venerdì 14 dicembre 2012

Benita


Benita, luce della mia vita, fuoco amica. Mio incubo, amica mia. Be-ni-ta: la punta della lingua s'acquatta in mezzo alla bocca e poi sale sul palato, per battere, al terzo, contro i denti. Be. Ni. Ta.
E' Bene, semplicemente Bene in vacanza, ritta nel suo metro e sessantasette con un calzino solo. E' Benny in pantaloni. Era Benedetta a scuola. E' Maria Benedetta sulla linea tratteggiata dei documenti. Ma nelle mie sinapsi è sempre Benita.

Benita, dicevo. In teoria non dovrebbe c'entrare nulla con questo blog, però l'ho tirata in ballo e per cui è giusto che ne parli, anche perché il personaggio merita. L'incontro tra noi non ha una data stabilita, ha due anni in meno di me e quindi si può dire che la conosca da sempre. Ha iniziato a frequentare il mio bar cinque-sei anni fa, però avevamo orari diversi, esigenze diverse, giri diversi. Per cui non ci si toccava, se non tangenzialmente. Il primo ricordo che ho con lei è stato quando, durante una discussione allargata, in un mirabile esempio di sineddoche (se ho azzeccato la figura retorica mi mangio un bricco), usai il termine figa per indicare una ragazza. Era una domenica pomeriggio e stavamo raccontandoci il sabato sera precedente (perché noi ce lo dovevamo raccontare, mica ce lo ricordavamo). Una roba tipo "Ma che ne so dove sia andato, ero fuori come una mina. L'ho solo visto uscire, figa a mano, alle tre". Lei mi rispose: "Non capisco come si possa ridurre un universo sfaccettato e complesso come quello femminile ad un organo sessuale". E fu subito colpo di fulmine. Mi alzai dal tavolo, salutai tutti e andai a casa. Lei non se la prese, perché lei non se la prende mai.
Mesi dopo eravamo in una di quelle belle feste paesane, quelle coi tavolini da birreria 220x50, gambe verdi, 1 euro l'uno trasporto e montaggio (anche così ci si guadagnavano i quattrini "quando il pane era duro come il ferro", segue sguardo verso l'orizzonte e mano destra che sposta il ciuffo verso sinistra), quelle in cui la festa inizia alle 20, alle 20.30 hai ordinato qualcosa che ti verrà servito alle 23 ma tu alle 21 navighi già sotto i tavolini, chiedendo altro pane per evitare che ti fugga la sete. All'incirca alla mezzanotte, quando ormai era rimasto il 2% di sangue nel mio alcol (e non escludo altro, anzi faccio prima a dire che lo includo), gli chiesi: "Scusa, ma tu chi sei?" - "Come, chi sono?" - "Non ti conosco" - "Dai Fily, non fare il cretino, sono la Benny" - "Benny, benny, ma che nome è Benny, come ti chiami? Benita?" E da allora, per me, sempre rimase Benita.

Benita non è per tutti. Benita non ha filtri. Benita è un bulldozer. Benita tutto quello che ha da dirti te lo dice. Benita è imprevedibile. Benita è capace di dirti parole tenerissime e, due secondi dopo, per timore di essere stata fraintesa, di demolirti. Benita le cose te le dice in faccia. Benita non sparla di nessuno. Benita mi manca.

Queste le perle che mi confezionò in una sola serata, di pioggia, a metà aprile

Lascio la morosa, lei e altre due davanti alla porta del locale, per non bagnarsi, poi vado a parcheggiare. Entro nel locale e vengo così accolto: "La tua disponibilità nei confronti degli altri sarà anche una bella cosa ma io trovo che sia soprattutto una scarsa fiducia in te stesso, hai poca autostima, dovresti provare con l'analisi, è utile, io l'ho fatta per anni e ho capito molto di me stessa". Nella mia (ex?) compagnia la percentuale di cretini uomini rasenta il 100%: quando le serate sono mosce, ci sono sempre dei must da tirar fuori. Quella sera era una di quelle sere, e allora, per ravvivare l'atmosfera, racconto la barza del Gennargentu. Una barza che unisce le generazioni, i sessi, le differenze sociopolitiche, in una comune risata. Infatti tutti ridono. "Non è possibile non pigliare mai niente sul serio. Fily, non si può ridere di tutto, sempre, in continuazione". La serata sale di livello e siccome due che escono con noi si sarebbero sposati a giugno, io e la morosa veniamo tirati nel mezzo del discorso. "Ah, anche voi vi sposate?" - chiese un'ingenua fanciulla che studia a Bologna e che per questo motivo vediamo solo di tanto in tanto - Risposta mia: "Sì, maaa niente di serio", copiando il Giacomino di "3Ue1G". "Tu hai la sindrome di Peter Pan, fanno una brutta fine quelli come te, un giorno ti ricorderai delle parole di questa cretina".

