lunedì 28 gennaio 2013

A boy and his dog

Già l'inizio del nostro rapporto avrebbe dovuto far capire come sarebbe andata a finire. Iniziò tutto un giorno di dicembre, semaforo di Alzate, anno del Signore 2005. La precedente morosa mi disse: "Pensa che scena sarebbe se mi portassi il regalo alla cena della Vigilia, vestito da Babbo Natale". Queste cose a me non vanno MAI dette, perché stimolano la componente tre-enne del mio cervello, che è come dire il 99% della materia grigia. E per cui, alla cena della Vigilia, sua famiglia al gran completo, un idiota suona il campanello, tutti a chiedersi chi possa mai essere perché, come disse la Giulia, "anche Filippo adesso dovrebbe essere a preparare l'altare" tranne i bambini che, ignari del condizionale presente, affacciatisi alla finestra affrescarono "Babbo Natale, Babbo Natale". I suoi parenti mi salutarono con un misto di stupore e divertimento, ma appena congedatomi, una sua zia le si avvicinò e le disse: "Sei fidanzata con un cretino, ne sei consapevole?".

Il regalo era una palla di pulci, pelo e zecche di due mesi. Talmente peluchosa che venne chiamata "Trudi". Era, sarebbe dovuta essere, la nostra cagnoletta, stava da lei, ma io praticamente vivevo in quella casa (andavo ancora a scuola: praticamente 8-14 a scuola e 14-ora indefinita a casa sua) ed ero il suo giocattolo preferito (della cagnoletta, eh, della cagnoletta) perché contrapponevo la mia iper-cineticità alla tranquillità e dolcezza di quella famiglia, composta da tre donne. Poi ci lasciammo, rimanemmo in cattivi rapporti per ben dieci giorni e ci riappacificammo in un'armonia che dura tuttora. La cagnoletta, divenuta cagnona, passavo a trovarla almeno una-due volte a settimana e andava bene così. Senonché un anno e mezzo dopo l'ex sfornò prole e per cui, visto che già le tensioni familiari si potevano tagliare con la motosega (diciamo che la gravidanza, peraltro pure complicata, non era esattamente voluta), mi offrii per prendermela in carico.

Da allora viviamo insieme. E quando dico "viviamo insieme" vuol dire, almeno fino a quando ho vissuto in Italia, praticamente 24 ore su 24, escluse uscite con gli amici o con la morosa, ma lavoro incluso. Vuol dire che se andavo/vado in bagno o tenevo/tengo chiusa la porta e allora si mette/va lì fuori, spalmata per terra, ad aspettare che uscissi/esco oppure, se solo la tenevo accostata, da/va un colpo di muso, e mette/va, tra lo stipite e la porta, la ghigna con un'espressione "Legata alla catena fin da piccola, cresciuta tra i suoi escrementi, salvata dai volontari, in 15 anni non ha mai vissuto il calore di una famiglia, adottala e falle trascorrere in serenità questo lasso di tempo che le resta da vivere". Quando siamo venuti qui, lei è stata spedita qualche giorno prima (peraltro con un'esortazione/minaccia all'hostess di terra - non quella del blogroll - che è meglio non replicare) ed ha passato giornate intere a piangere, per la felicità della morosa, a cui è molto legata, come la corda all'impiccato. Quando sono arrivato in aeroporto ad aspettarmi c'era il dinamico duo collegato da un guinzaglio. D'odio. Per iniziare a camminare ho dovuto incazzarmi solennemente, altrimenti era un continuo passarmi tra le gambe per evitare che la abbandonassi di nuovo. Arrivati a casa, siccome c'erano da sbrigare delle commissioni e lei continuava a saltare sul letto per non mollarmi neanche là, ho dovuto chiuderla fuori dalla porta della camera e mentre le sbrigavamo, c'era un sottofondo di mariomerolate in versione canina fuori dalla porta. Perché lei non è gelosa: quando mi avvicino troppo alla morosa, lei prima lancia due guaiti di avvertimento ("Ma che stai affà?"), poi, se proprio mi ostino, sbuffa e si gira di culo, per segnalarmi la sua contrarietà. Allo stesso modo mi è impedito di accarezzare qualsiasi altro cane per strada, altrimenti è FINITA. E' l'unico cane che i fagiani non li caccia ma ne scappa.

