martedì 8 luglio 2014

Trenta giorni



Siccome nella barzelletta vivente che è questo posto mancava solo il giapponese, è arrivato. Anzi, la giapponese. Sorprendentemente per le abitudini dei figli del Sol Levante parla un inglese abbastanza fluente. In compenso non capisce una parola di italiano. Anzi, lei credeva di capirne qualcuna, poi gli è stato spiegato col giusto tatto che "Vaffanculo" non è la risposta più urbana per porgere il proprio garbato diniego. No, Harumi, "non proprio" non si traduce con "vaffanculo". Fortunatamente, prima della grande scoperta, ha sfanculato solo tecnici e operatori, anche se per lei, che mi ha detto che in giapponese non esiste manco il "No" (sarà vero?), è stato un grande trauma. Stiamo riallocando dispositivi all'interno dell'impianto e lei ieri era la mia ingegnerA di linea. Io, lei e l'altro tecnico abbiamo amabilmente chiacchierato durante il turno. Lei è affascinata dal fascino che il Giappone esercita su noi occidentali, io le ho detto che sono l'unico occidentale a cui del Giappone non frega un cazzo, non ho mai letto un manga, non guardavo neppure Dragonball - volevo anche dirle che hanno tutti la faccia in due dimensioni, che hanno la pelle gialla perché pisciano controvento e che se l'Oriente finisse col Pakistan si starebbe tutti molto meglio ma poi mi sono trattenuto perché non volevo apparire troppo chiuso nei confronti delle culture inferiori - e che le uniche cose che apprezzo del Giappone sono i calciatori (non è vero), le idol (è vero) e raccontare dell'omicidio Furuta ai più impressionabili tra gli amici e i parenti. Fatto sta che con giubilo e gaudio, nonché ripetuti indici (suoi) puntati sulla testa (sua) ad indicare l'igiene mentale della testa (mia) andiamo in mensa, dove per la prima volta dopo due mesi sono comparsi quei legumi noti al mondo come ceci (risotto alla greca).
Li vedo e sono felice, di una felicità inesprimibile a parole. Sono talmente felice, che potrei anche morire da un momento all'altro. L'autoctono mi dà le solite tre scucchiaiate di riso, io vorrei oltrapassare il vetro e pigliarlo per il bavero ma mi limito "One more, please", lui capisce che glielo avrei ripetuto almeno altre due volte e me ne dà subito altre tre. Caracollando dalla gioia mi dirigo verso il tavolo con un passo tipo Giulio Cesare quando passava sotto l'Arco di Trionfo. Scucchiaio. Eh, insomma, il riso era occhei ma i ceci: DURI COME IL MURO, roba da lasciarci lì una mezza arcata dentaria. Evitando scene tipo Fantozzi alla cena di gala a casa della Contessa, guardo il mio dirimpettaio, che viene dalle mie lande, e gli dico: "me paren i balet de sciopp" - mi sembrano i pallini del fucile. In un posto normale questa non sarebbe dovuta neanche essere una battuta, ma in questo luogo di desolazione devo essergli sembrato Woody Allen e inizia a ridere di gustissimo, diventa paonazzo, manca poco che si strozzi. Rido con moderazione del suo contorcersi dalle risate, lei chiede una spiegazione, poi esige una spiegazione, poi intima una spiegazione. Alla fine glielo traduco e succede una roba che pensavo succedesse solo in "Mai dire Banzai" (a proposito della mia ampia cultura giapponese): ride come lui di una battuta non solo spiegata ma pure tradotta. Ride e ride, ad un certo punto m'irrita (ma chi ha insegnato a ridere ai jappi? Nitriva anziché ridere), vorrei replicare l'omicidio Furuta e alla fine mi dice: "You're so fucking funny guy".

Ora, un mese fa durante una conversazione mando un messaggio alla Zorza in cui come al solito debbo aver commesso un imperdonabile errore, dopo essermi molto scusato "Se Le porto la palla, mi fa giocare un po'?", lei inizia a ridere e quindi è costretta a tradurre il tutto alla sua amica-collega Poppy (Poppy...nomi che pensavo esistessero solo nei libri d'inglese delle medie) e questa gli dice "Your husband is so fucking funny guy". Due settimane fa in preda ad una crisi d'ansia per le pene d'amore di un'altra amica-collega - che praticamente si vede con uno, ci passa le serate, tutto bravissimo, tutto bellissimo, tutto benissimo, poi finisce la serata, rimangono in macchina, parlano di ogni argomento dello scibile umano ma lui sia mai che ci provi - mi chiede: "Secondo te, dal tuo punto di vista maschile, cos'è che lo frena? Che poi lo chiedo a te che in realtà sei più mezzafiga di tutte noi messe insieme ma vabbé" e io, sempre scusandomi, le dico "Gli direi: Picchiami, ma baciami". Lo riferisce alla sventurata che le risponde: "Georgia, you're so fucking funny girl" - la signora si appropria anche delle battute altrui ma il fucking funny ero io, vergogna. Tra le altre cose poi l'amica non ha fatto come le avevo (mirabilmente, ammettetelo) suggerito e infatti il nostro Porfirio Rubirosa 2.0 s'è fatto di nebbia.

