venerdì 14 giugno 2013

Formidabili quegli anni



L'altro giorno, tramite amicizie comuni, scopro che il mio compagno di banco (in realtà non è mai stato mio compagno di banco, perché per evitare di essere divisi alla terza ora del primo giorno non ci siamo mai messi in banco insieme, ma sempre viscini viscini) delle superiori si sposa anche lui a settembre. La mia scuola era il classico istituto solo braga: ci saranno state una decina di fanciulle su un migliaio di studenti, mai nessuna in classe mia. Le classi erano in media da 22-23 alunni (ma nelle prime si grattava comodamente la trentina), la mancanza della gambetta nel secondo cromosoma faceva in modo che l'autocontrollo e il controllo sociale fosse azzerato e l'ignoranza spinta ai massimi. I professori, ma sarebbe meglio dire i domatori, erano tutti abbastanza rigidi sotto l'aspetto disciplinare, perché un minimo cedimento avrebbe comportato l'anarchia totale. Le sospensioni commutate in lavori utili (pulizia spazi esterni, imbiancature and so on) fioccavano come neve in Alaska nel gennaio 1925 (e se non avete mai visto Balto siete delle persone orribili), il cortile della scuola era praticamente un giardino giapponese, i muri venivano imbiancati una volta ogni due settimane ma nonostante questo sembrava comunque più un riformatorio che un istituto scolastico. Piccola digressione: può sembrare la volpe coll'uva ma a me la forma-scuola è sempre rimasta odiosa, per mille motivi, ad iniziare dal leccaculismo, perché ci vuole stile anche nel fare quello, e per cui ho cercato di barcamenarmi per arrivare alla fine, nessun altro scopo. (Quasi) tutto quello che ho imparato, l'ho imparato fuori da lì. (Quasi) tutto quello che non ho imparato, l'ho imparato dentro lì. Fine della digressione. Con questo, che si chiama Matteo, non ci sentiamo da qualche anno ma lui è una di quelle persone che, se non fossi abbastanza soddisfatto di come sono, vorrei essere. Se iniziassi a descriverlo mi servirebbe un altro blog, allora la taglio corta: era un bandito ma un bandito onesto in un mondo (di merda) in cui gli onesti sono dei banditi. Qui però finisce il libro Cuore, perché ogni volta che ripenso a quello che ho fatto con lui mi viene solo da piangere dal ridere e avantieri sera mentre raccontavo ad un amico qualcuna delle perle che abbiamo confezionato ho ripetuto l'esperienza. E adesso che mi accingo a scriverne qualche altro continuo a farlo.

1 - Nella mia scuola c'era l'usanza di mandare le lettere per gli alunni aventi rendimento deficitario. Io e lui la lettera la prendevamo a novembre e febbraio. Era un appuntamento fisso. In USA hanno i tre balli, noi avevamo le lettere. Poi solitamente iniziavamo a comprare i libri e, verso aprile-maggio, a studiare. La lettera comportava colloquio genitori con figli versus professori. Mia mamma non l'ha mai saputo perché altrimenti non sarei ora a scrivere sul blog. La lettera la firmava mio babbo e ai colloqui ci veniva lui. I professori erano in un'aula modello plotone d'esecuzione, entrava la coppia genitore-pargolo e partivano le raffiche. Ma non è questo di cui voglio parlare. Al primo colloquio lui non c'era perché era ammalato, quindi c'era solo sua mamma. Siamo in corridoio ad aspettare il nostro turno quando mi chiede: "Il mio Matteo com'è?" - "Ah, guardi..." e glielo descrivo come il peggior alunno della Terra, concludendo l'arringa con "e sta trascinando a picco anche a me, che sono sempre stato diligente e giudizioso". Mio babbo, sempre grandissimo califfo, approvava, scossando ampiamente la testa dall'alto in basso. Quando ritornò a scuola, qualche giorno dopo: "Ma tu, a mia mamma, cosa cazzo sei andato a raccontarle? E' tornata a casa talmente incazzata che m'ha levato tutto e mi ha pure detto di lasciar stare quel povero Filippo"

2 - Avevamo contrattato coi prof che, per evitare per quanto possibile le "preferenze" o le "prese di punta", gli interrogati fossero scelti solo dalla fortuna. Quindi sacca coi bussolotti e via di estrazione. In mancanza della sacca, tenuta dal capoclasse, apertura della pagina del libro e somma delle cifre. Di cognome fa D ed era il quarto del registro, quindi col primo metodo aveva possibilità pari agli altri di essere chiamato, col secondo molto meno. Incredibilmente quel giorno non aveva studiato. "S se dovesse interrogare dille che non hai la sacca e non rompere i coglioni che tanto ti hanno già interrogato".
"Dunque, oggi...interroghiamo" - "Nooooooo" - "Dai, S dammi la sacca" - "L'ho dimenticata!" - "Bravo! Vabbuò, apriamo la pagina del libro" - Silenzio - "211, 2+1+1, quattro!". La bestemmia segui una traiettoria arcuata e si stampò proprio poco sotto il Cristo in croce. La prof era consacrata laica del Regnum Christi, un movimento che fa sembrare l'Opus Dei una congregazione che strizza un po' troppo l'occhio al progressismo. La prese bene, mancava poco che chiedesse l'espulsione di Matteo da tutte le scuole del Regno (di Cristo, ovviamente).

