venerdì 8 novembre 2013

Matteo! Anzi no, Paolino!


Domenica di prima mattina, all'ora in cui voi ritornerete ubriachi smarzi nelle vostre abitazioni pronti per quel lungo sonno che verrà interrotto solo dal profumo di brasato di mammà, partirò per un luogo dimenticato da Dio (e fin qui, vabbé...) e dagli uomini. Già il nome è un programma: Damietta, una città che sicuramente non avrete mai sentito ma che fa all'incirca gli abitanti di Trieste. Sarò confinato là. Cioè, io in realtà la città manco la vedrò, sarò confinato nel compound protetto come in Italia forse solo Napolitano. Dicevo, sarò confinato là per 40 (biblici) giorni. Poi torno nel Sultanato e riparto per l'Italia. Voi non potete capire lammerda di fare gli auguri di Natale in questi giorni. Tutto questo lo faccio solo per voi, per garantirvi le scorte di gas per il prossimo inverno. Quanti sacrifici faccio per voi...

Comunque tra le poche note positive, anzi l'unica, annoveriamo la connessione internet e finché c'è quella va tutto bene. Infatti il mio pronostico personale è che non ci sarà. Vabbé. Ora vi racconto un fatto di cronaca familiare per farvi capire che io non sono un'extrasistole o una sinapsi impazzita nel mio parentame ma una disfunzionale consuetudine.

Di lui ne avevo già parlato qua (se non l'avete letto fatelo, perché tratteggia il personaggio, il rapporto che ho con lui e con mia zia, a cui sono molto legato - è una zia per modo di dire, ha qualche anno in più di me: da bimbo ero il suo pupazzo, da passeggero ho girato più volte in scooter in due con lei che con i miei amici, ecc. - e che sento all'incirca una volta ogni due settimane)

http://unidraulico.blogspot.it/2013/03/slow-cheetah-altrimenti.html

E' un terremoto. Un piacevolissimo terremoto, almeno per me che lo adoro. Sua mamma ha sempre avuto il sogno di avere una grande famiglia, l'ha realizzato ed evidentemente ha trasmesso questo suo amore per la famiglia ai figli. Lui è legatissimo ai genitori ma, ancor di più, ai suoi fratelli. Improvvisandomi psicologo del venerdì sera penso che sia dovuto al fatto che svolgendo suo babbo una professione che lo porta spesso in trasferta si sente, in quanto primogenito, l'uomo di casa, pur avendo fatto dieci anni a febbraio.
Quest'anno suo fratello va in prima elementare, o come si chiama ora, e lui in quinta. Questo ha rafforzato ancora di più il legame tra loro, per motivi facilmente intuibili. La prima ha il tempo pieno, la quinta il sabato e tre rientri pomeridiani. Giovedì di due settimane fa, il piccolo torna a casa con le sembianze di un indiano metropolitano. Aveva litigato con un compagno ("Ma a te non ti dico chi è") sul pulmino e questi, oltre ad averlo bussato, l'aveva anche pittato come un Apache. La vicenda sembra finita lì.

Eh, il cazzo.

A posteriori, Samuele sembrava un po' strano quel pomeriggio. Quella sera. La mattina successiva. Le prime due ore a scuola. L'ora successiva all'intervallo non è in classe. La maestra controlla nei corridoi e nei bagni. Niente, non c'è. Parte la caccia all'uomo e lo trovano nel retro della scuola a cavalcioni sul madonnaro disteso a terra mentre senza soluzione di continuità lo sfondava di pugni sulla testa.

La maestra "Non so da quanto tempo fosse lì, penso dall'inizio dell'intervallo. So solo che dava l'idea di potersi anche non fermare mai. Pur imponendomi sia fisicamente che con tutta l'autorità che potevo, ho fatto fatica a levarglielo dalle mani"

Il viso del bimbo è praticamente una maschera che va dal rosso al blu al verde al marrone. Mia zia viene subito chiamata insieme alla madre dell'altro cinno (o di quello che ne rimaneva), lacrime fittissime, senso di fallimento, richieste di scuse, proposte di risarcimento, il melodramma, la scuola che diventa il set di un programma di Barbara d'Urso. L'altra mamma è intelligente (io non sono genitore ma non so se sarei stato così pacato come mi ha raccontato mia zia), le maestre fanno mea culpa pure loro, la vittima e il sadico vengono chiamati a fare la pace. La buriana passa anche se nessuno si spiega perché Samuele l'abbia bussato e non c'è verso di tirarglielo fuori, neanche con le domande a trabocchetto. Probabilmente stavano giocando, chissà. Ma tutti vogliono dimenticare e non pare il caso di tirare in lungo e in largo la storia, sia da una parte che dall'altra. Ci sarà tempo per capirlo. Nessuno si sogna di chiederlo al fratello che, omertoso, tace. Nel frattempo Samuele viene condotto a casa dove, a parte la vita, gli viene levato tutto.

Il giorno dopo, a colazione, con quell'aria di vaghezza che solo i maschi seienni hanno e che poi si trasferisce alle donne adulte

Piccolo inciso: Dio, quando sarò al tuo cospetto, a me non fregherà un cazzo di sapere dove vado, donde vengo, perché son qui. Io voglio sapere solo come avviene questo trasferimento. Mi devi delle spiegazioni. E che siano convincenti.

Leo: "Shamu, devo dirti una cosa!"
Samu: "Dimmi"
Lunga pausa, sguardo nel vuoto, mani che cercano posate
Leo: "Shai che forshe non è stato Matteo a farmi tutte quelle coshe. Shìshì, non è stato Matteo, mi shono sbagliato"
A mia zia, che è lì in cucina a rassettare, in quel preciso crescono le palle solo per potersele vedere franare al suolo.
Zia: "Ma come, Leo, ma che minchiaddici, sei stato tu a dirgli di picchiarlo? Ma ti rendi conto di quello che è successo? E gli hai pure indicato il bambino sbagliato?"
Leo: "Shìshì, anche perché Matteo non prende neanche il pulmino"
Zia: "..."
Leo: "Ora ricordo..." - e qui me lo voglio immaginare col piccolo indice alzato - "...è stato Paolino!"
Zia guarda Samuele che ha gli occhi già infuocati: "No, eh, no. Samuele no!"

P.S.
La mia idea è che anche Paolino non c'entri un cazzo e che il grembiule e la faccia se le sia pittate da solo per fare il grosso coi compagni. Poi accortosi della malparata abbia provato un rimedio che a momenti faceva due morti. E tutto ciò sarebbe meraviglioso e darebbe nuova linfa al proverbio veneto Pezo el tacon del buso (peggio la toppa del buco).

4 commenti:

  1. Prima parte: è uno sporco lavoro ma qualcuno deve pur farlo. TU.
    Seconda parte: ahahah crescono bene i cuginetti...

    RispondiElimina
  2. Arrivo e leggo di profumi di brasato la domenica mattina, della vaghezza nel bambino e nelle donne adulte, di piccoli vendicatori...cosa volere di più?
    Grandi risate (silenziose) in ufficio ;-)

    RispondiElimina
  3. Ma ciao grandiZZima! Che piacere risentirti!

    RispondiElimina