martedì 2 luglio 2013

Acqua salata non macina più


Questo post l'avrei già scritto ieri, solo che al momento di pubblicarlo, Blogger, che deve morire, ha deciso di farsi i cazzi suoi. Ora dovrei aver capito il problema e lo riscrivo. Adesso cerco di restare zen, molto zen, ma se Blogger del cazzo mi rifà lo scherzetto io mi trasformo in Zen, inteso come quartiere di Palermo. Ok, Bloggermerdodellamerda? Ok. Quindi mi metto in modalità Fabio Volo e mi accingo a riscrivere per un'altra volta la stessa cosa.

Il giorno successivo a quello a cui ho comunicato ad Abdi che mi sarei trasferito, il simpatico omino m'ha invitato a casa sua per una sorta di festa d'addio e per conoscere la sua famiglia. Non è che questo evento mondano fosse in cima alla mia lista dei desideri ma nel costume locale è preferibile assistere alla propria morte anziché vedersi rifiutare un invito, quindi accetto e anche Ella, che anche per questo è una gran Donna,  non fa un plissé quando glielo comunico. I giorni scorrono allegri e oserei dire ribaldi fino a mercoledì scorso, quando con candore tutto occidentale gli chiedo ragguagli per la serata successiva.

"Alle 21 a casa mia"
"Ehm, Abdi, qui finiamo alle 22"
"Non preoccuparti, TI HO già preso due ore di permesso"
Silenzio, palla di fieno, altalena senza cinno a bordo
"Are you joking? Are you kidding me? Are you SCHERZING?"

Il fanciullo aveva falsificato la mia firma sul modulo di richiesta dei permessi e mi stava facendo passare il tutto come un'enorme cortesia. Lo dovevate vedere: quel sorriso non lo vedevo da quando i miei cuginINI mi portavano a casa i disegni dall'asilo come se mi donassero monili di diamanti. Era proprio la gioia ingenua di avermi fatto un enorme regalo, di avermi tolto un'incombenza, mancava poco che si auto-appuntasse il Collare d'Oro del Sultano sul petto. The thin line between sbadilarlo di piatto sulla nuca e abbracciarlo fortissimo.

Alle 21 della sera successiva arriviamo a casa sua. Una piccola casetta, minimal, una roba da nulla. La dependance è grande come casa dei miei. Il giardino se la batte con l'Umbria come estensione. E' uno di quei posti in cui capisci la tua finitezza di essere mortale. In realtà veniamo rapidamente messi a nostro agio e iniziamo le parche libagioni. S'inizia con un' insalata mista. Io sono una delle due o tre persone al mondo che schifa l'insalata ma se vedersi rifiutare un invito è peggio che assistere alla propria morte, vedersi rifiutare un piatto è peggio che vedersi scavallare l'auto. Quindi le scelte si riducevano ad una: mangiare quella cazzo di insalata. Poi fortunatamente arrivano le/i muqabbilat, che sarebbero i nostri antipasti. Antipasto però non è come qui da noi "Al nonno solo una fettina di salame, che c'ha il colesterolo" (alto o basso chi se ne frega. Come può un HDL o un LDL arginare una massaia il giorno di Natale?). No, qui si mangia come se non ci fosse non solo un domani ma neanche una prospettiva di mezzora. Cosa ho mangiato non me lo ricordo neanche io, nel senso che ci saranno stati tre metri quadrati di piattini da cui chi voleva, pescava. Io però non volevo, dovevo! e quindi, in quanto ospite, venivo incoraggiato a mangiare con metodi come quelli che usano per le oche del fois gras. Ingredienti: pomodoro, cipolle, erbe varie, olive, sottaceti, noci, aglio, prezzemolo, peperoncino, fave, yogurt, cetrioli, menta, olio, peperoni, noci, bulgur, riso, carote, spezie varie, ceci, melanzane, aceto, polpo, cozze. Dopo questo leggero antipasto, si passa alla ciccia vera. C'era una griglia che ci voleva la concessione edilizia per usarla e lo scooter per girarla tutta. Visto che il porco è haraam (proibito), c'era un piccolo gregge di pecore e agnelli su quel minuscolo barbecue casalingo. Mentre ero sempre invitato a mangiare (sai mai che me ne dimenticassi), ad un certo punto, l'anfitrione, ossia il babbo di Abdi, fa entrare "Florentine-Style Steak - The Authentic Italian Beef". Proprio come se fosse un ospite d'onore. Il dramma: non avevo capito che era tutta per me. Alla fine con abile lavoro diplomatico faccio capire che io, col mio fisico da internato, ho una certa capienza gastrica oltre la quale poi esplodo come un kamikaze involontario. E voi non volete il terrorismo integralista nel Sultanato, vero? Ne abbiamo parlato poco fa di quanto di quanto sia liberal il kharigismo. Ed è trionfo. Il chilazzo di fiorenza viene diviso in cinque parti. La parte degli stuzzichi e dolci (datteri, marmellata di fichi, halva and so on) invece mi ha visto sfoderare la tecnica anti-rompicazzi cittadini ("già preso" - "prendo dopo"), altrimenti a quest'ora vi scrivevo dall'obitorio.