3 - Questa è pesa e fa di me una bruttissima persona. Nell'altra quarta il babbo di uno decise di chiudere la sua esperienza terrena sparandosi in bocca col fucile da caccia. Noi, col nostro coordinatore di classe (prof di Disegno tecnico), decidemmo di mandare un telegramma di condoglianze. Il babbo di Matteo lavora in Posta e quindi fece tutto lui. Io quel giorno ero a casa sua a "studiare". Arriva suo babbo e gli lascia lì la ricevuta del telegramma da consegnare al prof. Lo leggiamo e ci s'illuminano gli occhi. Nel medesimo istante avevamo pensato la medesima mascalzonata. Prendiamo la ricevuta, la ricopiamo al PC ma nel testo del messaggio anziché "Condoglianze" scriviamo "Felicitazioni". Al mattino successivo la consegnamo al coordinatore. "Felicitazioni" e in calce, come primo firmatario, il suo nome. In quell'istante, con abilità camaleontica, diventò color del muro che gli stava dietro. Lui però la prese bene e ci disse solo che "queste cose non si fanno".

4 - Durante una delle tante bigiate (alias: marinare la scuola) andammo in un sex shop (non ci entro più da quei tempi, quanta purezza d'animo in un sol fanciullo. E sapere che qui ne avrei tutte le possibilità) e onde evitare di essere rimbalzati dal proprietario che ormai ci conosceva gli dicemmo: "No, no, questa volta compriamo". E comprammo la versione ultra low cost dei due attrezzi. Avevamo in mente di fare qualcosa ma non ci veniva in mente cosa. Io avevo la femmina e lui il maschio. Ricordo ancora la meravigliosa discussione
Lui "Sì, però dobbiamo deciderci, perché io ce l'ho continuamente in cartella e non mi pare il caso"
Io "Vabbé, lascialo a casa nel frattempo"
"Certo, poi mia mamma una mattina apre un cassetto, ci trova dentro un cazzo di gomma, non ho manco la morosa, in casa mia non entra una donna dal 1985, cosa gli racconto?"
Io rido adesso come rido allora e sempre lui va avanti
"Se poi le dico: "E' per fare uno scherzo ma non so ancora quale"..."
E io continuo a ridere adesso come allora
"A quel punto è meglio che le dica che sono frocio, perché più idiota di uno che spende 20 euro per comprare un cazzo di gomma per niente...gli dò meno dispiaceri, almeno"
Poi gli attrezzi trovammo il modo di usarli, applicandoli alle due finestre scorrevoli dell'aula. Durante le ore di supplenza con una cerchia selezionata di prof (in particolare quello che ci diceva: "Ragazzi, fate quello che volete, basta che non vi picchiate") erano grandi amplessi. Ecco, su questa specifica cosa a pensarci adesso mi chiedo come potessi allora divertirmi tanto a fare 'sta boiata, però giuro, ridevo talmente forte che mi facevano male quelle due ghiandolone che ci sono nella parte superiore del collo. Il divertimento durò per mesi, fino a quando...ehm, schiarimento della voce, le finestre dell'aula davano sul cavedio interno dell'istituto e dall'altra parte faceva lezione lei, la Regnum Christi. Arrivò in classe: "Da lui me lo sarei aspettato, ma da te, Poletti, proprio no". Dovetti tirar fuori l'intera genealogia ecclesiastica, andare in ginocchio fino alla Madonna del Ghisallo e dire che Guglielmo da Baskerville era un infamone per farmi perdonare.

5 - Roma, gita, canne. Ore 3.30, rientro in hotel
Io: "Oh, nel frigobar è finita la vodka"(non azzardate strane illazioni, era evaporata)
Lui: "E' finita la vodka?"
"Eh cazzo, sì!"
"Oh, va che qui il bar dell'albergo è chiuso!"
"Che cazzo facciamo?" (col tono del viandante nel deserto quando non trova un'oasi che sia una)
"Ci sarà un cinese aperto, no?"
"Eccazzo, sì"
"In corridoio non possiamo passare, usciamo dalla finestra, tanto siamo al piano rialzato, sarà un metro, un metro e mezzo, due metri, toh"
A parte che i metri erano almeno tre, il piano era rialzato, ma dall'altra parte c'era un gommista, erano le pile di pneumatici quelle che noi, assolutamente in grado d'intendere e volere, avevamo scambiato per il piano. Poi c'era un cane. Il classico cane da gommista, con alle spalle una vita tra carceri, ospedali psichiatrico-giudiziari e SerT. Il cane, intendo. Il gommista probabilmente apparteneva alla Banda della Magliana che poi l'aveva espulso perché troppo violento ed efferato nei suoi crimini. Che poi...definirlo cane era riduttivo, era una macchina di morte, un abbaio di quel colosso a Roma provocava un uragano nel Wisconsin. Mai visto un essere umano camminare così velocemente in verticale.

