martedì 3 dicembre 2013

Elogio del fumo


Ero poco più che un bimbo. O forse lo ero ancora. Avevo dodici anni, in un parchetto, una sera di maggio. Ho iniziato perché mi sentivo grande, volevo diventare grande, potevo dimostrare agli altri di essere grande. La prima volta non è stata un granché, come tutte le prime volte. Il fumo impastava la lingua, mi faceva tossire se solo mi azzardavo ad aspirare troppo, mi bruciava gli occhi. Finita la sigaretta ero un misto di eccitazione e cattiva coscienza. Mi ero affrancato dall'infanzia ma entravo nell'adolescenza senza sapere dove mettere i piedi. La seconda arrivò dopo un po' di tempo, come dopo tutte le mie seconde volte. Non sono mai stato bravo a metabolizzare velocemente. Ogni tanto ci pensavo, sempre quel yin e yang di soddisfazione e repulsione. Poi arrivarono le superiori, la scuola non era più quella del paese, i compagni neanche. Arrivarono anche i primi pacchetti, prima da dieci, poi da venti. Prima il cespuglio, poi la cartella, poi il "Papà, se vai al bar comprami un pacchetto di Marlboro rosse". Col tempo e l'affinarsi del gusto sarebbero diventate Rothmans blu. E da allora ho smesso e ripreso un'infinità di volte. Poi mi sono accorto che fumo perché fondamentalmente mi piace. E finché mi piacerà e non avrò doveri nei confronti di altri, continuerò a farlo. Non c'è nessun bisogno che mi porti a fumare che non sia il piacere. Fumo perché ormai è proibito ovunque. Fumo perché mi piacciono gli sguardi di riprovazione di chi benpensa. Fumo perché non baratterò mai un piacere istantaneo per una promessa umana futura. Aristotele diceva che la filosofia non serve a nulla, ma proprio perchè priva del legame di servitù é il sapere più nobile. Il troppo cibo quantomeno nutre, l'alcol in qualche modo disseta e persino la droga assolve ad uno scopo. Il fumo no, non serve a nulla. Proprio come la filosofia. Che sia il vizio più nobile? E forse è proprio per questa sua presunta inutilità che è tanto temuto, ostracizzato, combattuto in una società in cui persino il tempo libero non ce lo si "gode" ma lo si "spende".

Le nuove leggi, che ormai stanno prendendo parte in ogni angolo del pianeta e che costringono a fumare in zone ben delimitate, sul modello delle riserve indiane, hanno elevato quello che già prima era un momento di condivisione ad un ulteriore e più alto stadio, in controtendenza rispetto allo scorrere del mondo che ci vuole sempre più individualisti e sempre meno solidali. Se fumi devi uscire dall'ufficio in un mondo in cui tutti hanno sempre troppo freddo o troppo caldo e spesso ci trovi altri reietti, se fumi c'è spesso uno sconosciuto che ti chiede, ti scrocca, una sigaretta o la fiamma del tuo accendino in un mondo in cui se guardi qualcuno che non conosci per più di tre secondi questo ti chiede cosa cazzo vuoi, se fumi alzi lo sguardo, mai visto nessuno fumare guardando per terra e rallenti, spesso ti fermi, in un mondo in cui devi sempre correre a mille all'ora, essere multitasking, affastellare attività una sopra l'altra, da quando esci da una cassa di legno a quando rientri in un'altra cassa di legno.

Ora, siccome non bastavano divieti in ogni dove - ma quanto è triste un bar senza banchi di nebbia?, avvertimenti sui pacchetti, oncologi con la predichetta, fatta di opportune omissioni su tutto il resto, incorporata, si sono inventati la sigaretta elettronica che toglie tutta la magia del fumo e sta alla sigaretta cartacea come l'asettica completezza dell'e-book sta alla consistenza, all'odore, ai difetti di stampa del libro cartaceo. Lo scopo quale sarebbe? Cancellare in una boccata, con la sua tragica perfezione, quello spettro di momenti di pace, di tranquillità, di conoscenza di amicizia e d'innamoramento? No pasarán!

