lunedì 1 ottobre 2012

Tra Alvaro Pereira e il Cassù

Mi hanno comunicato la data ufficiale della partenza. Che non dirò. Né qui, né in PM, per motivi miei.

Il cultore degli Alvaro Pereira con le bocce è stato messo al suo posto. Nel senso che magari qui sopra faceva anche ridere, però vi assicuro che 8+1.30 ore al giorno per 5 giorni alla settimana di magli perforanti alla lunga stancano. Quindi gli ho consigliato di raccontarmi le sue avventure in dosi omeopatiche. Ha capito e infatti non mi parla più perché, esaurito l'argomento Goldrake, sono finiti anche i suoi argomenti di conversazione. Però sul lavoro è veramente inappuntabile. Diciamo che è l'Henry Chinaski del Terzo Millennio: solo che al posto di bere, si fa sbandierare come al Palio di Siena.

Quello che mi sta insegnando il lavoro ha anche una "specie" di segretaria. Una "specie" è data dal fatto che questa è completamente inetta a far qualsiasi cosa, vive nel suo pianeta e praticamente fa da intrattenitrice aziendale. Insomma, il classico scambio di favori delle grosse aziende ai sindacati per non farsi rompere troppo i coglioni in altri ambiti. La solita vergogna all'italiana. 

Quello che mi sta insegnando il lavoro è il classico old-style con zero pazienza, quindi potete immaginare quanto amore possa provare nei confronti dell'anzidetta. Venerdì mattina le spiega come preparare un'email per il pomeriggio alle 16, le dà tutti i dati, lui va a Piacenza. Nota di servizio: questa è l'unica mansione che M dovrà compiere durante la mattinata. Il signor C torna nel pomeriggio. Alle 15.55 è in ufficio. "M, pronta l'e-mail?" - "Sì, signor C". Lui si mette dietro al PC di M a leggerla, mascella serrata con la parte inferiore che sporge leggermente su quella superiore, bocca a culo di gallina, le mani sul tavolo a sostenere il quintale che il signor C reca in dote. "Uhm, va bene, tutto ok...c'è una roba da modificare qui, poi qui" - A questo punto, la tragedia - "uhm, poi qui, qui, qui, qui, qui, !" $(&)/)=(=)%=)&)&^)^$=)^£!!!" Silenzio "M, ma non hai capito un cazzo! Un cazzo, uno stracazzo di niente, un superstracazzo di niente! Non ho più parole per te, meno male che me ne sto andando in pensione, vai...vai...vai affanculo" Silenzio "Sparisci, mettiti in malattia per i prossimi tre mesi, che almeno non ti vedo più! Mai più!" Non sapevo di che morte morire: o di asfissia dal ridere o da compressione, gettandomi dentro la scrivania.

Stamattina sono andato al funerale del mio primo datore di lavoro. Aveva un'azienda familiare insieme alla sorella. Trenta dipendenti, fondata nella seconda metà degli anni Sessanta, in pieno boom economico, facevano tappi, maniglie, cappucci, protezioni, nastri, flange. Tutto in plastica, che iniziava proprio in quegli anni la sua clamorosa scalata al successo come materiale di straordinaria versatilità. 

Alpino, pugile in gioventù, capace, questo vuole la leggenda, di saltare sulla ribalta dei camion (1 metro) con due sacchi da 25 kg di boiacca nelle mani, era noto come "Ul cassù" ovverosia "Il mestolo" per la sua familiarità nel tirare chiavi inglesi del 30 nei confronti dei dipendenti che si fossero resi protagonisti di errori di lavorazione. Lei, che ci ha lasciato a gennaio dell'anno scorso, zitella, era tanto affettuosamente quanto carbonariamente chiamata dai suoi dipendenti schiavi come la "spaccacazzi dei sottotappi" per il suo realismo nel pigliare ordini. "120k sottotappi? Ne abbiamo a magazzino solo 50k!" - "Sìsì, non c'è problema, non ho fretta. Per quando riesce a completare l'ordine?" - "Domani va bene?". 

Col tempo si addolcirono entrambi (lei, ad esempio, negli ultimi anni aveva preso anche l'abitudine di salutare chi incontrava), ma negli anni Sessanta e Settanta il lavoro estivo degli adolescenti del paesello di mio babbo si divideva in due categorie: i promossi andavano a lavorare, i bocciati andavano a lavorare dal Cassù. I suoi metodi educativi si dimostravano più efficaci di quelli della Montessori nel raddrizzare giovinotti spiantati. C'era gente che dopo essere stata bocciata un anno in prima liceo, in quello successivo si laureava in Ingegneria Aerospaziale. Due anni di lavoro dal Cassù ed eri pronto ad entrare nella Legione Straniera. Come istruttore. C'era gente che tornava a casa e passava la serata a guardare il soffitto. "Cosa c'è?" chiedevano, piene di sensi di colpa, le loro madri "Sto pensando che domani lo debbo rivedere". 

Mio babbo, e il sottoscritto di conseguenza, invece era paraculato, perché nipote della moglie del Cassù, l'unica persona al mondo capace di tenerlo a freno, e quindi con lui il Cassù andava sì di chiave, ma mai superiore al 12. Perché era comunque uno che al vincolo familiare ci teneva. 
Comunque, a loro modo, due grandissimi, spero che la terra sia stata lieve per entrambi.

2 commenti:

  1. son d'accordo con te, infatti mi riprometto sempre di non cascarci più sulle inaugurazioni. già me ne devo smazzare per lavoro. ma trovo sempre qualche amico traditore che me le spaccia come -nomaètranquillo- sevabbeh.

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  2. Crossposting (...) oppure anche tu sei scesa in strada a fare affari coi magrebini?

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