6 - Il nostro edificio scolastico in quegli anni era diviso a metà colle ultime due classi del liceo classico. L'ultimo anno noi eravamo, con tutte le quinte, all'ultimo piano, adiacenti all'analoga classe del loro istituto e nel corridoio c'era una paratia mobile per dividere le due scuole. La leggenda narrava che, essendo il liceo classico stracolmo di fanciulle, l'anno precedente nei bagni c'erano così tanti ormoni che i lavandini potevano galleggiare a mezz'aria, sostenuti dagli anzidetti messaggeri chimici. Odio reciproco: troppo grezzi da una parte, troppo elitari dall'altra. I nostri rappresentanti di Istituto avevano concertato col preside questo: "Non si occupa a dicembre e non si fa autogestione a marzo. L'aulica voce della reazione risuonerà sempre alta e forte tra queste mura. In cambio vi chiediamo che la rigida disciplina che vige sia allentata due volte: il giorno prima delle vacanze di Natale e la settimana prima delle vacanze estive. In quei giorni deve essere permesso tutto quello che non rientra nei reati di mafia e terrorismo". 21 o 22 dicembre: i prof praticamente firmavano il registro e poi andavano in aula professori, non c'era frizzi, lazzi, sdazzi e (don) mazzi che tenessero. Quel giorno si mangiava, giocava e beveva in classe. Soprattutto si beveva. Si beveva in modo talmente copioso che le bottiglie non arrivarono alle 10.30. E la scuola finiva alle 13.30. Dopo mezzora di astinenza...ragazzi miei, convulsioni, delirium tremens e allucinazioni iniziavano a destare allarme sociale. Scoprimmo però che quelli del liceo classico ci avevano copiato l'abitudine, solo che loro anziché un giorno intero, avevano libere solo le ultime due ore. Le cinque bottiglie erano sul davanzale della finestra. Il cornicione però non ci sembrava il caso. Va bene che muore giovane chi è caro agli dei, ma che fossero altri a confermare il detto. Andiamo in officina, prendiamo una barra sezione tonda da 2 metri in alluminio. Notare che per andare dall'officina alla nostra classe bisognava passare davanti all'aula professori, che ci videro passare con un bagaglio di 2 metri e non ci dissero "beo". Questo per farvi capire il clima che regnava. Nel frattempo tutti gli studenti dell'istituto ci vedono andare in giro con quello e ci chiedono cosa cazzo stessimo facendo. Glielo spieghiamo, non sapendo cosa succederà di lì a poco. Io governo la barra, che mi viene stabilizzata da altri. Lui va in cortile. Duemila occhi puntati sul cavedio interno, tutti in rigoroso silenzio. Una alla volta la barra dà un colpetto alle bottiglie quel tanto che basta per farle cadere. Una purtroppo si rompe. All'ultima bottiglia sbaglio a calibrare il raggio di sterzata della barra e tocco la finestra. Ovviamente accorrono. La aprono. Ricordo solo che dissi: "Oh, oh" - "Corri giù, corri giù, fermalo, corri giù" una voce dall'altra aula. A quel punto Matteo parte diretto verso la porta del nostro istituto. Ci saranno stati ottanta metri. Ormai si era allo stadio, con l'intero istituto a tifare: "Vai Matteeeo". Purtroppo questa non è una favola. Matteo venne fermato e dovette lasciarne giù tre. Violini. Sipario. Il più grande fallimento della mia vita.