P.S.
Una settimana in più. Di pioggia...

14 commenti:

  1. "e rallenti, spesso ti fermi, in un mondo in cui devi sempre correre a mille all'ora". Bellissima riflessione. Da ex fumatore di sigarette (ho smesso anni fa per una scommessa con me stesso), passato ad un sigaro ogni tanto (ma di qualcosa dovrò pur morire, ripeto alla moglie...) non posso che condividerla. Sostengo da sempre che più bello ancora di quello che stai fumando, è l'attimo, quella mezz'ora, da solo con i tuoi pensieri o con gli amici più cari in versione "parole in libertà" che ti stai regalando.

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    1. Avoja. Tra le cose che rimpiango c'è proprio quella di non uscire a fumare al freddo e al gelo, parlando di ogni aspetto dello scibile umano. Mi rimangono le mozziche in solitudine, quelle che cacciano via i pensieri.

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  2. Mah, io avrò fumato si e no 10 sigarette e tutte dai 18 anni in su, perchè a me di fare la fighetta a scuola non me ne fragava un cippa.
    Invece ultimamente, sarà il periodo o che ne so, mi sto godendo i moods...

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    1. I moods sarebbero le canne? Perché io conosco i mods e i muz ma i moods mi mancano!

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    2. Confermo moods. Nel senso di sigarelli. Posso testimoniare con foto!

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  3. Io ci sono rimasta MALISSIMO in Spagna, con le foto di morte-malattia-peste sul pacchetto.
    Io volevo solo fumare in pace, invece ho avuto gli'incubi per una settimana!!!!
    Gombloddo!

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    1. Lo so, carissima, lo so. Già gli spagnoli mi stavano sul cazzo nel periodo d'oro (quando tutti andavano a fare l'Erasmus in Spagna e ritornavano parlandone come dell'Eldorado. S'è poi visto...), da quando ho iniziato a lavorarci insieme, ogni volta che mi ci...interfaccio (voto 9 virgola 5) sono sempre in modalità Brigate "Ezzedin al-Qassam". L'Odio.

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  4. Ti dico solo che ho ripreso dopo 7 anni; mi mancava un sacco.

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  5. Ciao, ti seguo da un po', mi piace molto quello che dici ma anche (soprattutto?) come lo dici.
    Questa volta invece sul contenuto non sono proprio d'accordo: se uno vuole fumare liberissimo di farlo, ma ben vengano i divieti nei pub (effettivamente un pub senza banco di nebbia ha meno fascino, ma vuoi mettere quanto era fastidioso - e poco salubre - per chi non fumava?), cinema, posti di lavoro (al pub magari potevi decidere di non andare, ma se avevi il collega che si sparava a raffica Alfa senza filtro non avevi scampo) e in generale posti pubblici chiusi...poi, fosse per me (lo dico a mo di provocazione, ma fino a un certo punto..) il costo per la cura delle malattie legate al tabagismo dovrebbe essere pagato coi soldi delle tasse sulle sigarette. Perchè dovrebbe pagare la collettività? (stesso discorso per malattie legate all'alcool o alimentazione di merda, ma quest'ultimo caso riguarda di più gli Stati Uniti che noi, almeno per ora...).
    Mao

    P.S. Non è che sono bacchettone moralista eh, è che quando manco da troppo un bel concerto HC il mio lato straight edge esce fuori in modo fastidioso... :-)

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    1. Vabbé, anche io ero in modalità invettiva. ;-)
      Però TE PREGO, TE PREGO, TE PREGO non tirarmi fuori il discorso che i fumatori pesano sul SSN perché se penso alla rapina che mi veniva mensilmente fatta sulla busta paga (senza contare quella sulla casa, sulla broda, su ogni fottuta cosa) dovrebbero pagarmele loro le mozziche. Altro che sentirmi in colpa...

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  6. La deriva filosofica non è un buon segno, tieni botta.

    Alcool
    (che è il vero vizio: nobile, sensato e piacevole!)

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    1. La botta me l'ha datta la patente. Da allora sono praticamente straight edge. Anche se ultimamente le canne erano risalite in acqua-5.

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