lunedì 4 febbraio 2013

Kikka...e basta

Primo giorno d'asilo. 13 maschi, 11 femmine, 12 armadietti riservati alla prima classe. Il dramma. Un armadietto andava condiviso da un bambino e una bambina. Il panico si diffonde nell'atrio. Il kapo delle SSS (SchutzStaffelSuoren) passa in rassegna i pargoli e le loro mamme. Chi saranno i condannati in questa dolce mattinata di fine settembre in cui niente è più come sembra? Eroicamente una mamma esce dalla fila. E' la mia. "Io e la Sofia ci conosciamo". Zitta, madre! "I nostri figli anche". Zitta madre menzognera! Vi conoscete voi due, non noi. "Possono condividerlo loro". "Cioèèè...io e lei?". "Sì Fily, tu e la Federica". "Io" disse, con malizioso sorrisetto, la scellerata nascondendosi dietro la gamba della madre. "Lei? Ma non è un maschio!", obiettò il piccolo nanetto che aveva già capito a cosa stava andando incontro. Ventiquattro occhietti pronti a catalogarlo "piccolo froscio", altri venti pronti ad etichettarlo "Chi non è buon per il Re, non è buono neanche per la Regina". La bimba, in questo momento il suo peggior nemico, colpita nel rifiuto si mette a piangere. La mamma la stacca dalla gamba. "Dai, Fede, prima conoscetevi. MAGARI è simpatico". La bimba viene deportata al suo cospetto. Non ha il tempo di presentarsi. Un jab la raggiunge allo zigomo. Una manata raggiunge alla nuca il piccolo pugile. "Elena, non è il caso. Faranno amicizia".

Faranno amicizia una sega. Il nanetto è già spiazzato dal fatto di dover condividere l'armadietto, figuratevi il suo disappunto quando scopre che pure le iniziali sulle matite erano le stesse. Passerà i successivi tre anni a controllare che la scellerata non gliele freghi. Quando una bambina t'ha guardato negli occhi una volta, t'ha già fregato due. E comunque, per sicurezza, sono mazzate un giorno sì e l'altro pure. Finché un giorno le SSS, esasperate, decidono per la gran punizione. Il bunker, pardon la panchina, della fame. La peste salterà il pranzo, costi quel che costi. MIUR, TAR o Gabibbo che sia. I lazzi dei compagni si sprecano, le SSS narrano di banchetti luculliani a base di patatine fritte, wurstel, pizza, polpette e nutella, ad un certo punto voci di corridoio fanno circolare un rumor secondo cui nel refettorio pare si siano presentate anche le tartarughe Ninja per omaggiare i bambini. Alle 13.30 i nanetti escono in fila ordinata, cinque alla volta, per andare in cortile a giocare, passando davanti al reprobo. La causa del suo digiuno gli passa davanti e lo guarda con occhi di gatto. Dopo dieci minuti torna nell'atrio, dove il detenuto stava scontando la sua pena, con l'ulteriore sanzione della vista dei compagni che giocavano. Gli si avvicina e fa uscire dalla tasca del candido grembiulino un pacchetto di crackers, sussurrando: "Tia non l'ha mangiato ed ho pensato di portartelo. Io non c'entro niente (con la tua punizione, ndF)". L'ormai cadavere non fa una piega, prende il pacchetto di crackers e inizia a mangiarli. Sa che questo sarà solo un'inutile prosecuzione dell'agonia ma la fame di vita è superiore a tutto. Poi racconta la storia alla mamma, che continuerà a ricordargliela negli anni piangendo come una fontana per il tenero gesto della bambina. Lui comincia a guardarla sempre meno in cagnesco, lei continua a riferire alla mamma tutte le volte che quel bambino che la corca di legnate "mamma, te lo giuro, non è cattivo, devi capire la sua situazione". Una situazione degradante e disumana, l'armadietto condiviso con una bambina. Un giorno, e siamo ormai alla fine dei tre anni d'asilo, lui la spinge nel vialetto che collega il cortile al parco giochi. Un vialetto di terra battuta punteggiato da quadrotti in cemento (mancavano solo delle alabarde rivolte verso l'alto e poi sarebbe stato il trionfo della sicurezza), lei cade e si taglia lo zigomo. All'arrivo delle SSS riferisce di essere caduta da sola. Nella testa del nanetto scatta un click.

