giovedì 22 maggio 2014

Giornate dure


Prendo spunto dal quinto punto dell'ultimo post della grandiZZima Brioche a cui mando un grande e sentito abbraccio. Parla di storie di emigrazione, mettendo inizialmente in chiaro che

"[...]sono pur sempre una migrante fortunata, arrivata qui su un comodo aereo, con un contratto e la prospettiva di una vita normale a tempo limitato. Non ho avuto bisogno di un permesso di soggiorno né di un permesso di lavoro per poter rimanere: queste cose mi sono garantite per nascita, senza fatica. Ok, vivo in un convento e già questa mi sembra una bella penitenza o pena del contrappasso, ma ancora mi è ben chiara la differenza tra queste vicissitudini fastidiose e il dramma di chi viene dal mare, disperato: il mio alla fin fine è un racconto da poco, lo sappiamo tutti. [...]"

e io sono ancor più fortunato di lei perché il mio lavoro è stabile e comunque mi sono portato un pezzo, il più importante della mia vita, con me. Anche se poi durante l'anno passo mesi interi senza vederla. Quindi, continuando a citarla, rafforzo il suo:

"Fatte queste debite premesse, che spero mi scagionino da ogni forma di confronto con ben altre questioni"

Il punto 5, dicevamo...

"5- Il bilancio tra cosa si è guadagnato e cosa si è perso stando qui, in termini umani, di relazioni sociali, di amicizie perdute o nate: un gioco (o giogo) quotidiano."

Ecco, questa situazione sta diventando vieppiù frustrante e sta iniziando seriamente a pregiudicare la mia qualità della vita. Tra le altre cose, ho disturbi del sonno, che per uno come me che diceva "Vabbé, buonanotte" e in trenta secondi era nel regno di Morfeo, che non si svegliava MAI, che dopo quattro-cinque ore di nanna era nuova di pacca sono una roba inconcepibile (e infatti non ci crede nessuno).

Senza sconfinare nel francescanesimo o nell'hippismo QUEL tipo di rapporti umani, QUEL tipo di relazioni sociali, QUELLE amicizie sono il metro di paragone con cui giudico, misuro e valuto la qualità della mia vita. Qualche amicizia me la sono fatta anche qua, tante conoscenze me le sono fatte anche qua ma in termini umani, veramente umani, qualitativi?, è come paragonare un bicchiere d'acqua ad un oceano. E a me del conoscere gente tanto per conoscerla, restando sulla superficie del rapporto oppure, peggio ancora, perché un domani potrei trarne un vantaggio non me ne frega proprio una sega.

- Mi chiedo se il problema non sia dentro di me, poi però mi ricordo che nella vita precedente, perché sembra veramente una vita precedente, ero consapevole e lo dicevo, forse l'ho scritto anche qui, di essere "fortunato".

- M'interrogo sul fatto se quello che mi pesa non sia che là ero il Re e qua solo uno dei tanti. Mi rispondo che non è vero che là ero il Re, però ero circondato da persone a cui volevo e che mi volevano, con diverse sfumature, sinceramente bene. Che stimavo e mi stimavano. Che aiutavano e mi aiutavano. Qui quando non sono sconosciuti, sono persone che vedrei bene mentre le grattano via dall'asfalto dopo che sono state arrotate da un autotreno.

- Io, che venivo "accusato" di non incazzarmi mai abbastanza, se non in quelle quattro/cinque occasioni che bastavano per il resto dell'anno, mi accorgo di essere sempre sul filo della sbroccata. Basta qualsiasi piccolo inconveniente - dalla connessione che salta a qualcuno che mi sfiora - per farmi esplodere. Peggio ancora, alle volte faccio apposta a crearlo, solo per sfogarmi. Ci sono dei giorni che mi sto sul cazzo da solo per quanto sono irritante.

- Ne parlo con altri e tutti, indistintamente, mi dicono che "questa esperienza ti rafforzerà" ma io ho in mente altri tipi di rafforzamento. Penso di essere abbastanza predisposto, nei limiti dell'esistenza di un giovane uomo occidentale, ai sacrifici, ai dolori, in generale alle difficoltà. Non mi spaventano ed è vero che affrontandoli mi sono rafforzato. Ma se per rafforzarmi sotto il versante degli affetti, debbo perdere tutta quella sensibilità che penso di avere o di avere avuto e diventare uno dei tanti stronzi GordonGekkoWannabe ne faccio volentieri a meno. Molto volentieri a meno.

- Quel discorso sulle radici che ciclicamente scrivo posso anche fingere di non essermelo fatto, posso anche cercare di allontanarlo ma poi, basta un attimo di deconcentrazione, ed eccolo ricicciare. Forse è tutto qua.

Sono le serate di giornate dure, senza consolazioni.

8 commenti:

  1. Lo so come ti senti, l'ho capito dopo sei mesi di studio-lavoro in UK: bene il lavoro, bene i servizi, bene gli stipendi decenti. Ma poi, come un re in esilio, non vedevo l'ora di tornarmene a casa, nell'Italia impantanata del 2011, a fare un lavoro sottopagato al servizio di una banda di stronzi. E non rimpiango la decisione nemmeno per un attimo.

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  2. Che onore!!! Quel punto lì, il 5, alla fine è quello che pesa come un macigno, più dei restanti messi insieme...

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    1. Io ti leggo sempre. Anzi, complice il fatto che, lo sa il cielo perché, non riesco a vedere gli aggiornamenti del tuo blog sul mio, un giretto quotidiano lo faccio sempre. Quasi sempre i tuoi post sono di una perfezione tecnica - contenuti e forma - tale che a commentarli mi sembra di sporcarli con inutili banalità (sono mie turbe psichiche, non farci caso). Questo invece non era un bel post dal punto di vista stilistico, ma (?!?) era qualcosa di più. Una gemma preziosa, di quelle estratte a fatica, che però prima mi hanno smosso qualcosa e poi mi si sono sedimentate dentro. Daje sempre.

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  3. Non diro' la famosa frase del cavolo che quando la dicono a me scatena istinti omicidi...ma se da quello che mi raccontavi prima di partire pensavo di non conoscerti bene, leggendoti adesso mi rendo conto che ti ho sempre conosciuto piu' che bene, non c'è una parola di quelle che hai scritto che non mi aspettassi. E di certo non mi fa piacere averci preso...daje Phil! Un abbraccio

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    1. Ahahahah, dimmi la frase. Ne ho sentite un campionario e non saprei quale potresti pescare dal mazzo. Grazie per tutto il resto.

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  4. Solidarietà e tanta comprensione, pensa che io provo sensazioni simili pur essendo tornato a casa, annamo bene...

    Urge skypata, vedrò di farmi trovare.

    Un abbraccione e keep Ruben.

    Alcool

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    1. Grazie cariZZimo. Skype da qualche mese lo uso col contagocce, soprattutto di sera. Comunque vedremo di organizzarci.

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