7 - Eravamo intruppatissimi coll'hardcore melodico californiano (Bad Religion, NOFX, Lagwagon, Pennywise, The Offspring per citare i più famosi) ma soprattutto californiano-wannabe, anche perché conoscevamo di persona vari (componenti di) gruppi. Tra le varie cerimonie della fine dell'anno c'era il saluto che il preside faceva classe per classe. Iniziava dalla prima A e finiva con la quinta I. Noi eravamo la quarta D. Vi lascio immaginare in che condizioni arrivasse il preside e in che condizioni fossimo noi, dopo quelle mattine in cui c'era il 2% di sangue nel nostro alcol. Arriva in classe e parte: Cari studenti, le vacanze sono arrivate.
E fu la sua fine perché io e lui iniziammo a canticchiare "Voi ragazzi, che cosa fate?"
Lui: Uh?
Noi: "Io pensavo di andare al mare"
A quel punto, si scioglie in un sorriso, probabilmente dovuto alle particelle d'alcol che gravitavano nell'aria, e c'invita colle braccia a proseguire, Matteo piglia in mano l'astuccio, io il righello e si parte
https://myspace.com/gasnervinorock (la canzone è OC Dream, è talmente famosa che non c'è manco su Youtube). Ci cantammo dentro, credendoci moltissimo.
Preside visibilmente sollevato dal fatto che il discorso l'avessimo fatto noi.
"Vi abbraccio forte ragazzi e vi auguro buone vacanze"
"Grazie, grazie"
"Quanti bocciati?"
"Tre"
"Quanti con debiti?"
"Tutti!!!"
"Allegria!"

Saputa la notizia, ieri mattina l'ho chiamato. Lui non ha il mio numero aziendale.
Provo a fare la voce istituzionale: "Pronto, cercavo il Signor D"
"Polooooooo"
"Eheh"
"Ahah"
"Oh, m'han detto che t'han blindato!"
"Anche a te, m'han detto"
E un'ora di conversazione-amarcord (che poi vi verrà scaricata, pro-quota, sul riscaldamento del prossimo inverno) su quegli anni formidabili.

14 commenti:

  1. io volevo solo dirti che in questo momento ho in mano una compilation."Punk e contaminazioni vol. 2"
    CD 1 traccia 19: Gasnervino - o.c. dream

    piangiamo per sempre.
    sei un grande cazzo. un grande. basta

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    1. Ahahahah, lo immaginavo. Tra l'altro all'epoca io e te frequentavamo DI SICURO gli stessi ambienti, quindi chissà quante volte ci siamo incrociati. Loro li scoprii tramite lo speciale Punk di Rocksound (e qui si piange sempre di più). Se non sbaglio la traccia numero 26 di un CD con custodia in cartoncino azzurro. Sono/erano dei grandiZZimi! Di OC dream girava anche un video su All Music (avevano proprio sfondato) però su Youtube non c'è verso di trovarlo.

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    2. LO SPECIALE PUNK di rock sound.
      cos'hai tirato fuori....
      varranno qualcosa adesso secondo te? forse è ancora troppo presto

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    3. Io li conservo ancora tutti in uno scatolone che mammà minaccia di buttare ad ogni skypata. Centottanta metri quadrati di casa. Sessanta metri quadrati di garage. Uno scatolone merdo. Ma è quello che turba la perfezione geometrica della casa. Comunque neanche quando distribuiscono i viveri nei campi profughi c'è la trepidazione che avevo la notte prima dell'uscita di quel trimestrale. L'edicolante mi accoglieva alzando le mani. Quella volta che il corriere trovò traffico e dovetti ritirarlo all'uscita da scuola anziché all'entrata si finse morto sul bancone, come il Martin Pescatore.

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    1. Ti avevo scritto un lunghiZZimo commento ma questa connessione di merda mi ha mangiato il post. Ti faccio un bignami: penso sia dovuto all'errata percezione della realtà che si ha da piccoli. La VHS (tanto per non fermare il pianto) di Balto ce l'aveva mia cugina, che all'epoca era il Sole della mia esistenza, e per cui davo per scontato che tutti i bimbi lo conoscessero. Invece crescendo ho scoperto che non era mainstream proprio per un cazzo. Peccato perché, anche cogli occhi di oggi, rimane un bel film d'animazione, e non il solito polpettone della Disney, che tratta anche argomenti "alti" come l'accettazione di sé stessi.

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  3. Cavolo hai fatto un tecnico rosa e fiori, hai miei tempi cose del genere venivano repr...ehmmm punite con la terminazione dell'alievo in sala mensa.

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    1. Anche da noi venivano punite con giorni di sospensione che poi venivano commutati in lavori utili (sei ore per ogni giorno, da scontarsi al pomeriggio) e la 2 finì così, tanto per capirci. Ma, come gli USA insegnano, non è la repressione a fermare i crimini. Come può una parete (da imbiancare per la settima volta in sei mesi) arginare l'ignoranza?

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  4. Non so se volerti un gran bene o amarti, comunque rido ancora di più dopo l'altra sera in cui mi sono beccato in anteprima alcune di queste perle.

    Alcool

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    1. E mi sono dimenticato della voce da coniglio post-derby. Dici che debbo fare un'appendice?

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    2. Direi, ci sta bene anche il Milan di Sacchi per un'appendice breve!

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  5. La letterina!!! Quasi me l'ero dimenticata... Quanto orgoglio nel riceverla!

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  6. Un orgoglio incredibile, soprattutto se il postino passava alla mattina. I maroni mi si ricomponevano dopo tre mesi.

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