lunedì 17 dicembre 2012

Engineer

Stamattina ho fatto da cicerone a sessanta futuri ingegneri in visita didattica. L'assegnazione del compito è andata più o meno così: "Domani arrivano sessanta studenti del Dipartimento di Ingegneria Chimica" - "Bene" - "Io mi sono preso un giorno di ferie, perché non sono tipo da fare queste cose" - "E chi gli fa da guida?" - "Tu" - "Io?" - "Tu, tu"

La faccia della perplessità

"Vabbé, mi metto a far la guida a degli ingegneri???"
"Tanto devi solo spiegargli come funziona a livello pratico e fargli vedere dal vivo qualcosina, non è che devi fare una lezione"
"Sì, maaa...non sono ingegnere"
Con nonchalance, si leva il suo cartellino, me lo affranca al taschino e mette il mio nella tasca.

Stamattina tensione a mille, parlavo a macchinetta, per non far parlare loro. A fine visita, con faccia visibilmente contrita
"And now, if you want, you can ask me some questions"
Silenzio
Piccola esultanza interiore
Silenzio
Esultanza che si fa un po' più esuberante
Silenzio
Boato
"Right" e sto per indicare la mensa (mangiano qui, poi questo pomeriggio visitano altre sezioni), quando l'infamone, l'infamone che c'è ovunque, perché l'infamità affratella i popoli, alza la sua nerchia di mano.
Con la faccia con cui nel Trecento si scoprivano i bubboni sotto le ascelle: (pensiero: "Muori") "There is a raised hand" (pensiero: "Speriamo in un embolo") e lì ammetto di aver invocato Allah in modi che probabilmente non sarebbero approvati neanche da Bush.
La domanda è relativamente facile e gli rispondo, purtroppo però l'infamone scatena lo tsunami. Rispondo ad una decina scarsa di domande, di livello sempre più difficile. Stanno per andare a scoprire il bluff, faccio chiaramente capire che la rottura della fava ha ormai raggiunto la prostata.

"Engineer, please, one more question"
"No, it's too late, now we go to the canteen"

Aoh, c'è un limite anche ad aprirmi la guallera in sette parti uguali e distinte.

Probabilmente debbo aver preso lo sfigato del gruppo, perché si sono messi tutti a ridere e abbiamo così potuto raggiungere la mensa, dove mi aspettava un ottimo pollo al masala. Che ha una proprietà mica da ridere: grazie all'amore di questi popoli per qualsiasi cosa che si possa odorare a qualche miglio di distanza, a fine pasto le lamiere si piegano con una singola alitata.

11 commenti:

  1. Vedi? Non sei un idraulico.
    Oddio, non mi garbano manco gli ingenieri, eh?

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  2. "Partoriscono quesiti demenziali, vivono nel loro mondo di momenti delle forze e generatori trifase, dove tutto ha una spiegazione razionale. Non sanno accettare l' estemporaneità, la fantasia, tutto deve essere spiegabile e se qualcosa esce dalle loro gabbie psico(pato)logiche non riescono a farsene una ragione e affettano le gonadi a tutti quelli che gli stanno attorno". Questo scrissi, su queste pagine, degli ingegneri. Puoi capire, io, quanto li ami!

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    1. ma dai, che banalità, che luoghi comuni

      intanto senza gli ingegneri il nostro non aveva un lavoro, perché l'impianto chi glielo progettava, e voi scrivevate su un diario di carta che non avrebbe mai letto nessuno, invece che ammorbare il web con le vostre frasi memorabili

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    2. bwahahahahahah ma salve giustiziere mascherato. Era tanto che volevo fare la sua conoscenza.
      Mi dica... lei è un esimio ingegnere presumo.
      Mi lasci indovinare... gestionale! Della logistica, presumo.
      Tanta tanta tanta stima per lei.
      Sa, siamo scrittori di diario mancati. Non faccia troppo caso a noi.
      La tengo d'occhio comunque! +_+

      Ps.
      Fili, scusa ma non ho resistito!

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    3. Ahahahahahah, anche Goldrake suole dire quando qualcuno scrive una cazzata sui report: "L'avrà scritto un ingegnere gestionale". Nella confraternita degli ingegneri c'è dell'odio per gli ingegneri gestionali. Mi scuso, cariZZima, per l'ardito paragone.

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    4. Mi son scontrata con ben due ingegneri gestionali nella mia miserrima esistenza di scrittrice di diari di carta che nessuno leggerebbe mai, e ne porto ancora il raccapriccio addosso.
      Solitamente dico: chi non sa fare, insegna. Chi non sa insegnare, insegna ginnastica. Chi neanche la ginnastica, è destinato alla facoltà di ingegneria a indirizzo gestionale.
      Saluti vari et eventuali

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  3. Ricordo ancora un capodanno a Padova. C'erano alcuni studenti di ingegneria e altra gente, in casa di studenti tutti lì per festeggiare.
    Iniziò una discussione tra un architetto, un ingegnere e due matematici su quale laurea "fosse la migliore". A parte il fatto che certe discussioni mi sembravano inutili come la merda l'ingegnere nel giro di venti minuti si tramutò in una bestia inferocita e ricordo solo che gli venne ripassata la testa nel cesso per mezz'ora e poi chiuso fuori sul balcone a -5.

    Gli ingegneri è giusto che esistano, li stimo un casino perchè hanno sotto due palle non indifferenti, però non ci vado spesso d'accordo. punti di vista diversi. tutti quelli che ho incontrato erano un po' saccenti.

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  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  5. Anonimo, ma che modo di comportarsi è? Ti pare che fossi serio? Oltretutto sono CIRCONDATO da ingegneri, con cui da anni si ride e si scherza (e ridono e scherzano anche loro, 'sti eretici) su queste cose (come con gli juventini, come con le donne, come, pensa un po', coi neri). Il giorno in cui scriverò (vivrò) seriamente, sarà il giorno in cui ballerò il tip tap sul binario centrale della M1.

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  6. Oh, mica è colpa nostra se gli ingenieri si prendono troppo sul serio!!

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