Per quanto riguarda i commensali, c'è poco da fare: uno degli aspetti su cui si valuta e si misura un uomo nella società araba è quello che pensano i suoi ospiti di lui. Per quel che ci riguarda, ci hanno fatti sentire da subito a nostro agio, ci siamo divertiti entrambi e, parlando tutti tra il bene e il benissimo l'inglese (la capra di famiglia è Abdi), abbiamo potuto conversare tranquillamente. Senonché, ad un certo punto si consuma il dramma: "Filippo, come mai lei ha la fede e tu no?"

Primo: in teoria persone senza vincoli di parentela non possono vivere nella stessa casa (in teoria e basta però, almeno nella capitale). Secondo: durante i primi giorni di conoscenza, Abdi continuava a spaccarmi le gonadi chiedendomi se ero sposato per portarmi a donnine. Oh, ma sempre, ogni giorno. Io gli avevo detto che "non sono sposato ma è come se lo fossi" ma lui non se ne dava per inteso (nel senso che proprio non capiva la sottigliezza), quindi una volta, tenendo insieme primo e secondo punto, gli dissi "sì, non te l'avevo mai detto prima perché sono timido". Quel giorno finirono le sue proposte. Un riposo lungo mesi e un risveglio brusco. La fede in realtà è l'anello di fidanzamento che io, vecchio arnese della reazione, residuato dell'Ottocento, eccetera, le ho regalato quando le ho chiesto di sposarmi. Su quella domanda è iniziato il cabaret, il teatro, la commedia degli equivoci. Ad un certo punto Ella, che sedeva al tavolo delle donne, mi uozzappa: "Daje Fili', 'n artro po' de balle, nun mollà, che tra 'n po' ce sta pure 'r mutawa", ossia il poliziotto religioso, che qui in realtà non esiste, ma nel mondo islamico è molto diffuso.

Dopo un venerdì passato tra tornei, preparazione pacchi, pacchetti e pacchini e ultima uscita nella Las Vegas del Golfo, al sabato mattina ci svegliamo alle 5 per evitare di aggiungere al dramma del trasloco anche quello del caldo (non so se ve ne ho mai parlato delle temperature miti di questo periodo). Faccio colazione (tè verde, cinque mandorle, tre pugne secche per chi fosse interessato), apro la porta dell'appartamento per andare in garage. Davanti a me un pakistano che mi chiedo se io sono io. Mi guardo bene: sono io. "Siete venuti a prendermi?" mentre cerco con lo sguardo il Giuda traditore. In realtà il babbo di Abdi, con cui avevo parlato di questo trasloco due sere prima, mi aveva mandato una ditta per darmi una mano. Mi veniva da piangere. Carichiamo sul camion un po' di roba, compresi mobili da montare (la fottuta Ikea è arrivata anche qua) e partiamo tutti e quattro (Trudi compresa, perché se la lascio dodici ore da sola mi tira giù il compound a forza di guaiti, pianti e lamenti) alla volta di Sur. Dio, Allah, o chi per essi benedica l'italiano che abbiamo incontrato nel giretto della città post-firma del contratto, quando l'altra settimana siamo scesi a scegliere casa, che ci aveva detto: "Io vi suggerisco di mettere dentro qualcosa il più presto possibile perché, contratto o meno, questi se trovano altro nel frattempo, la affittano a lui". E infatti il padrone di casa era davanti alla porta ad aspettare altra gente e non ha fatto una piega alle nostre """critiche""" stupite.