Penso di aver un rapporto di fortissimo amore/odio filiale ma tipico con mia mamma, un rapporto di enorme stima/emulazione ma tipico con mio babbo, un profondissimo senso di amicizia ma tipico colla cerchia dei miei amici ma due rapporti penso, forse, anzi probabilmente, ingenuamente, forse, anzi probabilmente, banalmente, forse anzi probabilmente, vanagloriosamente, che siano speciali: quello con la mia morosa e quello con questo sacco di peli, pulci e zecche che riempie le mie giornate. O forse no, non sono speciali, sono comuni, ma rimangono speciali. E' il primo essere vivente che mi abbia fatto imparare la parola responsabilità, nel senso che lei dipende in tutto e per tutto da me, anche sotto l'aspetto pratico, che si tratti di curarle la congiuntivite o di portarla a pisciare o di, ..., evitare che ogni 7-8 mesi mi trasformi casa nel set di un film splatter. Io non piango mai, non è che lo consideri un punto di forza o di debolezza, è così e basta, non è che posso sforzarmi a piangere. Ecco, quando penso che le mancano 7-8 anni di vita ad essere larghissimi, mi viene una gola bondage. Viv(ev)o in campagna, amo gli animali, ci vivo in mezzo fin da piccolo (penso di aver avuto tutte le specie di animale domestico o da reddito conosciuti) ma non sono animalista, primo perché non mi piacciono le sette (è una dei motivi per cui mi definisco cristiano e non cattolico) e poi perché, pur con continui dubbi, continuo a considerarli nient'altro che un anello della catena alimentare. Detto questo, lei rimane una cagnona, io il suo capobranco. Si fa quello che dico io e niente mollezze borghesi tipo il letto (coperta e ringraziare), circolazione libera per casa (cucina off limits), cibo dal tavolo (che hai già il tuo), cappottini, gingillini, ecc...ma, allo stesso tempo, non mi frega una sega di quelli che dicono "Alla fine sono cani", "Si pensa più ai cani che ai bambini" (questa solitamente è pronunciata da chi, per non sbagliarsi, se ne fotte di entrambi) o amenità di questo genere, anzi li compatisco perché è evidente che "un cane" non l'hanno mai avuto o se l'hanno avuto, non oso manco immaginare come l'hanno trattato. E si sono persi moltissimo, troppo, quasi tutto. Poveri loro. E beato me. E voi, chiunque abbia capito di cosa sto parlando.

P.S.
A giugno, con l'Associazione, abbiamo organizzato una serie di camion per i terremotati emiliani. Ogni camion ha 26 bancali. 24 per i terremotati "comuni", 1 di cibo halal (macellazione islamica) e 1 per gli animali. Una simpatica vecchina pensò bene di obiettare. "Filippo, basta, adesso ha capito, l'hai insultata abbastanza". Alle volte il mio rispetto per l'età va a farsi benedire.

12 commenti:

  1. la mia cana ha scelto mia madre come suo unico dio in terra. io sono la sua sguattera, quella che deve farla giocare, coprire con la coperta, aprire-chiudere-aprire-chiudere la finestra della camera per prendere il sole manco fossimo a porto san giorgio, grattarla. ma ha 13 anni e io per lei farei qualsiasi cosa, mi sono anche buttata in mezzo alla strada per rincorrerla una volta che ha sentito un botto pre-capodanno e, come lei non ha capito più niente ed ha iniziato a correre io ho fatto lo stesso gettando la borsa e via ginocchia al petto.
    Quando tu pensi agli anni che le restano da vivere, ci penso anche io. E non so perchè non penso tanto a come potrei prenderla io quanto a come potrebbe starci mia madre, e già so sarà la.fine.

    RispondiElimina
  2. Ti capisco, ti capisco. Penso sia una reazione abbastanza comune, anche a me capita, in riferimento ad altri, di pensare a come starà male X a cui voglio molto bene anziché a come starò male io. Poi passerà perché, purtroppo o per fortuna, passa (quasi) tutto, però immagino che sarà una bella legnata (e manderò a spazzare il mare tutti quelli che inizieranno a tenere delle conferenze sul patrimonio genetico che deve avere un essere vivente per essere degno di essere amato o pianto).

    RispondiElimina
  3. ti dico solo che mia madre chiama la Guendy la "bambina pelosa".
    mi sembra non ci sia altro da aggiungere altro.

    RispondiElimina
  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  5. Ahahahah, Chiara, capisco. Avoja se capisco.

    Grazie Pulce. L'idea era quella di scriverne ogni tanto uno su qualcuno dei miei "compagni di viaggio". Ero partito con la morosa, ma stava diventando uno spinoff dei peggiori Harmony, quindi ho virato sulla cagnona.

    RispondiElimina
  6. "vanagloriosamente", ma da dole l'hai tirata fuori questa? Bha!

    RispondiElimina
  7. Se non conosci gli Zen Circus...conoscili! Ti abbraccio fortissimo!

    RispondiElimina
  8. Confermo!Non sono io la Hostess che ha preso in consegna la cagnona!Però posso dirti che ho minacciato di denuncia un tipo che voleva lasciare a terra/abbandonare un gattino perché il genio non si era minimamente preoccupato di informarsi sui documenti necessari per farlo viaggiare in aereo...tanto gli animali sono tali e quindi non valgono nulla!Io sono d'accordo al 100% su tutto quello che hai scritto...ho avuto un gatto per 10 anni e l'ho assistito al meglio quando è stato male e pur sapendo che non sarebbe vissuto a lungo, quando è morto io mi sono sentita lacerare...anche adesso a ripensarci piango e non riesco a scrivere...

    RispondiElimina
  9. Molto semplicemente le ho detto che non me ne fregava nulla di spendere quattrini ma nel caso fosse successo qualcosa mi sarei ricordato la sua faccia. In realtà in ognuno dei quattro viaggi che s'è fatta, allo sbarco era sempre abbastanza tranquilla o comunque tranquilla come quando fa un viaggio in auto nel kennel (che non ama).

    RispondiElimina