Si cresce. Si fanno le elementari allo stesso banco. I compiti e le ricerche, studiare e ripetere, leggere e far di conto. Le gite scolastiche e le estati all'oratorio. Le vacanze insieme perché le madri si conoscono e "i bambini van così d'accordo" e la fuga in bici da Cattolica a Riccione. Problemi? Avevamo sentito da ragazzi più grandi, di ben 15-16 anni, che a Riccione "sì che ci si diverte" e, convinti che avremmo trovato i gonfiabili più belli dell'universo, tentammo il tutto per tutto. Era inutile cercare di far capire alle nostre madri che Eldorado fosse. Architettammo e portammo a conclusione la madre di tutte le fughe. Dei gonfiabili dell'Eden neanche l'ombra. I bagnini si limitarono ad una ramanzina, le mamme ci legnarono per bene. Alle medie, da veri infami (quella roba non gliela perdonerò mai e per una volta son serio) ci separarono. Non si sa perché scelsero di disunire tutte le coppie che facevano esplicita richiesta di rimanere unite. "Per crescere". Ricordatevi che dovete morire, luridi vigliacchi. L'amicizia comunque continua e s'inspessisce. E' l'età dei cambiamenti e delle prime esperienze. Io cambio il timbro della voce ed è lei la prima ad accorgersene o comunque a dirmelo. "Filippo, ahm, ehm, ihm, ohm, uhm, sono diventata signorina!" (e ancora adesso quanto m'intenerisco, vado in brodo, quando sento quelle parole dette da altre, perché risento quelle parole così ingenue, così già allora anacronistiche, così belle) - "Ah!" - "Ma mia mamma mi ha detto che non è niente di grave" - "Speriamo"). Fumiamo, insieme ad altri, la prima sigaretta. Baciamo la prima donnina/ometto più o meno negli stessi mesi. Superiori, scuole diverse, ma stesso treno. Concerti, canne, politica, ciocche, "cose da grandi". Cambia, o meglio si allarga, il giro delle amicizie, ma lei rimane un punto fermo. Un punto fermo in tutto, anche nel mettermi un fermino quando, coll'idiozia di quei tempi, ho rischiato tante volte di finire in qualche giro più grande di me o di farmi male sul serio. Ci si dà una mano nelle grandi come nelle piccole cose, ci aiutiamo a vedere le questioni, grandi o piccole, con gli occhi dell'altro sesso. E si litiga, oh quanto si litiga e poi si fa pace partendo dalle sinapsi bruciate dei nostri cervelli da tre-enni, come quando spezzammo il cornetto della colazione al bar "Entri un'ora dopo?" per organizzare un teatrino tra noi, che poi scoprimmo (perché siamo sempre stati molto poco pirotecnici) essere diventato l'attrazione di tutto il locale. Finiamo le scuole, andiamo a lavorare, cambia quasi tutto. Ci si vede meno, ma ci si vede sempre. Ci si sente meno, ma ci si sente sempre. Ci si pensa sempre, ci si crede sempre, ci si spera sempre. Perché so che quando servirà, lei ci sarà, perché quando è servita, lei c'è stata. Pienamente, gratuitamente, disinteressatamente. Quando ho qualche pensiero brutto che siano malattie, lutti o incidenti, il mio involontario antidepressivo auto-prodotto, che staziona lì, nel fondo dell'animo, è il pensiero "Tanto c'è la Kikka", i brutti pensieri volano e mi rassereno. Ora sono qui, a migliaia di km di distanza, ma so bene che se dovessi, in questo preciso momento, contattarla chiedendole di essere qui domattina...domattina la troverei a bussarmi alla porta.

Riflettendoci...qualche accenno qua e là, in altri contesti, ma è la prima volta che scrivo o parlo più o meno compiutamente della Kikka, argomento raro anche per chi mi conosce bene, perché quello che c'è tra me e lei è una cosa preziosa e preferisco averlo scritto qui sopra dove, non so perché, non so per come e non so per quanto, riesco a scrivere BENE quello che fino a qualche tempo fa facevo fatica anche solo a riordinare nei pensieri. Sarà la distanza o il contesto o la forma ma è così.

22 commenti:

  1. troppo piagne, Filippo, troppo.
    non vale proprio così.

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  2. A rileggerlo è un po' malinconico, in effetti, ma mi basta ripensare a quella fuga per ridere per sempre (cit.). Infatti la genitrice me lo dice spesso: "Tu di cazzate ne hai fatte molte, ma come quella volta a Cattolica...oltre ad avertene date talmente tante che mi facevano male non solo le mani, ma anche le braccia, penso di averti insultato in ogni maniera possibile, figlio di puttana incluso" (sono cinquant'anni che vince il premio "Sobrietà e pacatezza")
    Oh, un giorno intero a cercarci, magari pure col giudizio della gggente marchiato a fuoco "madri sventurate". E se i bagnini di Riccione non avessero chiamato i loro colleghi di Cattolica "Abbiamo qui due profughi" noi eravamo ancora là, a cercare i gonfiabili! Poi avevamo anche 10000 lire a testa (la lussuria proprio), chi c'ammazzava?

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    1. con 10 mila lire "ai tempi" stavi un nababbo.
      aprivi un mutuo.

      quello che mi incuriosisce sono le fattezze delle bici con le quali avete fugato.
      voglio immaginarmele come due grazielle. lei con i fiocchi da majorette al manubrio e tu con la bandiera da pirata dietro. i goonies mi hanno traviato.

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  3. Bella storia.
    Bello avere qualcuno che "tanto c'è sempre".

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  4. Anch'io avevo qualcuno che "tanto c'è sempre"... si è rivelata solo una SuperMegaGigabolica presa per i chiappini...
    Sei fortunato! Tieniti stretta Kikka!!!