Forse dovevo andare a fare il comico per stranieri. Se penso che Iacchetti e Boldi si sono campati la vita con due sketch merdi (i due di Boldi: "Faccia da pirla" e "Tatatatatachicardia" perché Iacchetti manco quelli aveva) e io sono qui in una buca colla prospettiva di morire a cinquant'anni di enfisema mi viene (anche) la depressione. E' iniziato pure Ramadan ma tra i pochi pregi di questa prigione c'è che si avverte meno rispetto all'anno scorso e poi ormai siamo all'ultima boa: 30 giorni alla felicità. Me lo dico da solo: daje, Fili'. E quest'anno per la prima volta dopo un lustro non si scarpina in vacanza. L'obiettivo è sdraiarsi giorno 8 agosto e rialzarsi giorno 23. Anzi, preferibilmente mettersi di lato e rotolare verso Fontanarossa per sprecare meno energie possibili. Ovviamente sempre con crema solare protezione 700 perché anche in vacanza non bisogna mai dimenticarsi che abbronzarsi è male quasi come le scarpe aperte. Il malvagio sole è sempre in agguato e non bisogna farsi trovare impreparati.

10 commenti:

  1. Deduco che andrai in Sicilia.

    Dimmi dovecomequando (al perchè ci arrivo) e ti raggiungo.

    Serio.

    Alcool

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    1. Dove? Sciacca come base. Come? In aereo a Catania e poi in auto fino a Sciacca. Quando? Dall'8 al 23 agosto. Tutto questo al netto della "sorpresa" paventata da Ella.

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  2. c'hai ragione Philippo, me l'ha detto recentemente la dermatologa
    sole=morte traggedia.
    protezione?50. pure in mezzo alle dita dei piedi, pure nei punti che non pensavi d'avere nel corpo, ricopri tutti i nei che hai con uno STICK, come cazzo ci arrivo sui 2 miliardi di nei che ho sulla schiena sarcazzo, grazie arrivederci
    100 euro.
    sta puttana!

    comunque dai che tra poco ti riposi!!!!
    saluti e abbracci

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    1. Io non prendo il sole perché il pallore è elitario mentre l'abbronzatura è per la plebe e questa cosa va rimarcata. Santa donna la tua dermatologa.

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  3. Lo dico pure io, daje Phil!
    Ma, come sto dicendo a tutti: visto che io sono a casa a lavorare -.-' che il sole ti renda la vacanza indimenticabile...

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    1. Questa è infamità. E poi comunque in mancanza di crema protezione 700 mi spalmerei l'eternit anziché abbronzarmi, gnegne.

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  4. Se me lo ricordo ancora un po' in giapponese il "no" esiste eccome, solo che pare bruttissimo usarlo, quindi pur di non pronunciarlo danno il via ad ogni sorta di perifrasi e sottintesi, che ovviamente capiscono solo loro. Grande, grandissimo disagio nel Sol Levante. Detto questo vado a documentarmi su Furuta, che magari sarà la chiave di lettura definitiva. Poi sarà il turno di questo Porfirio Rubirosa, che spero mi farà capire il perchè dell'esistenza dell'uomo che non ci prova.
    Quante cosa da imparare.
    Daje...

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    1. Sopravvissuta alla descrizione dell'omicidio Furuta? Comunque mi travesto da Marta Flavi e, con sguardo da uomo di mondo, immagino che "l'uomo che non ci prova" sia quello che è volato via. E invece no, non sarà così e piglierò una bancata sui denti. Porta pazienza, spesso la ricerca di avere quattro fototessere, due marche da bollo e una dichiarazione giurata prima di provarci avviene quando si percepisce che l'altra vale molto e si ha paura di perdere tutto (amore, amicizia and so on) e per sempre.

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  5. Mi sto ancora riprendendo dalla lettura del caso Furuta, insopportabile.
    Comunque cara Marta, colui che volò non rientra nella categoria dell'"uomo che non ci prova", diciamo che abbiamo sottoscritto in tempi di grande lucidità un patto di non belligeranza che rispettiamo al dettaglio, per non intaccare le cose che come ben dici hanno un valore. La tua spiegazione mi ha comunque convinta molto, molto romantica. Ma sono pur sempre nella terra dell'uomo ritroso, e questo mette un po' in dubbio le mie certezze.

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  6. Daje Fili'!!! Stringi i denti senza spaccarteli ;)
    SMI

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