La Zorza pulisce casa, io e il paki scarichiamo e montiamo, la Trudi inizia a rompere i coglioni a tutti gli esseri viventi del vicinato. Sfiniti, alle 16 ci rimettiamo sul camion. Col paki avevo esaurito gli argomenti di conversazione all'andata, precisamente quando m'ha detto che "Il cricket è uno sport accattivante (charming)", quindi parlavo con la Zorza.

[...]
Lei: "Comunque è inutile star qui a rimuginare. Acqua salata non macina più"
Io: "Vero, vero. Passata comunque, non salata"
"No, eh. Salata"
"Passata"
"Guarda che...si dice così perché il sale c'è quello grosso e quello fino. E da quello macinato fino non si può tornare indietro. Non lo si può far ritornare sale grosso"
"No, si dice acqua passata perché una volta che l'acqua entra nella ruota del mulino, poi esce di nuovo e non serve più a macinare"
"Guarda che...io so come funzionano le saline, i miei nonni materni sono di Paceco"
"Col massimo rispetto per le autorità civili, religiose e militari, ma chi se ne incula?"
"Guarda che...a Paceco ci sono le saline più grandi d'Italia, probabilmente dell'Europa, forse del mondo"
"Mille...numeri che fanno girare la testa", imitando l'Ingegner Cane
"Mavvaffanculo"
"Pacheco comunque giocava nell'Inter, cioè giocava...lui di mestiere faceva l'amico di Recoba..."
"Piantala di dire cazzate e ascoltami"
"...altri tempi, tempi eroici, quando Moratti li buttava veramente dalla finestra"
"Ma mi ascolti o no?"
"Meglio di no, altrimenti ti metto la testa sul finestrino e faccio su e giù con l'alzacristalli fino a che non te la stacco"
"Guarda che..."
"Avanti, avanti con questi guarda che...l'unico guarda che...sarebbe guarda che...da un certo punto di vista è meglio che queste perle le tiri fuori con me, perché se le vai a dire in giro ti fanno un TSO alle scuole differenziali, altro che laurea"
"Guarda che...a Paceco c'è anche una riserva naturale del sale"
"Abbeh, se c'è la riserva naturale allora dormiamo proprio tra due guanciali. Siamo partiti da un mulino merdo e siamo arrivati alla riserva naturale dell'amico di Recoba. Sto andando ai matti, te lo dico, sto andando ai matti"
"Ah, tu ti stai incazzando? Guarda, Filippo, non urlo perché c'è qui lui, quando andiamo a casa, poi vediamo".

Porta di casa, notebook (c'era il mio già acceso ma ha preferito accendere il suo: sai mai che complottasse anche il computer) e, incredibilmente..."Acqua passata non macina più"

"Io quando andavo alle superiori al pomeriggio studiavo, non andavo in giro per i bar e i circoli a imparare proverbi". Ho chiesto scusa e mi sono molto rammaricato per le inadempienze della mia giovinezza.

13 commenti:

  1. Io non sapevo né uno ne l'altro, quindi...
    Bravo, bravo... Ci hai dato dentro alla cena, eh!
    Io però non riesco proprio a fare colazione, li mangio a metà mattina o per merenda magari!