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  5. Ahah, no in realtà erano due comuniZZime biciclette. Comunque le ho poi mandato una mail e mi ha fatto ricordare anche un altro episodio che accadde quell'estate su quei maledetti gonfiabili a cui poi ci portarono (penso per espiare il senso di colpa di averci provocato squarci e lividi che si sono rimarginati l'altro ieri), ne racconterò.

    Grazie AENIMA, non posso negarlo.

    No, Pulce, non dirmi queste cose! Ma era un ommo o una fimmina? E la presa in giro era su uno sbilanciamento del rapporto (quando ho bisogno io/quando hai bisogno tu) o su un voltafaccia/tradimento? Che brutte situazioni, in ogni caso.

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    1. Ommo. Diciamo che per 28 anni credevo fosse l'amico che "c'è sempre", ma dall'anno scorso è venuta fuori la VERA VERITA', via le fette di salame davanti agli occhi lui si è dimostrato per quello che è, un signor Nessuno al quale frega un cavolo di niente della Pulce. C'est la vie!
      Cogliona io e bravo lui ha farmi fessa per così tanti anni.

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    1. Eh, lo so, son monotona... scusa... però ci son rimasta male, ecco.
      Egregio, visto che abbiamo fatto "pace", mi dica un colore che domani son dal dentista per cambiare gli elastici dell'apparecchio e stavolta faccio scegliere a Lei.
      O alla sua fidanzata, come preferisce.

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    2. scusate, ma io sono commossa. non sto facendo la cogliona davvero.
      questa è una dimostrazione d'affetto di fronte alla quale non ho parole.
      è la cosa più tenera che leggo dopo un sacco di tempo.
      cioè questa cosa degli elastici non so perchè scusate, vado a piangere in bagno.

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    3. Mi pigli per il culo?
      Mah, per me è una cosa divertente, faccio scegliere a TUTTI, una volta al mese, un colore.
      Non mi sembra niente di traumatico. Un colore, tutto qua.

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    4. Pulce, non ti sto prendendo per il culo, io te lo sto dicendo perchè lo penso davvero.
      non volevo mancare di rispetto in nessun modo
      penso sia una cosa tenera, tutto qui.
      poi io vivo su un altro Pianeta quindi forse mi prendo bene per le cavolate...

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    5. cioè la cosa tenera era in riferimento alla scelta del colore elastici eh, forse non mi sono espressa bene

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    6. Per me è una cosa divertente, lo scorso mese lo ha scelto Steal e una volta credo lo abbia scelto anche Harley.
      P.S. Egregio, ma non può togliere il "codice" di controllo di cui ignoro il termine tecnico? Ogni commento è una rottura di scatoline... o lo fa apposta per evitare i 100 commenti che lasciamo di solito??

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  7. Pulce ma no, ma che monotonia. Tranquilla, te l'ho chiesto perché m'interessava, non era una domanda di "cortesia". Non ne faccio mai ed odio il "Ciao, come stai?" detto a caso, senza neanche ascoltare la risposta. Pensavo ti riferissi a qualche altro, anche se poi in effetti uno come George basta e avanza in un'esistenza (ma anche una come (la) Giorgia, eh. Ti assicuro, dopo un po'...due palle). Comunque mentre si piange tutti insieme, la Chiara per la tenerezza, la Pulce per il fraintendimento e io per solidarietà ad entrambe, dico: ROSSO!

    Un bel pianeta, Claire, un bel pianeta.

    Pulce, io sono il Gasparri dell'informatica. Non ci campano una sega. Pensa che non riesco manco a scrivere negli altri blog di Blogspot (qui però mi sa che c'è di mezzo qualche filtro particolare, che deve essere quello che impediva allo Smilzo di scrivere sul mio). Quindi se sai come si fa, tu me lo ordini e io eseguo. Ma devi dirmelo come faresti con un nanetto tre-enne, non tirare fuori termini da iniziati.

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  8. Sarà che ho preso troppe fregature, ma spesso vedo prese in giro dove probabilmente non ci sono.
    COoooomunque, non so se sia questa la porcedura, ma ci proviamo: dalla bacheca di blogger vicino al titolo del blog c'è il rettangolo arancione per scrivere un nuovo post, di fianco c'è un altro rettangolo con una freccetta. Pigia dove c'è la freccetta, e voi sulle impostazioni.
    A quel punto, in basso a sinistra, clicca su "post e commenti" (sotto "di base")
    Dove c'è "mostra test di verifica" penso tu abbia il SI, clicca e metti NO.
    (Oh più easy di così non so spiegarlo....)

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  9. Che meravigliosa professoressa. Un attimo c'ho messo, UN ATTIMO!
    Sotto invece c'era

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  10. Questo post, tra racconto e commenti mi ha fatto venire il magone in gola. Tranquilli, è quella sensazione agrodolce di vuoto piacevole che serve a riempire alcune giornate uggiose, di quelle che bisogna far passare se no non vedrò mai più il sole.

    Siete dei grandi.

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    1. Anche a me un pò di magone...è da quando sei partito (fire) che non leggevo più il tuo blog e mi hai sorpreso. Sì, sarà la distanza :)

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