giovedì 21 febbraio 2013

Magic Bus




Io non ho titoli per esprimere valutazioni circa la condotta viabilistica altrui visto che tra le innumerevoli figure da peeerla riuscii a confezionare questa

Libreria: camminavo guardando, toh, i libri quando ad un certo punto il piede destro si appoggiò su una superficie che non era il pavimento. Eh no che non è il pavimento...era, fu, una caviglia, ma è troppo tardi per pensare ad un piano B. Piede sinistro sullo stinco, cerco di recuperare il destro, ginocchio, ormai sono praticamente piegato a metà, bacino sulla nuca, frano in avanti e mi partono i libri che avevo in mano. Riesco a girare la faccia e mi sfracello sul pavimento di orecchia sinistra. Con l'ultimo mio grido d'animale il mio corpo eruttò lapilli e lava, esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo, mi raccolsero che ancora respiravo. Mi rialzo. Sotto di me, esangue nel corpo ed esanime nello spirito, una dolce fanciulla in un'età compresa tra i venti e i venticinque che voleva solo scegliere la miglior biografia di Kurt Cobain, come mi confesserà la madre, che poi portarono al PS perché le risate le avevo devastato l'apparato digerente. Lei non favella, mi chiede solo Scusa! Indossa uno di quei copri-spalle bianchi che le dolci fanciulle indossano in quei giorni in cui la temperatura oscilla tra i venti e i venticinque gradi ma all'interno dei negozi è sempre invariabilmente intorno ai quattordici. Quel giorno però alla temperatura si aggiungeva la pioggia. Amica mia, in questa vita abbiamo poche certezze ma una te la posso fornire pronto-uso: il maglioncino/copri-spalle non diventerà mai più bianco. Accontentati se diventerà di un grigio tenue.  

E anche qui ho già travolto un mendicante mentre guardavo una brochure, per poi  sentirmi una cacchina, scusarmi in tutte le lingue del mondo (perché qui i mendicanti non sono belli come da noi, son robe tipo film medievali), disconnettere il cervello, entrare non si sa perché in un negozio di telefonia (oh, scemm, già che sei in imbarazzo scappa lontano, fuggi, corri ragazzo laggiù), farmi spiegare in un inglese che vi raccomando delle offerte di cui non me ne fregava una sega, prendere la maniglia della porta mancandola due volte (ci vuole talento ma anche studio), col tizio che mi guarda e pensa che più che offerte telefoniche avrei bisogno di centrifughe per lavaggi del cervello.

Premesso tutto questo...
Al lavoro veniamo (de)portati e poi riportati a casa da una corriera aziendale. Sono 40 posti. A volte ne avanzano, a volte vengono riempiti tutti, a volte qualcuno deve rimanere in piedi. Ieri ero in piedi. Nessun problema. Se non fosse che c'è un tizio, che scende al mio condominio, che cinque condomini prima inizia ad andare in fregola, si prepara e inizia a guadagnare metri verso la porta d'uscita. Gli è stato già gentilmente spiegato da chiunque che la storia del "passeggero morto d'inedia perché non è riuscito a scendere dalla corriera" non è una storia vera, ma lui se ne sbatte: quando è in buona chiede permesso, quando è in cattiva urta e spinge. Lo scopo è sempre il medesimo: essere in pole-position o quantomeno sul podio nella speciale classifica dei scendi-corriera. Ieri ero in piedi davanti all'uscita (tra le altre cose avevo appena cinguettato alla Pulce), quando si aprono le porte e l'IMBECILLE mi spinge giù. Avevo in una mano lo smartphone, nell'altra la 24 ore, quindi non avevo appoggi. Ecco, sta di fatto che il piede mi s'infila tra la soglia della porta e il marciapiede e mi si gira. Risultato: ho una caviglia che se la taglio la mangio col prosciutto. 

3 commenti:

  1. We', vorrai mica dire che porto un po' sfiga?!
    Si sa che rimanere chiusi su un bus è uno dei peggiori incubi!!
    Pure te... bloccare così le porte del bus... no no non si fa...

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  2. Ma infatti quando con le funzioni vitali praticamente azzerate l'ho guardato, lui ha risposto con uno sguardo come a dire: "Vedi, a furia di comportarti come un malandrino, è successa!"

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  3. Non ricordo più se già raccontai dell'allegra ed arzilla signora duecentocinquantenne su un bus locale e gramito di Pavia che si è messa ad URLARE con un altro passeggero reo di sostare accanto all'uscita e di...aggrapparsi alle sbarre mentre il mezzo era in movimento. La signora pretendeva la pole position, anche a costo di far cadere il povero passeggero-vittima e non accettava né il fatto di scendere dopo di lui né di cambiare posto a mezzo fermo, mentre le porte si sarebbero aperte.

    ps: sì, alla fine è riuscita a scendere. Ed anche il ragazzo passeggero-vittima.

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