtroppo lo so)...

"Guarda che se ritorno il 30 e ti ricordo che il 2 dobbiamo partire per Londra. Vedi di non avere la brillante idea di preparare le valige l'1, eh!" - L' "Eh" era un misto tra "Mario Bianchi, ma come si chiama questo bambino? Borlotto, per caso? Piccola ragade, non devi piangere, lo dico per il tuo bene. Eh, non lo so mica io...continua a scorreggiare. Regia, non le facciamo più le selezioni?" e il Sergente Hartman davanti a Soldato Joker.

Lei, che cerca di darsi un tono, ma quando le cose le escono senza filtri, ritorna la quindicenne dell' Esquilino, affresca: "Amo', che te credi? Che so' scema?"

Bacio, mi accompagna alla porta. Lei è dentro casa, io (sullo) zerbino.
"Che ce diciamo?" - con lo sguardo che mi faceva sempre quella di mate quando alla fine dell'interrogazione che iniziava con "Prof, se non esco quanto mi da? Due? Forse è meglio così, perché se esco passiamo ai numeri negativi" mi chiedeva che voto mettermi.
"Mea domina, la lascio solo per qualche settimana e comunque, qualsiasi cosa dovesse succedere, sono ad un'ora e mezza d'aereo, tranquilla"
"Vabbé oh, vedi de non ritorna' pirata" (Salalah è per i pirati somali come il miele per le api)
"Sarò il suo Jack Sparrow", chiudo gli occhi e metto le labbra a culo di gallina


SLAM - CLING

Porta chiusa ad una velocità angolare tipo, se lo scrivo giusto mi mangio un bricco, Kaffeetassen (ma cosa volete saperne della vita voi che non siete mai stati sulle tazze di Gardaland dieci minuti dopo aver mangiato...) e catenella di sicurezza in funzione.
"Fuori, via"
E dal terrazzo che dà sul cortile, mentre mi avviavo mogio e mesto alla fermata della corriera per l'aeroporto
"E non bestemmiare mai più"

Poi arrivo a Salalah, accendo Lello il cello e leggo l'SMS: "Valige per Londra pronte. Ci sentiamo il 29 per il briefing preparatorio". E rido. E un po' piango. E poi un po' mi chiedo se me la merito. E poi mi rispondo che forse sì. E poi mi chiedo se non sono "troppo" fortunato. E poi mi rispondo che indubbiamente sì, ma che un po' me la sono cercata, anche mangiando parecchia merda, perché se il gusto me lo sono tenuto per me, non è che per questo sia diventato più dolce, anzi. E poi mi dico che basta un niente, due centimetri nella nostra carne segreta, perché tutto questo finisca. E poi cerco di viverla meglio che posso. E poi mi dico che però certi luoghi comuni sono comuni perché veri. E poi mi dico che potrà finire tutto ma non una cosa. E mi illudo che sia vero. E poi so di non sapere e forse è giusto così. Poi rido. Poi piango. Poi rido ancora. E rido per sempre*.

Ci starebbe bene "Should I laugh or cry" degli Abba ma li ho visti di recente in una foto e mi sono venuti il gomito del tennista, il ginocchio della lavandaia e la lombalgia del camionista tutti in una volta. Va bene che l'alternativa sconfinfera poco ma quant'è brutto invecchiare...

*
Poi però mi chiedo anche se ci voleva il Sultanato per farmi scrivere queste cose, che prima serravo a settupla mandata nella mia anima. Deve essere la mancanza di Benita. Che si chieda di formare un governo per mandarmela qui come ambasciatrice dello "squilibrio stabilizzatore" (mi sento molto Aldo Moro con le "convergenze parallele").

venerdì 5 aprile 2013

La Pulce ordina, Filippo esegue

Uno

Grazie Pulce. Edit: quando l'ho scritto era un grazie di cuore. A metà test è diventato: un "grazie, graziella". Scherssso, Pulcetta! Però "c'è delle regole", eh!

Due

1 - Qual'è l'ultimo libro che hai letto?
2 - Visto che prima parlavo di Legolas, c'è un personaggio che vi piaceva parecchio e di cui ora vi vergognate?
3 - Primo pensiero mattutino?
4 - Ti piace il tuo lavoro?
5 - Dove vorresti vivere?
6 - Come ti immagini tra 10 anni? 
7 - Com'eri 10 anni fa?
8 - Hai vinto 1.000.000 €, che fai?
9 - La domanda più idiota che ti è stata fatta?
10 - Quanto mi odi per questa iper-mega catena?
11 - Essere o non essere, questo è il problema?

1 - "L'Eskimo in Redazione. Quando le Brigate Rosse erano sedicenti"
2 - L'unica cosa di cui mi vergogno è la lettera che scrissi ad una fanciulla. Riassume in sé tutte le vergogne del mondo. In fondo c'erano pure le caselle SI - NO. Avevo 11 anni.
3 - Quello di queste mattine è irriferibile. Due settimane di lontananza dalla morosa...fate voi.
4 - Sì
5 - Ovunque, ma coi miei amici
6 - Babbo (di minchia)
7 - Appena uscito da un coma etilico e in procinto di partire per il Colorado
8 - Compro un podere e me lo ristrutturo piano piano
9 - Non direttamente a me, ma alla morosa. Amica comune le chiede: "Cos'è la fuitina?" - "Quando due si volevano sposare e la famiglie si opponevano, facevano una fuga di qualche giorno, in modo da mettere i genitori di fronte al fatto compiuto" - "Quale?". Abbiamo finito di ridere dieci minuti fa.
10 - Non ti odio, ti affetto.
11 - To be or not to be? Two beer (queer)

Tre

1 - Ho vissuto a Roma per qualche mese, sommando diverse esperienze.
2 - Il senso di pienezza che mi danno le persone, e soprattutto Ella, quando mi ascoltano e si ricordano quello che ho detto a distanza di anni. Fatto questo, mi serve poco altro per essere felice.
3 - Sono un maniaco dell'igiene personale.
4 - Odio le pareti. Fosse per me pannelli di legno ovunque.
5 - Anche diventassi la persona più ricca dell'universo continuerei a rassettare casa da solo. Nelle mie cosine, nella mia casina, le manine ce le metto solo io.
6 - Ho la memoria visiva di un pesce. Lesso.
7 - Ho la memoria uditiva di una campana. Stonata.
8 - Però mi ricordo tutto.
9 - Ritengo indegno di respirare chiunque non abbia mai visto "La Guerra degli Antò". Se per uno sventurato caso foste lacunosi in materia, vi lascio 24h da questo post per ovviare alla vostra ignoranza.
10 - Sono frocio di Massimo Bordin. La sua rassegna stampa mi procura dei micro-orgasmi cerebrali.
11 - Adoro le lenzuola bianchissime.

Quattro


Claire, Pulce, Harley, Brioche, l' Hostess, Clerks, sono qui di fianco...

Cinque



Sei

Fai la brava, non farmi pubblicare David Guetta ft. Jessie J