Nel nostro bar c'è un paraplegico. Lei ha fatto una battaglia per fare in modo che il Comune e il proprietario del bar mettessero la rampa davanti alla porta, in modo che lui non dovesse chiedere ogni volta il favore a qualcuno. Battaglia vinta. Quest'estate, uno seguitava ad agganciare la bicicletta alla rampa impedendo il passaggio alla sedia. La prima volta gliel'ha detto, la seconda anche, la terza ha messo un cartello, alla quarta ha chiamato i vigili. 78 euro di multa.

Quando siamo andati a mangiare con Goldrake e morosa (ovviamente era all'oscuro di tutto, prima che saltasse fuori con qualche bomba all'idrogeno) era in versione cinque stelle extra-lusso. Inizio cena, ore 22.30, parlano loro tre, mentre io mi getto sugli immangiabili (il Paradiso in terra) antipasti. "Fily, sei il solito asociale". Poi rivolta a loro: "L'unica qualità di Fily è quella di essere bravo a guidare. Su quello non gli si può dire niente, fa anche la manovre da figo con la mano aperta." - "E la tua i capezzoli" - sempre continuando a mangiare come neanche nei campi profughi dell'ONU quando arrivano i camion con i viveri. "Quando me li hai visti?" - "Tu non preoccuparti. Io non vedo, so!" Poi la serata prosegue tra perculeggiamenti suoi e abbozzamenti miei. Alla fine mi si getta addosso, mi abbraccia (io sono molto propenso al contatto fisico. E' uno dei pochi reati per cui prevederei la pena di morte) e fa a loro due: "Io in realtà a 'sto qui gli voglio un bene che non basterebbe questo mondo a contenerlo". La morosa di Goldrake fa la faccia dolce, lei mi punta le nocche di indice e medio nelle costole, torna seria e affresca: "Intendiamoci, come amico. Ché più brutto di lui ci sono solo le guerre, le carestie e le morti." Finisce la cena, andiamo a berci un Long Island, alle 3 saliamo in macchina noi due soli. "Tu non giri la chiave fino a che non mi dici quando mi hai visto i capezzoli."

[...] La chattata sta volgendo al termine
(14.01) ♥Benedetta♥ : e comunque mi ha detto che sono sclerata, paranoica e schizzata
(14.01) Phil - Becero,: chi, tu?
(14.01) ♥Benedetta♥ : sì
(14.02) Phil - Becero,: ma no, non sei il tipo
(14.03) ♥Benedetta♥ : mi stai prendendo in giro?
(14.03) Phil - Becero,: io??? nooooooo
(14.03) ♥Benedetta♥ : vaffanculo
(14.04) Phil - Becero,: però mi manchi
(14.04) ♥Benedetta♥ : anche a me
(14.05) Phil - Becero,: puoi far finta di star bene ma ti manco, ora capisci cosa vuol dire avermi accanto prima di dormire?
(14.05) ♥Benedetta♥ : come amico, scemo
(14.06) Phil - Becero,: tutti questi km di distanza non alleviano il siluro che mi ha appena trafitto il cuore
(14.06) ♥Benedetta♥ : mi mancano ste stronzate. certo che sei proprio strano
(14.07) Phil - Becero,: io?
(14.07) ♥Benedetta♥ : no, io
(14.07) Phil - Becero,: ah, ecco
(14.07) ♥Benedetta♥ : ma quando tornate?
(14.08) Phil - Becero,: il 21, alle 18.40 dovrei essere a mxp
(14.08) ♥Benedetta♥ : e ripartite?
(14.09) Phil - Becero,: il 28 alla sera, 20.45 mi pare
(14.09) ♥Benedetta♥ : praticamente state qui una settimana scarsa
(14.09) Phil - Becero,: yeppa
(14.09) ♥Benedetta♥ : così poco?
(14.10) Phil - Becero,: eh
(14.10) ♥Benedetta♥ : ma che cazzo tornate a fare per una settimana sola?
(14.11) Phil - Becero,: per fare il pupazzo
[...]  Saluti

D'altronde, le mancavo...

Insomma non è che le manca qualche venerdì, le mancano anche i giovedì e i sabato: per lei il weekend lungo è una realtà già metabolizzata da tempo, però me la tengo così, che quelle due o tre qualità che ha per me sono tutto.

3 commenti:

  1. tutto ciò è molto tenero e commovente
    :)

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  2. fratello l'inizio l'hai copiato da Nabokov, molto bello ma sempre citare le proprie fonti

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  3. Mi caschi l'uccello, rimbalzi e mi s'infili nel culo se c'era della malizia in quella non citazione, che pensavo fosse conosciuta da tutti (visto che la conosco io, che di romanzi ne leggo assai pochi). Fossi in grado di attaccare un post in una maniera simile, scriverei per lavoro e non per diletto.

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