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. In realtà a colazione mangio diverso, ma con questo clima non gliela faccio. Solitamente tè verde, cinque mandorle e due brutti ma buoni. Ma l'idea di inghiottire qualcosa di così stopposo con questo caldo mi inquieta, quindi viro sulle prugne secche. I sei pasti post cena sono stati zuppa fredda di cicoria e zucca, ahahahah.

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  2. Nonononononono e no. Stiamo calmi. La fiorentina nel sultanato??? Nonononononono e poi no. Mille volte no.
    Ci vuole lì il macellaio di fiducia, meglio ancora se mentre cuoce la costata ti snocciola giù pure gli stornelli.

    Comunque anche lì come in Francia noto con estremo giubilo che sono per le cosine discrete. Niente di sfarzoso, insomma.

    E poi... noi donne siamo micidiali quando vogliamo avere ragione a tutti i costi.
    Tanto di cappello a lei che era riuscita a trovare logica a difesa del suo proverbio. Oh, è riuscita a farmelo sorgere il dubbio che avesse ragione, mentre ti leggevo.

    Blogspot da problemi anche a me. Adesso mi infila diversi commenti che metto nei blog, nello spam. E mi cancella alcuni blog che seguo. Così, anarchicamente.
    +_+

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    1. Ahahahah, la mia cultura della fiorentina si ferma ai Latini a Firenze e alla Marisa e a Cosimo a Barberino. Ovviamente non c'entrava nulla, però ho mangiato cibo italiano molto peggiore in giro per il mondo. Diciamo che ho apprezzato l'impegno, via.

      Lasciamo stare su Blogger (t'avevo scritto un lungo commento sul Palio e me l'ha mangiato), maledetto il giorno in cui l'ho scelto anziché optare per Wordpress.

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  3. Mi hai fatto venir fame, cazzo.


    cazzo cazzo cazzo

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    1. Perché sei vecchio dentro e come tutti i vecchi sei goloso. Guarda noi canottieristi come stiamo bene nutrendoci solo di acqua e luce.

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  4. Fantastico! Noto però che si è rischiato il litigio di luglio, ero rimasto al fatto che si litigasse solo a maggio ahahahah

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    1. Litigio presuppone trash talking di Filippo e lancio di oggetto contundente della Zorza. Tutto il resto è dialettica e folklore. No alle coppie da Mulino Bianco, sì alle Saline di Paceco. Comunque potremmo replicare questo weekend quando dovremo fare il trasloco GRUOSS. La tensione è già alta. Due soffiatine al fuoco e stavolta m'arriva addosso un guardaroba. E io nelle grandi notti di Champions/Eurolega raramente fallisco, ahah.

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  5. Questo va nella top 10 dei post.

    Posso noleggiare la famiglia di Abdi per una cena? Li ospito da Nello.

    Mi unisco a chi non conosce questi detti troppo poco terroni, e comunque Pacheco è leggenda, altro che.

    Avrei voluto essere il pakistano per assistere alla discussione, e cercare di riattaccare bottone subito dopo con te esaltando le gioie del cricket.

    Alcool

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    1. Il paki m'ha detto che ci sono delle partite di cricket che dovrebbero durare X e invece durano 7X perché nel frattempo, causa rivalità appena sentite, muore della gente sugli spalti ma anche in campo. Deve essere uno sport meraviglioso. Uno va allo stadio e si vede morire Mandzukic davanti agli occhi e la prende come un fatto che può capitare. Poi il quarto uomo alza la lavagna luminosa: venti minuti di recupero.

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  6. C'era il rutto libero come tradizione araba? Oppure è una leggenda metropolitana quella che il rutto rappresenta apprezzamento alla cena?
    Comunque sul proverbio stavo per credere che ci fosse un riadattamento "territoriale": in Lombardia i mulini ad acqua, in Sicilia le saline. ahahah

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  7. Avevo il terrore di questa cosa (i rutti mi fanno la stragrandissima merda) ma fortunatamente non è accaduta. La Lombardia non esiste, cavron!

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